Arco blu. Il Parco del Serio e la ricostruzione del capitale naturale nell'alto Cremasco

Il Cremasco sarà interessato da una serie di interventi inseriti nel progetto Arco blu. L’obiettivo è la ricostruzione del capitale naturale nella bassa pianura bergamasca e nell’alto Cremasco. L’investimento complessivo è di 1.160.000 euro (570 mila finanziati da Fondazione Cariplo, gli altri garantiti dal cofinanziamento dai vari Enti e da altri bandi). Partner del Parco Regionale del Serio sono i comuni di Fontanella, Covo, Paratico, Palazzolo sull’Oglio, Consorzio Dugali, Distretto agricolo della bassa bergamasca, Università degli studi di Bergamo e Legambiente Lombardia. I primi interventi inizieranno il prossimo autunno e si articolerà nel prossimo triennio.

 

Capitale naturale

Come spiega Laura Comandulli, “il presupposto da cui si è partiti nell’ideare questo ambizioso progetto è la constatazione che nella bassa bergamasca e l’alto cremasco sono riscontrabili elementi di frammentazione e fattori di rischio tali da indebolire le connessioni ecologiche e pregiudicarne le potenzialità future”. Il Parco del Serio ha assunto il ruolo di promotore e capofila. Ha coordinato e integrato progetti in atto o tra i ‘desiderata’ ed “è riuscito ad ottenere un effetto moltiplicatore e costruire una nuova visione fondata su azioni concrete, partendo dal riconoscimento del valore dei servizi ecosistemici svolti proprio da quello che viene chiamato Capitale naturale”.

 

I progetti nel Cremasco

Nel Cremasco è prevista la riattivazione della funzione idraulica della lanca fluviale nella Riserva naturale Palata del Menasciutto, Riserva Naturale inserita nel Sic (ora Zsc) IT20A0003, in avanzato stato di interramento. Azioni accessorie saranno alcuni interventi di sostegno delle sponde con opere di ingegneria naturalistica e opere a verde con il ripristino di parte delle sponde con vegetazione acquatica tipica (canneto). Il ripristino di ecosistemi umidi come l’intervento progettato in una grande ansa del fiume Serio in Comune di Ripalta Arpina: è una lanca formata da un ‘salto di meandro’ del fiume Serio, soggetta a un progressivo interramento, abbracciata da un’area caratterizzata da un’attività agricola intensiva. La scelta progettuale prevede sia la riattivazione della lanca fluviale, al fine di ricreare un ecosistema acquatico che favorisca le associazioni vegetali tipiche del contesto e di conseguenza di fornire un habitat ideale sia per la fauna stanziale legata agli ambienti umidi che per la fauna migratrice, sia interventi sul contesto agricolo di prossimità, mediante l’inserimento di fasce tampone boscate, radure e prati polifiti, lembi di bosco mesofilo e un sistema di piccoli stagni funzionali a favorire la presenza degli anfibi”.

 

Casale Cremasco e Castel Gabbiano

Sarà riqualificata la sponda sinistra della Roggia Babbiona a Casale Cremasco Vidolasco, che deriva le acque dal fiume Serio poco a monte e della fascia di confine del centro parco Salice bianco al limite ovest dell'area. Si procederà con la gestione della vegetazione esistente, la rimozione delle infestanti e il ripristino della vegetazione autoctona con la formazione di siepi arboreo-arbustive. A Castel Gabbiano è prevista la rinaturalizzazione di aree adiacenti al letto del fiume: è un ’intervento, realizzato con fondi compensativi e prevede la riqualificazione del bosco ripario esistente con contestuale rimozione delle specie alloctone e messa a dimora di specie autoctone tipiche del contesto; è altresì prevista la realizzazione di due nuove macchie boscate e un sistema di radure su superfici attualmente agricole e, infine, la ricostruzione del saliceto ripariale. Sulla sponda idrografica destra, la riforestazione del Meandro Verde, un’area agricola incolta in un’ansa del fiume Serio; l’obiettivo del progetto è la realizzazione di un’area ad elevata potenzialità naturalistica, che consenta la tutela e conservazione della biodiversità e della composizione e ricchezza floristica e faunistica, attraverso la creazione di un bosco naturalistico permanente (Querco-Carpineto della bassa Lombardia), associato a prato stabile e prato arbustato con funzione di zone di rifugio e riproduzione per gli animali; tutti interventi rivolti alla conferma e potenziamento della continuità naturalistica ed ecologica intorno al corridoio primario che è il fiume.

 

Gli interventi a Soncino

Il Parco dell’Oglio nord propone l’intervento di riqualificazione di un bosco ripario a Soncino, attualmente compromesso dalla presenza di numerose specie esotiche invasive. Le azioni di intervento quindi riguarderanno principalmente la rimozione delle specie esotiche invasive (Sicyos angulatus, Amorpha fruticosa, Acer negundo) e successive piantagioni in sostituzione per favorire il contenimento duraturo delle essenze alloctone. Sempre a Soncino è prevista una riqualificazione del bosco e delle radure con rimozione e l'allontanamento delle specie esotiche invasive e il ripascimento con piantine forestali autoctone in linea con l’assetto dell’area con sistema a boschivo-macchia radura. Sarà effettuata una semina di superfici prative con attenzione alla scelta delle specie utilizzate.

 

I fontanili di Capralba

Ad Azzanello e Borgo san Giacomo verranno ripristinati “boschi percorsi dal fuoco in recenti incendi all’interno del Parco dell’Oglio Nord” e si provvederà a rinnovare e potenziare le dotazioni forestali dei sistemi a macchia-radura e a garantirne l’affrancamento con opportune azioni di manutenzione ed irrigazione. Il Consorzio di bonifica Dugali, Naviglio, Adda Serio ha invece proposto la riqualificazione del fontanile Benzona, in Comune di Capralba, dove si prevede di ottenere un locale aumento della biodiversità e delle connessioni ecologiche, al fine di aumentare il valore naturalistico del fontanile in un simile contesto, completamente immerso in aree agricole. Sarà riqualificato anche il fontanile cimitero Ovest, sempre a Capralba: “la scelta di intervenire sulla riqualificazione di un fontanile rispecchia la natura territoriale, già interconnessa dal fitto reticolo di rogge, canali e fontanili, che in molti casi non sono tuttavia adeguatamente valorizzati per poter svolgere un ruolo di connessione ecologica”.

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