31-03-2022 ore 18:45 | Rubriche - Medicina e salute
di Gloria Giavaldi

Crema. Svelato il monumento dedicato agli operatori sanitari: 'la gratitudine nutre la vita'

Alle operatrici e agli operatori della sanità. Alla loro indimenticabile abnegazione, generosità, tenacia e umanità nella cura di tutte le persone assistite presso il nostro ospedale e sul territorio nel corso della terribile pandemia da Covid-19”. Crema ha scalfito su pietra il suo grazie. È stato svelato questo pomeriggio, alla presenza di tantissime autorità militari, politiche e civiche, il monumento progettato da Mario Scaramuzza, dedicato agli operatori sanitari cremaschi e collocato di fronte all'ingresso dell'ospedale Maggiore. Un cubo, a prima vista, di pietra e acciaio brunito, in equilibrio tra il bene e il male. “Un progetto che vuole dire grazie” ha spiegato Scaramuzza “e stimolare la riflessione a partire da quattro visioni diverse. “Oltre al cubo, il triangolo è simbolo di intelligenza. Di quella luce intensa che apre un varco di luce nel tunnel della sofferenza”. In cielo la bandiera dell'Italia sventola alta. Il Tricolore ricopriva fino a poco fa l'opera. “Simbolo del nostro paese, di uno Stato che garantisce la salute”. Lo ha fatto in pandemia, attraverso uomini e donne che hanno fatto il loro lavoro. Sul retro bastano poche parole a chiarire la quarta visione, colma di speranza e di futuro: “Come un fiore mi apro alla vita”. Come un fiore, che trova il coraggio di raccontarsi anche in mezzo al cemento. “E' semplicità, è rinascita”. É quello di cui tutto abbiamo bisogno, senza dimenticare ciò che è stato.

 

La forza della collettività

“Questo è il senso del monumento: la comunità di Crema vuole ricordare. Vuole ostinatamente ricordare”. Lo ha ribadito anche oggi, il sindaco di Crema Stefania Bonaldi. Lo ribadisce sempre: perché non è mai abbastanza. “Anche la dedizione, la tenacia, il coraggio, l'umanità, lo spirito di sacrificio testimoniati nei terribili mesi della pandemia dalle operatrici e dagli operatori della sanità devono essere ricordati, devono entrare di diritto nella storia della nostra comunità. Volutamente abbiamo usato un termine generico, operatori e operatrici della sanità, perché volevamo fosse inclusivo. La pandemia ci ha dimostrato che la salvezza è il frutto di un impegno collettivo, di sforzi cooperativi; perciò, devono sentirsi raggiunti e travolti dalla nostra gratitudine tutti coloro che, a qualsiasi titolo, si sono impegnati, lavorando per garantire quel diritto alla salute che è stato così seriamente aggredito nei mesi più difficili del Covid 19. Avete fatto il vostro dovere, avete fatto ciò che siete abituati a fare, senza chiedere riconoscimenti particolari, è questo che ci rende orgogliosi, questa naturalità che rende tutto più facile e riscrive l’eccezionale trasformando quasi in ordinario, anche quando ordinario non lo è affatto. Diciamocelo, sono stati tempi straordinari, ma in fondo nella vita di chi cura persone lo straordinario è tutti i giorni, forse per questo sembravate tutti all’ennesima pandemia”.

 

Il ricordo ed il monito

E poi il ricordo di chi non ce l'ha fatta: “Ho paura a pronunciare i loro nomi, per rispetto del loro sacrificio e anche perché temo di avere potuto dimenticare qualcuno, ma non possiamo non ricordare in questo luogo Giovanni Baldi, operatore sociosanitario di pronto soccorso, Gianbattista Bertolasi, medico condotto a Castelleone, Luigi Gaiti, primario ospedaliero in pensione ma legatissimo al nostro ospedale, Luigi Ablondi, già direttore generale di questa Asst, Guido Barbaro, addetto ai trasporti in ambulanza. Fanno parte di quei 3.970 operatori ed operatrici della sanità che secondo i dati dell'Oms sono mancati per Covid nel nostro paese fra il febbraio 2020 ed il maggio 2021. No, non è stato semplicemente avere fatto il proprio dovere, sono stati gesti di amore, di generosità, di abnegazione, di umanità”. Infine il monito, che fa rima con memoria: “tenere a mente la debolezza e la fragilità dell'uomo, quell'uomo che i progressi della scienza e della tecnologia avevano fatto sentire invincibile e che forse aveva perso il senso del proprio limite e della propria finitezza e lo ha ritrovato improvvisamente con l'assalto di un nemico subdolo ed invisibile. Anche questo monito vogliamo tramandare ai nostri figli e ai nostri nipoti, insieme al ricordo di un impegno straordinario, che ci ha fatto comprendere, anche nel momento più doloroso e difficile, che sarebbe stata questione di tempo, ma che la vostra resistenza sarebbe diventata la nostra resistenza, la resistenza di un'intera comunità e che alla fine, insieme, ne saremmo usciti”.

 

 

La gratitudine nutre la vita

Con il sindaco anche il direttore generale dell'Asst di Crema Ida Ramponi: “grazie per questo gesto. Grazie per aver ricordato con questo simbolo quanto i nostri operatori, tutti, siano stati instancabili, nonostante il grande panico ed il dolore. Hanno svolto con naturalezza il loro ruolo in un contesto straordinario”. Per il prefetto di Cremona Corrado Conforti Gallo: “questi simboli e queste celebrazioni servono a cementificare la comunità. L'intitolazione è azzeccata, perché nei momenti di dolore che abbiamo vissuto tutti con estrema paura abbiamo riversato sulla sanità la speranza. E da parte di questi uomini e di queste donne non è mai mancata una parola di conforto, di rassicurazione. In definitiva di cura”. Attraverso le parole del Vangelo di Luca il vescovo di Crema Daniele Gianotti ha ricordato come “essere qui oggi è un modo per tornare indietro. Tornare indietro a dire grazie a Dio e all'uomo. Tenere nel cuore il senso di una gratitudine che va oltre i criteri di giustizia e di dovere e nutre la vita, la rende molto più vivibile”. Ovunque. Grazie.

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