26-03-2018 ore 19:49 | Sport - Tennis
di Lidia Gallanti

Crema. Francesca Schiavone al Tennis club, la passione in gioco sul campo e nella vita

Viso pulito e capelli raccolti dietro la nuca, in mano una racchetta da tennis: 340 grammi, per lei il peso dell’anima. Francesca Schiavone si presenta così, con una tuta sportiva e un sorriso luminoso, ospite speciale al Tennis club di Crema. Ad attenderla ci sono numerosi sportivi e appassionati, desiderosi di stringerle la mano o scattare un selfie. Cortese e riservata, non si sottrae ai flash ma chiede subito d’incontrare i ragazzi per dare il via all’allenamento speciale. “Sono qui per loro”.

Vent'anni sul campo
Classe 1980, Francesca Schiavone è la prima e unica campionessa italiana ad aver vinto il Roland Garros nel 2010. Alle spalle ha oltre 60 presenze consecutive ai tornei del Grande slam dove ha segnato il record in rosa nel singolare, con un rovescio considerato tra i migliori al mondo. A gennaio la scelta di partecipare agli Australian open 2018 e regalarsi un altro anno in campo per coronare i vent’anni dal suo debutto. Da quindici anni è tra le prime cento tenniste al mondo. Tra i match più sofferti ricorda “quello giocato con Ai Sugiyama nel 2002, durato ben quattro giorni, con 32 tentativi di entrare in campo”. Poi “l'Open di Pargi, alcune vittorie in Federation Cup, la prima a Mosca”. Oltre la rete, le regine del tennis internazionale: “Justine Henin, Kim Clijsters, Venus e Serena Williams”. Ogni nome una sfida che annulla ogni differenza: “quando entro in campo do il massimo, vedo solo il mio avversario. Sono lì per lottare, per vincere”.


Le regole del gioco

La grinta si scatena sul campo, maestro di vita ed elemento naturale della campionessa milanaese.  “Ci vuole equilibrio, disciplina, dedizione, determinazione, aspetti fondamentali dello sport come della vita. Che poi sono la stessa cosa”.  Una lezione di vita da consegnare ai giovanissimi atleti cremaschi. Per loro ha scelto un noto proverbio africano: “non importa che tu sia un leone o una gazzella, l’importante è cominciare a correre”. Detto fatto: i primi dieci minuti di allenamento servono a rompere il fiato, le suole fischiano per l’attrito, le palle da tennis rimbalzano senza sosta, da un lato all’altro del palazzetto. Qualche suggerimento da bordo campo, poi la leonessa entra in gioco a fianco dei ragazzi. “Mi piace stare con loro – aggiunge – mi piace sporcarmi di terra, amo ciò che faccio”. Il futuro è un’incognita velata di ottimismo: “molto probabilmente continuerò a stare sul campo da tennis. Ognuno è destinato a qualcosa, forse io sono nata per fare questo”.

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