Sono già passati dieci anni da quel maledetto 14 febbraio 2004, quando il corpo senza vita di Marco Pantani fu ritrovato in una camera del residence 'Le Rose' di Rimini. Per capire cosa abbia significato il ciclista romagnolo per gli appassionati italiani di ciclismo e dello sport in generale bisogna rispolverare i record di ascolti televisivi, dove le tappe che hanno visto protagonista il 'Pirata' al Giro e al Tour risultano tutt'ora le più viste di sempre.
Tappe leggendarie
Una di queste, la famosa Briançon-Courchevel del Tour de France del 2000, l'ultima vittoria della carriera per intenderci, ha fatto riscontrare uno share del 34%, rimasto per più di dieci anni record assoluto di ascolti della Rai. Quel giorno riuscì a staccare l'acerrimo rivale Lance Armostrong in salita, cosa che nessuno fu più in grado di replicare in futuro, ed in molti davanti allo schermo avevano sperato che l'audace scalatore romagnolo fosse tornato quello dei tempi migliori.
L’inizio della fine
Purtroppo fu un evento isolato perché Pantani da quel 5 giugno 1999, altra data maledetta, quando venne escluso dal Giro in seguito al valore di ematocrito superiore ai limiti consentiti, non riuscì più a tornare quello di prima. Per capire cos'è stato non servono i dati auditel.
L’affetto dei tifosi
Basta vedere il pellegrinaggio di appassionati che tutti i giorni si recarono al cimitero di Cesenatico per rendergli omaggio o le scritte che lo ricordano ogni anno sulle strade del Giro d'Italia. Marco ha risvegliato nei tifosi una passione che si era ormai spenta da tempo. I nonni hanno rivissuto con lui la stagione di Coppi e Bartali e i ragazzini alzandosi sui pedali delle loro biciclette si sentivano come 'Pantani'. In mezzo c'è stata un'intera generazione d'italiani che grazie a lui si è avvicinata a questo meraviglioso sport , si è arrampicata sulle salite solamente per vedere il suo passaggio e si è commossa davanti alla televisione durante uno dei suoi scatti.
Spettacolo ed emozioni
Ed il campione di Cesenatico contraccambiava l'amore del suo pubblico cercando di regalare sempre spettacolo. Ogni sua vittoria celava sempre una storia da raccontare. Come quando al grande giornalista Gianni Mura che gli chiese perché andasse così forte in salita rispose “per abbreviare la mia agonia”. Come a Montecampione nel 1998 quando gettò via occhiali ed orecchino poco prima di staccare Tonkov per presentarsi il più nudo possibile all'appuntamento con il destino che gli consegnava il suo Giro, dichiarando all'arrivo d'essere scattato dopo aver udito la voce del defunto nonno sussurrargli che quello sarebbe stato il momento giusto.
Le imprese al Tour
Come quando un mese dopo si presenta al Tour per vincerlo in memoria del grande Luciano Pezzi, il suo guru scomparso pochi giorni prima della partenza della Grande Boucle. O come nella già citata ascesa a Courchevel, dove volle dimostrare che, nonostante tutto, era ancora lui il più grande. Marco aveva un profondo orgoglio di sé stesso. Sempre al Tour del 2000, sul Mont Ventoux, soffrì oltre ogni limite pur di non mollare la ruota di Armstrong. Raramente nel ciclismo si ricordano gesti di sofferenza tali.
L’ultimo scatto
Davanti l'americano era composto ed impassibile come un robot, dietro l'italiano che stringeva i denti e le mani attorno al manubrio della sua bicicletta. O come sulla salita che portava alle Cascate del Toce nel 2003, quando pur sapendo che la gamba non era più quella dei giorni migliori, tentò uno, due, tre scatti, prima di venir inghiottito nella voragine del gruppo. Fu il suo ultimo scatto.
L’amicizia con Ivan Quaranta
Come si poteva non amare un personaggio così. Pantani per i tifosi è diventato l'emblema della sofferenza che viene sempre ripagata. Con la sua aria malinconica, da scalatore triste, ha conquistato il cuore degli sportivi, è diventato divo cercando d'apparire il più riservato possibile. La famosa bandana che portava in testa, l'orecchino, il fatto che lui, il più grande scalatore di sempre, fosse nato in un posto di mare contribuirono poi a creare il suo grande personaggio.
Il ricordo del ‘Ghepardo’
Pantani ebbe molti nemici, sua mamma Tonina lo ripeterà sempre, ma ebbe soprattutto tanti amici, amici veri, come Ivan Quaranta, il 'Ghepardo' di Vaiano Cremasco, che quei mitici anni li visse in prima persona, spesso pedalando affianco a Marco.
“Vinsi una tappa nella sua Cesenatico”
Ivan da quando il 'Pirata' non c'è più, è rimasto molto legato alla sua famiglia, in particolare alla signora Tonina che nei racconti degli amici rivede suo figlio. "Il ricordo più bello con Marco – afferma - è quello del Giro del 1999. Lui era una superstar ed io non gli avevo mai parlato prima d'ora. Avevo appena vinto la mia seconda tappa di quel Giro a Cesenatico, la sua cittadina, battendo Cipollini in volata. La mattina seguente, alla partenza, Marco mi avvicinò facendomi i complimenti, soprattutto perché avevo impedito a Re Leone di vincere a casa sua”.
“Sono contento che hai battuto il Re Leone”
“Ricordo ancora le sue parole: -sono contento che l'hai battuto- mi disse. Pantani e Cipollini a quei tempi si dividevano la fama e il pubblico, era i due galletti del ciclismo italiano e per questo non si stavamo molto simpatici. Da quel giorno io e Marco siamo diventati grandi amici. Ora sono rimasto in contatto con i suoi genitori, soprattutto con sua mamma vado molto d'accordo. Paolo, suo papà, è invece una persona più riservata. Ogni tanto andiamo a trovarli a Cesenatico e attraverso noi e i nostri racconti rivedono anche il loro Marco".
Iniziative
Per ricordare il 'Pirata' nel decennale della sua scomparsa sono stati organizzati a Cesenatico una serie di eventi che si svolgeranno tra venerdì 14 e sabato 15 febbraio. Si partirà il giorno di San Valentino quando sarà scoperta la statua a grandezza naturale dedicata a Pantani realizzata da Emanuela Pierantozzi. Il giorno successivo invece presso il Gran Hotel da Vinci si terrà un Gran Gala con la presenza di grandi campioni del pedale tra cui Vincenzo Nibali, che riceverà dalla signora Tonina la maglia gialla vinta da Marco nel '98 come porta fortuna verso l'assalto al Tour del 2014. La sera sarà atteso in città l'ultrabiker romano Omar Di Felice che partirà in bici da Roma e raggiungerà la riviera dopo 330 chilometri con la possibilità per chiunque di affiancarlo nella pedalata. Il tutto per ricordare uno ragazzo che il destino ha lasciato eternamente giovane, eternamente campione.