14-01-2022 ore 20:46 | Politica - Crema
di Andrea Galvani

'Per Finalpia servono 200 mila euro. Non va oltre i tre mesi la visibilità di flusso di cassa’

“Abbiamo un bene bellissimo che non produce reddito e ovviamente va in perdita. Sono tre anni che la Fondazione non ha entrate, mentre le uscite sono certe e costanti. Abbiamo bisogno di almeno 200 mila euro. Il gestore, ereditato dalla gestione precedente, ha un contratto che non sta rispettando in pieno. Con loro sono in corso delle trattative ed è preferibile non divulgare i dettagli, per il bene della struttura, patrimonio della città di Crema. Il flusso di cassa copre i prossimi tre mesi. Vanno trovate soluzioni”. Questo in estrema sintesi il succo della riunione della commissione comunale di Garanzia (presieduta da Simone Beretta) tenuta nel tardo pomeriggio in videoconferenza.

 

Il partner e le imposte da pagare

Ad un mese dall’insediamento il presidente della Fondazione opera pia, Giorgio Pagliari (affiancato da Alessandra Ginelli e Virginio Cavalli per il Cda, completato dal notaio Vera Tagliaferri e dall’avvocato Carlo De Blaw) ha spiegato di aver già effettuato tre riunioni del cda, incontrato vari istituti di credito, l’attuale gestore della struttura e di aver effettuato un sopralluogo in terra ligure. È stato fatto “un primo approccio con le banche”, ufficialmente “durato molto poco”, perché “davanti all’impossibilità di avere un reddito”, è piuttosto complicato trovare interlocutori in ambito bancario disposti ad erogare un “prestito di almeno 200 mila euro per operare sia dal punto di vista della ricerca di un partner” che soprattutto “per tacitare le giuste richieste delle imposte da pagare”.

 

Le tre aree di rischio

Il commercialista Cavalli ha spiegato che l’attuale valore dell’ex colonia è “di circa 6,7 milioni di euro”, che la struttura è ferma dal 2019 e perde 200 mila euro l’anno: 120 per imposte e tasse, 40 mila circa per la restituzione di un mutuo di 1,158 milioni di euro, 30 mila circa servono invece per la manutenzione). Al momento “non risulta alcuna azione da parte dei creditori”. Le aree di rischio sono tre: “bancaria, creditori/fornitori e area tributaria”. Per la bancaria “abbiamo rapporto con Banco Bpm, che ha concesso un mutuo; la situazione è sotto controllo, le rate, seppur con le moratorie del caso. Stesso discorso con i creditori, sono parcelle di professionisti che si possono gestire senza particolari rischi. Purtroppo la terza area è quella che fa più paura, anche per i canoni non riscossi in precedenza. Gli insoluti ammontano a 275 mila euro. Dal fallimento della precedente gestione e radicato sul tribunale di Savona ci sono scarsissime possibilità di recuperare denari”.

 

Il problema prospettico

I consiglieri hanno accertato che l’Imu (100 mila euro l’anno al comune di Finale ligure) non viene pagata “da tre, forse quattro anni. La regione Liguria vanta un credito di 36 mila euro (l’accordo è stato trovato in quattro rate da pagare in due anni). La prima rata è stata pagata dal precedente consiglio, il residuo è di tre rate da 9 mila euro, la prima da pagare a giugno”. In sostanza “siamo abbastanza tranquilli”. Da quantificare nel dettaglio le imposte Ires. Per Cavalli “se due aree sotto controllo”, per quanto concerne la terza, “non sappiamo il comune di Finale come si muoverà. Soldi in cassa non ci sono. Abbiamo visibilità di flusso di cassa non oltre i tre mesi. Quindi si pone un problema prospettico nel momento in cui si dovesse palesare un’azione di recupero da parte del comune di Finale Ligure”.

 

Contro proposta di riduzione del canone

L’attuale gestore della struttura, la Hyma srl, ha sottoscritto un contratto, ma “contesta alla Fondazione alcune inadempienze sul funzionamento di alcuni impianti”, lamenta “una frana” e in sostanza “dice di aver trovato un bene diverso” da quello presentato nel contratto. Perciò “ha fatto una contro proposta di riduzione del canone del rent to buy”. Pagliari ha spiegato che il Cda “ha delle idee” e “preferisce essere riservato sulla trattativa con Hyma”. La srl modenese lo scorso agosto ha sottoscritto un contratto di rent to buy. Il canone è di 300 mila euro annui, ovvero 25 mila euro al mese. Hanno pagato in anticipo 75 mila euro (dallo scorso ottobre fino a dicembre) e sono stati messi in mora “perché dovevano fornire garanzie reali per la quota capitale”. La speranza è che si riesca a trovare una soluzione, perché su tutta la vicenda pende una spada di Damocle: “Potremmo essere messi in mora e pignorati dal comune di Finale Ligure”.

 

La situazione

Eppure tutti i professionisti nominati nel Cda dal sindaco sono concordi sull’obiettivo: “salvaguardare il patrimonio”. Nonostante ‘l’incarico sia di quelli che portano dei mal di testa’, tanto è aggrovigliata la matassa. Pagliari ha spiegato che nell’ottica della massima trasparenza possibile ha accettato l’invito in commissione (nonostante non abbia alcun vincolo col comune) perché “la Fondazione Opera pia marina climatica cremasca deve avere un legame forte con la città, essendone patrimonio”. Lasciando di sale alcuni commissari (memori della vicenda legata alla cosiddetta scuola di Cielle) ha ringraziato “l’intervento effettuato da Icos, che ha permesso di far tornare ad uno splendore notevole un patrimonio dismesso”. Le parti si riaggiorneranno dopo l’incontro del 21 gennaio. Nel frattempo non mancheranno interlocuzioni riservate tra il presidente del Cda e i vari referenti politici, senz'altro prodighi nel fornire adeguate soluzioni a quattro mesi dall'appuntamento elettorale.

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