29-06-2020 ore 11:30 | Rubriche - Medicina e salute
di Andrea Galvani

Covid-19. Le utili precauzioni e la ‘contesa’ sul ‘virus rabbonito, meno infettivo’

“È in atto una specie di contesa, a suon di firme, tra virologi e infettivologi che mettono in guardia sul fatto che il virus è vivo e vegeto e potenzialmente pericoloso e i clinici che, sulla base di quanto rilevano nella pratica quotidiana, insistono sulla teoria del virus rabbonito e meno infettivo”. Secondo il medico anestesista cremasco Agostino Dossena, “che il virus sia ancora tra noi è una evidenza, non si spiegherebbero i nuovi focolai. C’è da rimarcare che in qualunque epidemia, a fronte di un trend in costante discesa è normale la presenza di qualche picco, in genere sempre più basso”. Chi ha ragione? “Secondo me un po’ entrambi, nel senso che sicuramente il virus circola ancora, da cui il consiglio di continuare le precauzioni, ma altrettanto sicuramente, dal punto di vista clinico, si sta assistendo ad un virus con una bassa infettività e contagiosità”.

 

Drastica riduzione di casi

“È osservazione comune, in tutte le strutture sanitarie, la drastica riduzione dei casi clinicamente rilevanti, sto parlando di casi che richiedono l’ospedalizzazione, non dico in Rianimazione, ma nemmeno nei reparti di malattie infettive. Molti dei casi che vengono ricoverati sono spesso frutto di eccesso (positivo si intende) di prudenza. Anche i dati epidemiologici supportano questa evidenza: vengono riportati ogni giorno i dati sui positivi, ma il vero dato che è necessario guardare per capire sono i ricoveri in terapia intensiva, in costante diminuzione. C’è poi da rimarcare che, come riportano le cronache (vedi il caso dei corrieri della ditta Bartolini) si tratta di persone positive in buona salute e quindi sicuramente con una bassa carica virale Come è spiegabile questa sua supposta minor aggressività e indebolimento? Riprendo un mio precedente post”.

 

Anticorpi
“In seguito ad un attacco virale il corpo umano si difende producendo anticorpi che tentano di neutralizzare il virus; qualche volta ce la fanno e non si ha la malattia, qualche volta il virus vince la battaglia ma riporta delle ferite sotto forma di modificazioni, ad esempio dei suoi spikes, le famose punte che sono l’arma con la quale riesce a penetrare nella cellula. L’esito della battaglia fa sì che comunque la sua potenza di fuoco ne venga penalizzata e di conseguenza la sua efficienza. Quando poi si trasmette il virus ad un’altra persona, si trasmette un virus in qualche modo acciaccato, con meno armi al suo bagaglio, dando così alla difesa maggiori opportunità di ammalarsi, o per lo meno di avere una malattia più lieve. La somma e la combinazione delle difese di tutte le persone infettate alla fine è molto probabile abbia determinato questa sua minore virulenza”.

 

Lavarsi le mani

Come comportarci allora? “In questi lunghissimi mesi abbiamo imparato moltissime cose: manteniamo le precauzioni, in particolar modo sottolineo il lavaggio delle mani: un lavoro dell'Istituto Israeliano di ricerca biologica ha calcolato che tra il 60 e 80% del virus si trasmette per contatto diretto e il 20-40% attraverso il contatto con superfici, mentre la trasmissione attraverso l’aria, sia con goccioline che aerosol, conta per meno dell’1%: mi sembra sproporzionato ma sicuramente rappresenta una buona percentuale di modalità di contagio. Come ho avuto modi di dire in più occasioni, il virus entra attraverso naso, bocca e occhi, la maggior parte delle volte perché con le mani contaminate, ce li tocchiamo. Non so se e quando verrà rimosso l’uso delle mascherine, certamente difficoltoso con l’estate che avanza, comunque consigliabili ai soggetti a rischio per altri problemi di salute, ma manteniamo la buona abitudine di lavarci le mani prima di toccarci. Buona estate”.

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