27-02-2021 ore 20:23 | Rubriche - Costume e società
di Andrea Galvani

Crema, dopo un anno di Covid. Il racconto di docenti e alunni del Marazzi e dello Sraffa

In molti hanno dato per scontato che non avrebbero saputo fronteggiare la pandemia. E invece nella maggior parte dei casi hanno dato dimostrazione che con l’ascolto, l’accoglienza, la possibilità di esprimersi senza essere giudicati, catalogati e scartati, i giovani non solo hanno compreso per primi, ma anche saputo guidare nel cambiamento gli altri, il cosiddetto mondo adulto. Una scuola sana resta il miglior investimento per il futuro della società. Purché le regole siano chiare, comprensibili e l’impegno venga premiato secondo i tempi e le possibilità di ciascuno. Gli studenti devono essere riconosciuti nel loro percorso di crescita e accompagnati.

 

La garanzia dei diritti

In un contesto politico come quello attuale, non stupisce affatto che anche queste generazioni debbano lottare affinché le istituzioni garantiscano i loro diritti. Quelli fondamentali: la salute, i trasporti, lo studio in preparazione del lavoro. Hanno già capito che attendere allontana unicamente la risoluzione del problema. Sanno perfettamente che il riscatto passa necessariamente dal loro grado d’istruzione. Dalla capacità di leggere e interpretare correttamente la realtà. Del resto, nel celebre discorso del dicembre 1972 a Guadalajara, ne riassunse il senso Salvador Allende: “Essere giovani e non essere rivoluzionari è una contraddizione persino biologica”.

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