31-05-2023 ore 20:10 | Rubriche - Costume e società
di Andrea Galvani

Vivere ancora con Fabio, Giovanni e Monia: ‘Dove le parole non arrivano, parla la musica’

La mansarda del Folcioni è un luogo magico, lontano dalle bassezze quotidiane. Mentre ti avvicini aumenta il volume, cresce il ritmo. “Non ci son santi né eroi. Niente ladri o gendarmi”. Può capitare che “ti prendano in giro se continui a cercarla”. E a ben vedere può capitare d’imbattersi in qualcuno che ti chiede: “ma che razza di isola è?” Non ci arrivi per caso, ma solo al termine di un viaggio. Devi desiderarlo, devi sceglierlo. Devi volerlo. La mansarda del Folcioni è la sede del progetto di musicoterapia realizzato in collaborazione con l’associazione Winifred Terni de’ Gregorj.

 

Ispirazione e forza di volontà

Rivolto a persone con disabilità, si pone l’obiettivo di sviluppare le funzioni potenziali o residue delle persone, facendo leva sul linguaggio musicale e creando interazioni con la musica. Lo scopo è semplice e di grande valore: migliorare il benessere psicofisico delle persone. Qui incontriamo Giovanni, Fabio e Monia. I protagonisti di questa nostra tappa di Vivere ancora, dedicata alle situazioni di fragilità del territorio cremasco. Quelle personali e quelle collettive. Come i grandi bluesman, Giovanni “vive in una piccola realtà di campagna”. Nell’istituto musicale cremasco, oltre agli esercizi di rilassamento, insieme “alla fantastica insegnante” Debora Tundo, sviluppa una tecnica di respirazione che gli consenta di “rendere più chiare le parole”. A tutti, (grazie anche allo splendido montaggio di Ottavio Bolzoni) appare evidente quanto grande sia la sua anima. E senza scomodare Robert Johnson e quell’incompreso crocevia immerso nel verde, la sua musica sa parlare in grande profondità. Non ha bisogno di artifici o interventi soprannaturali. È fatta di ispirazione e forza di volontà.

 

Godere della musica

Fabio e Monia si conoscono da sempre. Vivono nella comunità alloggio di san Giacomo da molti anni. Ne hanno viste e passate di tutti i colori ma la novità della musicoterapia li spaventava un po’. L’operatore socio sanitario Matteo Farina racconta che hanno un buon rapporto, ma a Monia non vanno a genio le scale. Per questo “la terapia inizia nel momento in cui esce di casa”. Hanno interessi diversi. Fabio è più portato per il canto, non disdegna il ballo. Monia è una donna con una “cultura vastissima”, una profonda conoscenza della musica anni Ottanta. Fabio e Monia vanno decisamente d’accordo sull’effetto salvifico delle percussioni. A Fabio piace suonare, “è più attivo”, mentre Monia è una profonda ascoltatrice: “gode della musica”. Tutti e due cantano molto e le canzoni li aiutano a riattivare la memoria. Forse aveva ragione Aleksandr Blok quando sosteneva che la musica avesse creato il mondo. Beethoven era convinto che ‘dove le parole non arrivano, è la musica a parlare’. E come ha insegnato Edoardo Bennato: “Non è un’invenzione e neanche un gioco di parole. Se ci credi ti basta, perché poi la strada la trovi da te”.

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