24-03-2021 ore 20:30 | Rubriche - Costume e società
di redazione

La Lettera. 'Scuole ancora chiuse: l'orgoglio dei docenti sia garante del futuro dell'Italia'

"Gentile direttore, perché gli insegnanti non provano orgoglio per la loro alta funzione? Perché non comprendono quanto fondamentale sia la loro missione per la vita del Paese? Perché dimostrano, nei comportamenti quotidiani, di sentirsi inferiori per esempio ai sanitari, ai postini, ai fattorini, ai droghieri, ai panettieri, ai macellai, ai lattai, agli autisti, ai ferrovieri, ai giornalisti ed ai giornalai?  Ciascuno di questi lavoratori ha compreso quanto la propria funzione sia nobile, fondamentale e insostituibile nella società. Ciascuno di loro ha compreso che senza la propria funzione il Paese non sarebbe sopravvissuto. Hanno inteso che il Paese non poteva vivere senza assistenza sanitaria, senza comunicazioni, senza beni primari, senza cibi, senza notizie. E che solo loro potevano garantire il soddisfacimento di questi bisogni dei cittadini. E che, difesi con adeguati dispositivi di protezione, il loro dovere era restare al proprio posto di servizio alla società. Sempre, in ogni momento della pandemia.

 

Contro la chiusura delle scuole

Forse che gli insegnanti pensino che per la vita del Paese sia più importante un tozzo di pane o una notizia che la formazione dei futuri cittadini? Perché non comprendono che la loro funzione è, per la vita del Paese, in assoluto la più determinante, maggiore per importanza della stessa sanità? La chiusura degli ospedali al più interromperà qualche vita: la chiusura della scuole interromperà la vita intera e futura del Paese. Creerà una generazione di cittadini incompleti, incapaci di comprendere, decidere e deliberare, infelici nell’animo, monchi nella cultura ed esposti – oggi più che mai – alle folate dell’ignoranza e del qualunquismo. E che deboli fondamenta avrà a quel punto il nostro Paese.

 

Danni futuri

"Perché gli Insegnanti non leggono la letteratura scientifica che dimostra qual danno irreparabile si stia creando nei giovani che non riescono ad affidarsi alle loro cure. E perché non alzano la loro voce a dir basta? Ad esigere – loro per primi, loro pretendendolo con grande fermezza – che le scuole vengano immediatamente riaperte. Senza nascondersi dietro paure che altri lavoratori (come i sanitari, i postini, i fattorini, i droghieri, i panettieri, i macellai, i lattai, gli autisti, i ferrovieri, i giornalisti ed i giornalai) hanno superato per l’orgoglio della propria professione e la responsabilità della propria missione. Senza attendere vaccini o altre panacee per dire: il nostro lavoro, la nostra missione, la nostra professione sono così importanti e vitali per il Paese che non possono essere interrotti. Perché noi, insegnanti, non vogliamo portare la responsabilità del danno futuro che inevitabilmente travolgerà il Paese a causa dell’interruzione della primaria funzione della scuola, che solo noi insegnanti possiamo offrire al Paese. Perché noi insegnanti non tramandiamo solo nozioni, ma insegniamo con la nostra stessa vita e con il nostro esempio quotidiano l’educazione Civica, l’unica materia che può garantire libertà, prosperità e democrazia ad un Paese. E all’Italia. Che il senso civico illumini tutti noi”. Firmato Bartolomeo Dho, medico del lavoro.

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