03-04-2014 ore 16:14 | Cronaca - Città
di don Emilio Lingiardi

Crema. Cattedrale: la gioiosa riscoperta del crocefisso venerato dal 1200

Nella cattedrale riaperta fedeli e visitatori si incontreranno nuovamente a contemplare e pregare il venerato crocefisso che sempre ha vegliato sulla nostra terra e le nostre famiglie, tanto da essere ricordato come ‘miracoloso’. L’autore ignoto, di provenienza francese, verso la fine del 1200, dietro ordinazione dei cremaschi, ha voluto presentare Gesù sulla croce come centro della storia e del cosmo, fedele alla promessa che troviamo nel Vangelo di Giovanni: “quando sarò innalzato da cielo a terra attirerò tutto a me”. Infatti mettendo il compasso nell’ombelico, si crea un cerchio perfetto, tra gambe e braccia.

 

Il soldato di Vailate

Certamente fatti strepitosi sono attribuiti alla preghiera, come la salvezza di Crema dagli esplosivi che la volevano distruggere, la pioggia data per la fertilità delle campagne (miracolo delle spighe), la liberazione della peste nel 1705. E’ solo una tradizione non fondata quella legata al gesto di un soldato di Vailate che con la truppa presente in chiesa, dato il clima molto freddo, dopo aver incendiato banchi e panche, abbia voluto bruciare pure il crocefisso ligneo, questo tanto che i cremaschi sono chiamati ‘brusa cristi’.

 

Il significato di ‘peccatum’

I miei studi sulla teologia simbolico del 1200 hanno portato a concludere che le gambe storte rappresentano la missione di Gesù che porta nel suo cuore il peccato dell’uomo e con il dono della vita lo rimette sulla strada diritta. Infatti ‘peccatum’ deriva da ‘pecus’ che vuol dire pecora zoppa, simbolo delle storture dell’uomo peccatore riportato da Gesù sulla strada della vita e della verità. Il crocefisso, pregato dalle famiglie, per chiedere ringraziamenti particolari, la guarigione in occasione di malattie, ringraziato per doni ricevuti, unisce alcuni santi, da noi venerati che hanno seguito, fedelmente Gesù, sulla via del martirio come dono del sangue per il Vangelo.

 

L’amore fino al dono della vita

Il patrono san Pantaleone ha concluso la sua giovane esistenza nel 305 quando l’imperatore Diocleziano ha deciso un’enorme persecuzione per tutti i cristiani viventi dell’impero romano. Pantaleone, medico della casa imperiale a Nicomedia (attuale Turchia), capo dei medici ‘anargiri’ ha esercitato la professione in modo competente e gratuito, così che non ho potuto sfuggire all’odio contro i cristiani ma ha trovato gioia nel donare la sua vita per Gesù. I cremaschi l’hanno invocato come liberatore dalla peste il 10 giugno del 1361.

 

Un giovane milanese

Molto venerato in tutta la Lombardia è pure San Sebastiano che si ammira in una stupenda pala lignea dovuta al nostro artista Vincenzo Civerchi, che secondo la tradizione, l’ha presentato colpito dalle frecce che ne hanno causato la morte. Giovane soldato la Chiesa l’ha offerto come modello ai giovani sollecitati ad imprese alte che diano senso pieno alla vita. Militare è oggi patrono dei vigili urbani, in quanto ha garantito ordine e sicurezza alla città di Milano.