25-11-2020 ore 16:25 | Rubriche - Costume e società
di Gloria Giavaldi

Alessandra Lucini Paioni, il dottorato in Olanda per costruire un domani più green

“La scienza è per chi è curioso e non si stanca mai di percorrere quella strada che ci separa dalle risposte”. La cremasca Alessandra Lucini Paioni ha cominciato presto ad alimentare il suo desiderio di ricerca. “Ho iniziato ad avvertire la passione per la scienza dalle scuole medie”. Si è diplomata al liceo classico e ha conseguito la laurea in fisica presso l'università di Pavia. Da pochi giorni ha concluso il dottorato presso l'università di Utrecht (in Olanda) discutendo la tesi Devoloping novel applications of dynamic nuclear polarization in solid- state Nmr spectroscopy. “Ho studiato una tecnica di iperpolarizzazione, necessaria per aumentare il segnale ottenuto dalla risonanza magnetica”. Sono diverse le applicazioni pratiche di questo studio: “ambientali e mediche. Allo stadio di ricerca, vi è anche un'ulteriore applicazione per lo studio del metabolismo. L'iperpolarizzazione viene usata anche come tecnica spettroscopica per studiare materiali che, usati nella catalisi chimica, consentono reazioni chimiche più green”.

 

Lo spirito della ricerca

Si ferma. “Spero sia possibile tradurre i miei studi in termini comprensibili a tutti. La fisica delle energie rinnovabili è uno degli ambiti che mi interessa di più. Non so dove questo percorso mi porterà. La ricerca è così: non è un percorso delineato e definito”. É scoperta. Si coltiva giorno per giorno con pazienza, passione e dedizione. “Il dottorato non è un punto d''arrivo. Resterò in Olanda ancora un paio d'anni. Poi non so se tornerò in Italia. Forse sì, se ci saranno le condizioni”. È uno dei tanti cervelli in fuga. “Non scappo, faccio esperienze. Per i ricercatori avere esperienze all'estero è fondamentale. Spero di poter tornare in Italia”. Per portare un valore aggiunto.

 

Scienza al femminile

Le immagini la ritraggono davanti alla commissione, sorridente e soddisfatta, in una sala “usata solo per le cerimonie”. Per gli eventi importanti. “La cosa più importante per me in quel momento è stata avere accanto la mia famiglia, qui in Olanda, nonostante il Covid. A tutti loro devo i miei successi”. In un ambiente, quello della scienza, che fa ancora fatica a parlare al femminile. “Le cose stanno lentamente cambiando. Ma è un processo lungo e faticoso: ad oggi per una donna è ancora difficile fare ricerca e nel mentre farsi una famiglia”. Vero è, però, che “anche nei programmi scolastici ed educativi si raccontano sempre di più le scoperte di donne di scienza”. Questo è un segnale importante, unitamente a quello che vede gruppi di ricerca multidisciplinari ed internazionali: “Il mio gruppo di ricerca è composto anche da biologi, per esempio. Ci sono ricercatori che provengono da ogni parte del mondo. In Olanda respiri culture diverse che coesistono e convivono”. L'Italia, però, lascia sempre un segno. “A causa del Covid non erano previsti festeggiamenti. Ho portato ai professori del vino italiano: sono stati felicissimi”.

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