25-12-2013 ore 12:10 | Rubriche - Storia delle religioni
di don Emilio Lingiardi

I simboli del Natale, dal pane all'albero fino al presepio di San Francesco. Stupore e meraviglia davanti alla nascita di Gesù bambino

Mentre l'ebraismo crede nella assoluta spiritualità di Dio, che pertanto non è rappresentabile in nessun modo, il cristianesimo invece, avendo alla base della sua fede Gesù Cristo, figlio del Padre e vero figlio dell'uomo, per questa sensibilità umana ha potuto esprimere la propria fede in manifestazioni visibili.

Simbolismo vario
Così la nascita di Gesù a Betlemme è stata rappresentata con un simbolismo vario e ricco di significati. Nella testimonianza della verità si deve evitare una contrapposizione manichea che spesso ha toccato proprio i simboli del Natale, da contrapporre l'albero - definito pagano - al presepio, riconosciuto come cristiano. Tutti i simboli del Natale hanno il loro fondamento sia nella tradizione ebraica come nella bibbia. Il primo simbolo è legato al pane, che si condivideva con tutte le famiglie, soprattutto povere, ricordando che Betlemme significa 'Casa del pane'. Siccome il 25 dicembre, data voluta da Costantino al Concilio di Nicea, 325, in sostituzione della nascita del dio Sole, che era ricordato a Roma con inni particolarmente poetici e suggestivi, cade nel calendario nel periodo di Hanuka, o feste delle luci, legate alla riconsacrazione del tempio in Gerusalemme, 167 a.C. addobbato da festoni di arbusti verdi, il Natale di Gesù è stato proposto sia nel segno della luce come di addobbi nelle case o nelle pubbliche vie.

L'albero
In seguito è stato molto consigliato l'albero, memoria del paradiso terrestre, dove il primo Adamo nella sua indipendenza da Dio ha portato nel mondo la morte e Gesù, sull'albero della croce, anticipata dalla sua nascita, porterà nel mondo la vita. I vari rami dell'albero rappresentano la genealogia nella quale Gesù s'inserisce, portato da mani immonde e sanguinanti, per donare misericordia, perdono e salvezza. L'albero resta tuttora il simbolo del Natale in tutte le chiese orientali, separate da Roma nel 1054.

Tronc de Jessè
Un richiamo natalizio si trova anche sulla tavola, dove le casalinghe preparano le tronc de Jessè, di cui aveva parlato il profeta Isaia, annunciando che "sul tronco decrepito e invecchiato dell'umanità, un virgulto, un germoglio donato dall'alto avrebbe portato nuova vitalità e vigore". Oggi ancora le donne cristiane di Betlemme, che non hanno il panettone o il pandoro, preparano il tronco con pan di Spagna arricchito da creme, cioccolato secondo il gusto e l'immaginazione femminile.

Il presepio
Solo nel 1223, la notte di Natale, a Greccio, nella valle reatina, San Francesco ha vissuto per la prima volta il presepio, con personaggi vivi che hanno riprodotto il vangelo della natività. Da allora nel mondo latino il Natale è stato celebrato con il presepio, sia con sacre rappresentazioni vissute nelle chiese o nelle comunità cristiane, sia con statue approntate nelle varie famiglie.

Lo stupore e la meraviglia
E' interessante sapere come nel presepio vivente della Francia, c'è un personaggio strano, che non porta nulla a differenza degli altri pastori e pastorelle che portano doni alla Madonna. Mentre i presenti lo accusano di taccagneria, Maria che lo nota da lontano lo invita a stare davanti alla grotta per primo, dicendogli: "Tu es le ravì", tu sei lo stupore. Lo stupore e la meraviglia, che auguriamo a tutti i nostri lettori, siano gli strumenti più veri davanti alla dolcezza della nascita di Gesù bambino.
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