28-06-2017 ore 12:12 | Cronaca - Crema
di Andrea Galvani

Crema. Don Mauro Inzoli è stato dimesso dallo stato clericale. Il vescovo Gianotti: "profondo dolore per il male compiuto"

“La Congregazione per la Dottrina della Fede mi ha comunicato la decisione, presa da Papa Francesco il 20 maggio scorso con sentenza definitiva, di dimettere don Mauro Inzoli dallo stato clericale”. Stamattina alle 10, nella sala Rossa dell’espicopio, il vescovo Daniele Gianotti ha spiegato ai sacerdoti riuniti di essere convinto che Papa Francesco “sia giunto a una decisione così grave” dopo aver valutato attentamente “davanti a Dio tutti gli elementi in gioco, per arrivare a una scelta che fosse per il bene della Chiesa e al tempo stesso per il bene di don Mauro: perché nessuna pena, nella Chiesa, può essere inflitta se non in vista della salvezza delle anime, che può passare anche attraverso una pena così grave, la più grave che possa essere inflitta a un sacerdote”.

 

Preghiera per le vittime

Monsignor Gianotti ha chiesto ai sacerdoti cremaschi di pregare “anzitutto i nostri fratelli che sono stati vittime dei comportamenti che hanno condotto il Papa a questa decisione. A loro, e alle loro famiglie, va ancora una volta tutta la solidarietà mia e della nostra Chiesa, che non può non provare un profondo dolore per il male compiuto da uno dei suoi preti”. Quindi un pensiero per don Mauro: “con lui e per lui ho pregato, perché anche di fronte a un’ora così ardua egli possa sentire su di sé la mano del «Dio che atterra e suscita, / Che affanna e che consola» e far esperienza della Sua misericordia. Don Mauro, in quanto dimesso dallo stato clericale, non potrà esercitare il ministero sacerdotale né presiedere le celebrazioni sacramentali, neppure in forma privata".

 

Resta un membro della Chiesa”

“Tuttavia – è bene precisarlo – non è scomunicato: resta un membro della Chiesa, un fratello in Cristo; e nella Chiesa è invitato ad attingere, come ogni fedele, alla grazia della Parola e dei Sacramenti, che ci fanno partecipare dell’amore fedele e perdonante di Dio. Chiedo dunque a me e a tutti voi che egli trovi spazio nella nostra preghiera e nella nostra com-passione in Cristo, perché la pena che gli è stata inflitta sia per lui non solo punizione ma anche – e soprattutto – via di conversione, per una nuova comunione con Dio e con i fratelli. E tutti preghiamo perché Dio, nel suo amore fedele, possa ricavare dal dolore di questi anni e di questi giorni, per tutti coloro che hanno sofferto e soffrono per queste vicende, per la nostra Chiesa cremasca e per don Mauro, un frutto più abbondante di perdono, di unità e di pace”.

 

Il processo, la condanna e il ricorso

Processato dal tribunale di Cremona, il 29 giugno 2016 l’allora "don" Mauro Inzoli è stato condannato a “quattro anni e nove mesi di reclusione per abuso nei confronti di minori, a piede libero, con il divieto di avvicinarsi a luoghi frequentati da minori”. Tenendo conto dello sconto di un terzo della pena previsto per il rito abbreviato il procuratore Roberto di Martino aveva richiesto per il prete cremasco la condanna a 6 anni di reclusione per violenza sessuale. Inzoli aveva risarcito il danno, versando 25 mila euro a ciascuna delle 5 vittime per le quali era stato processato, all’epoca dei fatti minorenni, il più piccolo di 12 anni, il più grande di 16. Il pubblico ministero aveva parlato di un centinaio di casi di abuso, ma ne sono stati accertati una ventina, per la maggior parte prescritti. Contro la sentenza cremonese l’avvvocato di Inzoli è ricorso in appello. Avrebbe dovuto svolgersi una decina di giorni fa ma è stato rinviato al prossimo settembre, forse ottobre.

 

Da Torlino alla presidenza del Banco Alimentare
Nato a Torlino Vimercati nel 1950, è prete dal 26 giugno del 1976, anno in cui riceve il primo incarico come coadiutore a Monte Cremasco, dove rimane fino al 1981. Tra il 1978 ed il 1982 è insegnante presso il seminario vescovile di Crema, dal 1981 al 1988 è vicario parrocchiale di Casale Cremasco. Dal 1988 al 1992 è rettore dell'istituto Santa Dorotea di Napoli, nel 1991, per un anno, riceve l'incarico di cappellano di Ricengo e Bottaiano, prima di approdare come parroco a Crema, alla Santissima Trinità, che lascerà il 3 ottobre del 2010. Uomo del fare, laureato in filosofia con licenza in teologia, in questi anni ha allineato l’impegno diocesano, quello culturale come rettore del Liceo linguistico di Crema e quello sociale nazionale come presidente del Banco Alimentare e dell'associazione Fraternità.

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