25-05-2020 ore 17:38 | Rubriche - Costume e società
di redazione

Lo Statuto dei lavoratori ha 50 anni: come aggiornarlo senza stravolgerne i fondamenti

“Gentile direttore, lo Statuto dei lavoratori compie 50 anni. Il governo che il 20 maggio 1970 lo approvò era quello di centrosinistra, presieduto da Mariano Rumor e il ministro che si trovò in carica al momento dell’approvazione parlamentare fu il democristiano Carlo Donat Cattin. Votarono a favore dello statuto Dc, Psi, Pri, Psdi e anche il Pli. Si astennero Pci, Psiup e Msi. Lo Statuto nacque in contesto segnato dai grandi movimenti studenteschi e operai del 1968-69 che chiedevano profondi cambiamenti sociali e democratici”.

 

Statuto da aggiornare

“Il lavoro era massicciamente concentrato nelle grandi fabbriche del nord, in cui si continuavano ad assorbire molti immigrati provenienti dal meridione. Lo Statuto dei lavoratori fu un coraggioso intervento di carattere riformista, contestato da una sinistra dottrinaria e da una destra conservatrice e spesso reazionaria. Il socialista Giacomo Brodolini e con lui Gino Giugni ebbero il grande merito di avere concepito una legge in linea con le esigenze del tempo. A cinquant’anni di distanza, il mondo del lavoro è radicalmente cambiato ed è quindi naturale che alcune norme dello Statuto possano essere rivisitate, senza cambiarne i suoi principi fondamentali”.

 

Il diritto di avere un lavoro

“Una quantità di giovani sono oggi a partita Iva e il lavoro da casa è divenuta una occupazione particolarmente praticata. Il mondo odierno è troppo lontano da quello della fine degli anni Sessanta. Oggi davvero servirebbe un piano per permettere a un lavoratore di passare da un’attività a un’altra col sostegno di un processo formativo costante e un’unificazione di garanzie e di diritti per ogni tipo di lavoro, a contratto, a tempo parziale, a tempo indeterminato, autonomo. Senza poter dare a nessuno il diritto dello stesso lavoro per tutta la vita, come avevamo noi e i nostri padri, ma concedendo a tutti il diritto di avere un lavoro”. Firmato Virginio Venturelli.

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