Intere generazioni di bambini nati e cresciuti tra i Lunsót e Umbrianel, tra la Tor e il Giardì, hanno avuto come centro di gravità permanente il sagrato e il campo da calcio dell’oratorio. I dribbling si allenavano per strada e l’asfalto e i sassi erano i primi ostacoli da superare: si imparava velocemente a non cadere per terra e soprattuto a domare i rimbalzi imprevisti, fossero del pallone o della vita. Anche perché se ti sporcavi o ti facevi male a casa prendevi il resto. Tutti loro sanno cosa significa fare balzi o ripetute sul cavalcavia della tangenziale, gradoni e scatti e addominali respirando il profumo dell’erba appena tagliata. Sentono ancora il ritmo e il suono degli spruzzini che bagnano il campo alleviandolo dal caldo di agosto.
Il campo
Tutti, nessuno escluso, hanno sudato anche l’acqua del battesimo in quelle meravigliose, pesanti maglie a strisce rosse e verdi. Hanno trattenuto il respiro percorrendo un pezzetto alla volta il sottopasso, dove le voci e i tacchetti rimbombano, la luce soffusa riprende vigore salendo gli scalini che dagli spogliatoi portano al campo. Hanno consumato scarpe e allenato pazienza negli infiniti giri dietro alle porte, evitando l’area (perché se no si rovina!) e calciato a muro infinite mezz’ore sotto lo sguardo benevolo e attento degli allenatori, degli accompagnatori, dei parroci, dei sacerdoti e dei dirigenti. Tutto per affinare il piatto destro e raddrizzare il collo sinistro. Per imparare i principi assoluti: saper stoppare e saper passare la palla al compagno più vicino. Ognuno è stato spronato dai compagni e dai presidenti a dare sempre tutto, a non ritirarsi mai dalla lotta. Fino alla fine.
Grande tradizione
La lista è lunghissima e meriterebbe di essere ripercorsa nel dettaglio. Ne andrebbero raccontate le infinite esistenze e avventure, che formano la minuta, straordinaria storia di questo orgoglioso paese. Non si offendano gli altri, ne ricordiamo qualcuno, perché la loro voce torni a risuonare nei ricordi e nei sorrisi, riportandoli tutti (con un pensiero speciale per chi ci ha già lasciato), a far cantare il pallone su quell’amatissimo prato d’erba: mister Lucini e Mario Giutì, Rino Aliprandi, Giorgio e Gianmario, Fiorenzo e il Geo, Serse Mostosi, il mitico Zaić, Piero Scarano e Giamba Festari, il Fuì. E ancora ‘il Pacchia’ e Carrisi, ‘Cilio’ Scorsetti, Renato Sali, il Cechi, Ferruccio (che ha assicurato anni di docce calde, evitando raffreddori e polmoniti) e il Maro, che ha massaggiato centinaia di polpacci e costruito a mano la recinzione che dura ancora oggi. Ciascuno ora faccia la sua di lista. La sua Hall of fame. E ne sia felice, perché la storia dell’Aurora pesca nella sua tradizione e si rinnova con un grande progetto, con particolare attenzione per i bambini e con l’obiettivo di far crescere la coesione e la rete solidale del quartiere.
Un nuovo capitolo
“L’Aurora Ombriano è nata nel 1926, è un pezzo di storia e non potevamo lasciare che andasse a sparire esattamente ad un anno dal suo centenario. Quindi abbiamo deciso di metterci in gioco e buttarci in questo nuovo progetto per riportare l’Aurora a quello che la sua storia racconta, ovvero una società con ottimi risultati sportivi e soprattutto con un settore giovanile completo”. Il consiglio di amministrazione sarà costituito dal presidente Daniele Alberti, dal vice Alessandro Alberti e dai consiglieri Simon Hategekimana, Daniele Scardino ed Alessandro Marino: "tutti legati ad Ombriano e con una grande passione calcistica".
Il gruppo operativo
Verranno coadiuvati da un ampio gruppo operativo, formato da chi nell’Aurora ha giocato e che con questo progetto ha ritrovato la voglia di rimettersi in gioco. “Il primo obbiettivo – spiegano i membri del Cda - sarà riportare la passione e l’interesse per l’Aurora all’interno del quartiere creando delle basi solide per la nuova società. Stiamo lavorando alla creazione di uno staff adeguato, per migliorare a livello numerico e sportivo la squadra che affronterà la terza categoria. Riporteremo in gestione societaria anche il gruppo degli amatori, che fino ad oggi si sono autogestiti”.
Settore giovanile
“L’altro grande obbiettivo – prosegue Daniele Alberti - riguarda il settore giovanile. Devo ringraziare il presidente della Videoton 1990, Igor Severgnini. Ci conosciamo da parecchio tempo e appena ha saputo del mio incarico mi ha proposto di portare a compimento il progetto iniziato lo scorso anno dalla Videoton, l’Academy per i bambini: andrà a sviluppare tecniche di allenamento che nessuna squadra oggi propone per il settore giovanile. Verranno alternati allenamenti in palestra di calcio a 5 e allenamenti sul campo di gioco all’aperto. Questo metodo viene applicato da anni in Sudamerica: consente ai bambini di trarre i vantaggi da entrambi i metodi di allenamento. Ci aiuterà nel corso del tempo a portare un plus nelle varie categorie in cui i ragazzi, crescendo, giocheranno”.
La sinergia con oratorio e parrocchia
La sfida è corale. Il neo presidente Alberti sottolinea “il grande appoggio che ci stanno dando la parrocchia, Don Stefano e i volontari che lo supportano. Tutti hanno sposato con entusiasmo il nostro progetto e si sono messi in gioco anche loro per apportare migliorie alle strutture a disposizione della società. Consentiranno a noi e ai nostri ragazzi di poter lavorare meglio. Siamo aperti ad ascoltare chiunque voglia far parte di questa iniziativa attraverso sponsorizzazioni, collaborazioni, convenzioni o qualsiasi altra idea possa aiutare a far crescere il progetto. Detto questo ci rimbocchiamo le maniche e proviamo a riportare l’Aurora dove merita. Un saluto a tutti e forza Aurora sempre”.
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