Paul Stewart, ex calciatore inglese con 600 presenze, più di 100 goal, Manchester City, Tottenham, Liverpool, nazionale e una coppa d’Inghilterra vinta da protagonista con una rete durante la finale. Nonostante una vita di successi, subentrano gli eccessi e le dipendenze per mascherare un dolore profondo. Proprio di queste tematiche ne ha parlato, mercoledì 4 giugno, presso la sala Alessandrini di Crema, alla presenza di diversi politici del territorio. Un toccante racconto degli abusi subiti in giovane età dal suo primo allenatore. Con questo incontro, a valere sul progetto “Astolfo non più sulla luna”, si è conclusa la due giorni di proposte dedicate a famiglie, operatori e ragazzi, ideata da Comunità Sociale Cremasca.
L’attività di safeguarding
Nel 2016 a seguito della lettura di un articolo, dove un giovane atleta denunciava gli abusi subiti, Paul riesce a trovare la forza di raccontare il suo vissuto. Definisce con il termine tecnico “Child Accomodation Syndrome”, ossia la rimozione di un vissuto traumatico, la conseguenza e la reazione naturale dopo eventi traumatici, come l’abuso sessuale. Quanto accaduto ha indelebilmente segnato la sua vita e come da lui affermato anche quella dei suoi cari. Il toccante racconto ha catturato la platea, silenziosa e scossa per ben due ore. Paul in conclusione definisce i suoi successi sportivi, illusori e aleatori. Il vero successo è un dottorato, il suo riconoscimento e la costituzione di un agenzia formativa sul safeguarding. L’attività che attualmente lo vede impegnato in giro per l’Europa e per il mondo è la formazione specifica per addetti ai lavori: allenatori, genitori, bambini, ragazzi sul safeguarding, ovvero strumenti e strategie di prevenzione, riconoscimento delle varie tipologie di abusi, per costruire ambienti tutelanti dove apprendere le pratiche sportive divertendosi.