10-09-2021 ore 20:30 | Sport - Sport acquatici
di Gloria Giavaldi

Paralimpiadi. Efrem Morelli: 'a Tokyo sfiorato il podio, ma ora penso già a Parigi 2024'

“Sono tornato a casa da Tokyo con una sconfitta importante. Pesa, sono arrabbiato. Ma ho già ripreso ad allenarmi: guardo con determinazione a Parigi 2024, mancano solo tre anni”. È deluso il capitano della delegazione azzurra del nuoto alle Paralimpiadi di Tokyo 2020, Efrem Morelli, dopo il settimo posto nei 150 misti ed il quarto posto conquistato nei 50 metri rana “a soli dieci centesimi dal podio: è difficile da digerire. Questo risultato mi toglie tanto. Non gareggio per partecipare: gareggio per vincere. Non è arroganza, è la consapevolezza di una persona, meglio di un atleta, che da anni dedica la sua vita allo sport”. Originario di Crema e residente nel Cremonese, Efrem Morelli ha sempre vissuto di sport: “Fino al 2000 ero un pilota di motocross”. Poi l'incidente, lo stop forzato, il disorientamento. Ed una nuova consapevolezza: “ricominciare a fare sport non ha rappresentato per me l'occasione di ripartire. Piuttosto l'opportunità di continuare ciò che avevo interrotto, pur con nuove modalità”.

 

La paura del virus

Dai motori alla vasca, oggi Efrem, atleta con paraplegia, è una stella del nuoto paralimpico, “il capitano ed il più anziano della squadra”. “Ho aspettato tanto Tokyo: dopo il mondiale vinto nel 2017, l'europeo del 2018 e il mondiale con record del mondo conquistati nel 2019 avrei voluto chiudere in bellezza questo quadriennio: non è andata così. E sì, sono arrabbiato. Ché i risultati contano”. L'amaro in bocca si avverte. “C'è dietro un impegno notevole. La pandemia ha lasciato un segno importante. Dopo lo stop obbligato, dovuto al lockdown, anche la paura del contagio non mi ha consentito di allenarmi serenamente. Sono arrivato a Tokyo in sofferenza: non ero al 100 per cento”.

 

'Un'Olimpiade strana'

Anche l'atmosfera era diversa. “È stata un'Olimpiade strana, sicuramente diversa dalle altre. Le limitazioni ed il peso del Covid si sono fatti sentire. Gli organizzatori hanno fatto i salti mortali per renderla migliore, ma fare un olimpiade in uno spazio vuoto, senza pubblico, è desolante. Soprattutto se gli impianti sono così belli e grandi come quelli a nostra disposizione”. L'Italia ha complessivamente ottenuto 69 medaglie di cui 14 d'oro, 29 d'argento e 26 di bronzo. 39 di queste nel nuoto (11 ori, 16 argenti, 12 bronzi). “La gioia più grande che Tokyo mi ha regalato – prosegue Morelli – è la consapevolezza di aver guidato una grande squadra. Grande, sotto tutti i punti di vista. In un momento così particolare anche per lo sport, siamo rimasti uniti: siamo un gruppo solido di cui vado orgoglioso. Il nuoto per sua natura è uno sport individuale, ma in queste esperienze il gruppo fa la differenza. Grande merito va alla Finp (Federazione italiana nuoto paralimpico) e al ct Riccardo Vernole, perno di un gruppo fantastico”.

 

Al lavoro

La squadra è fatta da “ragazzi che hanno capito che per emergere in questa disciplina bisogna allenarsi il più possibile. Fare sport oggi vuol dire cercare di professionalizzarsi sempre di più. Il livello delle competizioni è sempre più alto”. Efrem vuole che il messaggio sia chiaro anche ai non addetti ai lavori: “gli atleti paralimpici sono atleti con talento ed una solida organizzazione. Al lavoro ci sono società e tecnici con il solo obiettivo di migliorare continuamente. Mi piacerebbe che ci fosse questa attenzione nei riguardi dello sport paralimpico non solo in occasione delle Paralimpiadi. Noi ci alleniamo sempre, per ogni evento in programma”. L'obiettivo? “Sempre lo stesso: vincere. Il mio addio? Ora penso a Parigi: devo lavorare sodo. Il mio amore per lo sport è intatto”.

1899