26-11-2022 ore 20:35 | Rubriche - Medicina e salute
di Gloria Giavaldi

Parkinson, 'medicina, arte e sorrisi per coltivare benessere, insieme': il convegno a Crema

“Al centro della nostra attività deve e dovrà sempre stare il benessere”. Dei pazienti, in primis. Ma anche della sua famiglia, dei caregiver e degli operatori. Serve prendersi cura anche di cura per “arginare il rischio sempre più elevato di bornout tra gli operatori sanitari e sociali”. Ogni azione “deve essere tesa alla cura della persona nella sua globalità, non solo della malattia dal punto di vista farmacologico e deve essere valorizzato il lavoro d'equipe. Perché equipe non ci si improvvisa”. L'equipe si costruisce un passo avanti all'altro, per mano al desiderio di mettersi in gioco. Di mettersi in discussione. Per il bene, anzi il benessere, delle persone. Lo stesso spirito deve animare la ricerca “che non può fermarsi. Deve continuare”. Si riassume in queste poche parole dei neurologi Michele Gennuso (Fondazione benefattori cremaschi) e Rosina Paletta (Asst Crema) lo spirito con cui la città di Crema, tutta, ha voluto celebrare la Giornata nazionale dedicata alla malattia di Parkinson nel convegno promosso dal Rotaract terre cremasche con Fondazione Limpe ed il supporto tecnico di Asst Crema e Fondazione benefattori cremaschi. All'iniziativa hanno aderito tantissimi cittadini, tutti riuniti in sala Bottesini.

 

Sinergia

Definita come una malattia neurodegenerativa che colpisce primariamente la sostanza nera del tronco encefalico e determina una mancanza di dopamina, il Parkinson o meglio i parkinsonismi riguardano in Italia oltre 400 mila persone. La diagnosi, di norma, avviene tra i 50 e i 60 anni, anche se si attestano forme di sindromi parkinsionane in persone anche più giovani. “Serve parlarne insieme per sensibilizzare. Questo evento – ha detto il direttore generale di Asst Crema Ida Ramponi – suggerisce una preziosa sinergia tra pubblico e privato capace di generare qualcosa di utile per la comunità che resti nel tempo”. Anche il sindaco Fabio Bergamaschi ha evidenziato “l'importanza di lavorare insieme per una risposta qualitativa di livello in una logica di presa in carico integrata che abbia delle ricadute positive sul territorio”. Sul palco sono intervenuti anche il presidente di Fondazione benefattori cremaschi Bianca Baruelli, il direttore sanitario Luigi Enterri, il presidente dell'associazione Tartaruga Marco Bartolomeo Mantegazza ed il primario Luigi Caputi, che, prima di dare il via ai lavori, ha ricordato l'obiettivo principale di questo lavoro: “rendere migliore la vita delle persone”. Perché, gli ha fatto eco Rosina Paletta: “ognuno di noi ha qualcosa da offrire”. Serve solo creare le condizioni più idonee. Nell'ambito della malattia di Parkinson l'approccio oggi preferito punta a “ridurre la neurodegenerazione”. Dal 1997 le terapie integrate proposte “non mirano (solo) alla cura del sintomo, ma a rendere, oltre la diagnosi, il paziente abile ed autonomo”.

 

Arte e medicina

Per fare questo alle terapie farmacologiche propriamente dette, si affiancano attività non farmacologiche. Tra queste l'arteterapia, laboratorio proposto di recente dall'azienda ospedaliera e concluso a giugno. Questa tipologia di attività stimola le abilità visuo spaziali, deficitarie a causa della malattia sin dal suo esordio. “Anche l'arte – ha detto Paletta – è una medicina”. Passi in avanti sono stati fatti per il trattamento, ma anche per le modalità di presa in carico. “Anticamente la patologia di Parkinson veniva trattata come una malattia motoria. In realtà, non è così. Veniva trattata con occhi bendati in una gestione segmentata” ha spiegato Gennuso. “Oggi si lavora in equipe: medico, infermiere, operatore socio sanitario, psicologo, assistente sociale, alimentarista, logopedista, terapista occupazionale”. Ciò consente una presa in carico sartoriale, mirata, personalizzata perché, “non serve dare tutto a tutti, ma a ciascuno ciò che serve. Ogni persona è diversa, ogni decorso è differente. E diversa deve essere anche la presa in carico”.

 

L'importanza di raccontare storie

Pochi attimi dopo, le immagini sullo schermo raccontano storie. “Anche la comunicazione è importante. Ascoltare le storie degli altri fa bene”. La voce è quella di Roberto Caselli, “voglio mettere al centro la vicenda di eroi del quotidiano e voglio farlo raccontando dell'esperienza della mostra Non chiamatemi morbo”. Dopo di lui, attraverso l'esperienza di Luca Guenna, si è palesata anche l'importanza della musica. Luigi Cerambolini ha raccontato l'esperienza del laboratorio di arteterapia condotto da Viviana Visconti. L'esito? Un tripudio di colori che si racconta nella galleria del teatro. Infine l'energia di Stefano Ghidotti, sportivo. “Voglio solo dirvi che per mano allo sport lascio ogni giorno la malattia fuori dalla porta”. La serata si è chiusa con lo “spettacolo di arte: danza, musica e recitazione”, Cammino a colori, a cura della compagnia Mosaico. Un titolo che non necessita di spiegazioni.