28-04-2020 ore 20:52 | Rubriche - Fatto di ambiente
di Alvaro Dellera

Un fatto d’ambiente. Una fibra pregiata: la coltura del lino nel territorio Cremasco

Nel 1843 l’agronomo Faustino Sanseverino scriveva che “il lino coltivato nel Cremasco è uno dei più ricchi prodotti della nostra terra, essendo quello che ha maggiore credito economico, infatti, il nostro lino veniva largamente esportato non solo nel Bresciano, nel Bergamasco, nel Milanese, ma anche a Genova”. Roberto Provana, su Insula Fulcheria, afferma che “la capitale del lino era considerata la zona di Madignano, benché altre cinque località Bolzone, Capergnanica, Passarera, Campisico e Sergnano la seguissero per quantità e qualità. Sulla fine dell’ottocento e l’inizio del novecento la coltivazione del lino nel Cremasco andò tuttavia scomparendo”.

 

Sviluppo industriale e manifatturiero

Può essere utile ricordare che questa coltura ha avuto grande parte – almeno fino alla prima metà del secolo scorso – nello sviluppo industriale e manifatturiero del nostro territorio, grazie all’attività del Linificio di Crema sorto nel 1860 ed ubicato tra il Cresmiero e la strada postale di Brescia (oggi via Carlo Urbino) esclusivamente per la filatura del lino e della canapa. Oggi la maggior coltivazione del lino si trova concentrata nel nord ovest europeo (Francia, Belgio e Olanda), ma serve registrare che di recente e dopo oltre mezzo secolo anche in Italia il lino sta ritornando ad essere nuovamente coltivato.

 

Fibra antichissima

Questo grazie al linificio e canapificio nazionale che fra le pendici di Bergamo e il fiume Brembo stanno facendo rifiorire oltre venti ettari coltivati a lino. Il lino (linum usitatissimum) è una fibra naturale antichissima, utilizzata principalmente per la fabbricazione di biancheria finissima e pregiata, ma anche per la creazione di cordame, carta, olio, farina e semi per i diversi usi. La pianta del lino è una pianta dalle caratteristiche botaniche,cosmetiche, mediche e agronomiche eccellenti e la sua coltivazione e trasformazione la rende un risorsa vegetale economica e sostenibile, ogni sua parte viene utilizzata e può essere più volte riciclata. Non tutti forse sanno che è pure una pianta erbacea sottile alta poco più di novanta centimetri che produce una bellissima ed estesa fioritura durante la primavera inoltrata. Il suo fiore è di una bellezza unica formato da cinque petali color celeste intenso la cui durata è di poche ore.

 

Sostenibilità

Dopo la breve vita dei suoi fiori inizia il processo di formazione dei semi che saranno a fine estate racchiusi dentro un involucro vegetale color paglierino e dalla forma sferica. Vista la recente riscoperta di questa piantagione dai molteplici utilizzi e della sua sostenibilità, l’augurio è di poter vedere a breve ancora qualche ettaro del cremasco rinnovare l’antica coltura di questa elegante e pregiata fibra. Invertendo la tendenza alla delocalizzazione di prodotti anche agronomici che abbiamo sempre prodotto tradizionalmente sul nostro straordinario territorio.

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