Sono passati esattamente venticinque anni dalla Rivoluzione che nel 1989 ha mutato per sempre l’assetto politico, economico e sociale della Romania. Sull’onda del cambiamento che stava coinvolgendo i paesi dell’Europa orientale, legati al Patto di Varsarvia, prima in Polonia con Solidarnosc, Germania Orientale e l’abbattimento del Muro di Berlino, sono proseguiti in Bulgaria Cecoslovacchia e Ungheria, e che qualche anno dopo ha iniziato il processo di dissolvimento dell’Urss (1991), non è rimasta esclusa l’unica nazione la cui lingua parlata e scritta è derivata dall’antico latino. L’unica, tuttavia, dove la fine del regime comunista ebbe luogo in modo violento: le vittime sono state 1104 e 3321 feriti
Le prime proteste
Dalle prime proteste a Timisoara, iniziate il 16 dicembre, dove una manifestazione ha impedito alla polizia e dell’esercito di espellere il pastore riformato Laszlò Tokes, alla deposizione del dittatore Nicolae Ceausescu (22 dicembre), in carica dal 1965. Sino all’esecuzione del Cunctador, davanti alle telecamere della tv di stato, insieme alla moglie Elena, avvenuta il giorno di Natale, sono stati giorni cruenti ed incerti che molti romeni ricordano ancora, fra cui Diana Ramona Marc e Carmen Marinela Turlea, volti noti nel panorama del volley italiano ed internazionale.
Tensione alta
In questo contesto storico Diana Ramona Marc, ex pallavolista dell’Icos Crema dal 2009 al 2011 e per alcuni mesi in A1, tesserata da due stagioni per Montale (B1), è stata testimone. Arrivata in Italia nel 2000, da anni la bionda schiacciatrice vive a Modena con il marito. “Avevo 10 anni e da poco tempo avevo iniziato a giocare a pallavolo – ricorda – e non potrò scordare facilmente quel periodo della mia vita, nonostante non riuscissi a percepire quanto fosse stato importante quel cambiamento. Ad un certo punto la tensione era talmente alta che un giorno mi sono presentata all’allenamento ma non c’era nessuno, il timore che potesse succedere qualcosa di grave lo si percepiva nell’aria. Eravamo un paese povero”.
Paura per lo zio
“Nonostante Baia Mare, la città dove vivevo, sia lontana da Bucarest ben 595 chilometri – prosegue l’ex violarosa - i moti rivoluzionari li abbiamo visti principalmente in televisione, ma abbiamo avuto paura per mio zio, il fratello di mia madre, ingegnere dell’aviazione militare. Sono stati giorni terribili e temevano di non rivederlo più. Dopo lo scoppio delle prime proteste nella capitale non abbiamo avuto notizie per quasi un mese. Eravamo preoccupati poiché un suo collega è stato il pilota di elicottero che ha guidato con la forza il trasferimento di Ceausescu e della moglie da Bucarest a Snagov, durante la fuga dalla capitale”.
Tolta l’icona del dittatore
“Ero una bambina – sottolinea Marc - ma ho ancora davanti agli occhi l’esecuzione del dittatore: i miei genitori hanno voluto che vedessi ciò per farmi capire quanto fosse importante per il futuro del nostro Paese. Nei giorni successivi a scuola è stata tolta l’immagine del dittatore e da lì ho capito che è successo qualcosa. Poco dopo sono aumentate le razioni di cibo, in certi momenti mia madre faceva code sin dalle prime ore del giorno per prendere del latte e i beni di prima necessità, a tavola abbiamo iniziato a vedere i primi dolci come la cioccolata e frutta esotica”.
Radio e Tv
“Alla tv ed alla radio – conclude la protagonista della promozione in A2 del Crema Volley - abbiamo iniziato a vedere e sentire programmi non più legati al regime di Ceasescu, ascoltare musica occidentale e vedere i primi film e i cartoni animati. Adesso sembrerebbe una cosa banale ma allora non lo era affatto, i ragazzi di oggi non capirebbero i sacrifici, a costo di vite umane, compiuti dalla popolazione".
Isolati dal mondo
"Il dittatore ha voluto tenerci isolati dal mondo per dominarci”. E’ trascorso un quarto di secolo e la Romania guarda al futuro. “Il Paese sta crescendo, soprattutto come turismo, e non è stato facile riprendere l’identità di un popolo, dopo un regime duro, repressivo e violento come quello che Ceasescu ha imposto per anni”.
Scontri a Sibiu
314 chilometri più a sud viveva Carmen Turlea. L’opposta in forze al Bisonte Firenze, squadra che partecipa al campionato di A1, aveva da poco compiuto 14 anni (18 novembre, ndr). “Quando è scoppiata la Rivoluzione – ricorda – stavo partecipando ad un collegiale con la nazionale Juniores nelle montagne vicine a Sibiu. I miei genitori sono venuti a prendermi per riportarmi a casa. Dove abitavamo i moti sono stati più sentiti che altrove, c’era molta confusione e quando è stato deposto il dittatore ho sentito un boato nelle strade e sono seguiti degli scontri fra i manifestanti, la Militia e gli agenti della polizia segreta, la Securitate. Abbiamo sentito degli spari e temevamo il peggio”.
In balia degli eventi
“Per due giorni – continua nel racconto l’ex giocatrice di Bergamo e Piacenza – siamo rimasti in casa; abbiamo dormito vestiti nel caso dovessimo fuggire. Il periodo era molto incerto ed eravamo in balia degli eventi: il destino ha voluto che la tensione durasse poco. Dopo Natale la situazione si è calmata e la vita è ripresa. Guardando indietro è stato un passaggio fondamentale per la nostra storia”. L’apertura dei confini. “Prima della Rivoluzione – spiega Turlea – era molto difficile uscire dal Paese. Mia madre (Marinela Neascu, ndr) ha giocato per anni in Nazionale e mi raccontava che, nonostante lo status di sportiva, tutti gli atleti erano controllati, durante il soggiorno nei tornei internazionali. L’abbattimento di questa barriera invisibile è stata vista come un’opportunità per noi giovani di poter sognare una vita migliore. Potevamo viaggiare in altri stati senza avere problemi”.
Aria nuova
“Da quando sono andata via nel 1997 – conclude la trentanovenne pallavolista – sono stata poco in Romania, se non per giocare con la nazionale. Spesso sono i miei genitori che sono venuti a trovarmi. Ho notato che il Paese sta migliorando a livello sociale e crescendo economicamente: sono fermamente convinta, nonostante non mi occupi di politica, che con l’attuale presidente Klaus Ioannis arriverà un’aria nuova e fresca”.