23-06-2022 ore 12:27 | Rubriche - Musica
di Matteo Raise

Milano. In 57 mila a san Siro per il concerto dei Rolling Stones: ‘alla faccia di chi ci vuole male’

“Alla faccia di chi ci vuole male”. Se devo riassumere il concerto del 21 giugno scorso dei Rolling Stones, non potrei che scegliere queste parole, pronunciate dal palco da Keith Richards durante la presentazione “della banda”, amichevolmente soprannominata così da Mick Jagger. Ha senso un concerto rock alla soglia degli 80 anni? Ha senso un tour dei 60 anni di carriera, con Ronnie Wood saldamente alla chitarra ma senza uno dei membri storici, doverosamente omaggiato in apertura come Charlie Watts, scomparso ad agosto del 2021? Se il rock ha sempre voluto scuotere le coscienze, prima di diventare moda, l’ultimo (per ora) atto di ribellione degli Stones è dare risposta affermativa coi fatti a queste domande.

 

La storia della musica

Il ritorno alla scala del calcio dopo 16 anni è stato un cerimoniale di storia della musica, passando dai necessari classici (Satisfaction, Jumpin Jack Flash, Gimme Shelter, Sympathy for the devil) a brani meno noti, tra cui segnalo una Out of time cantata con coinvolgimento dal pubblico (una gemma dalla Swinging London mai suonata precedentemente dal vivo e rispolverata per questa tournée) e due ripescaggi da quello che, a parere di scrive, rimane il miglior album della storia del Rock, ossia Sticky Fingers (Dead Flowers e Wild Horses).

 

L’ultimo colpo di coda?

Ad accompagnare i tre Stones (Mick, Keith e Ronnie), sul palco erano presenti, tra gli altri, l’ormai bassista acquisito Darryl Jones (ex Miles Davis), e l’imprescindibile Chuck Leavell (ex Allman Brothers). Menzione d’onore per Steve Jordan (già negli X-Pensive Winos di K.R.), il batterista acquisito già dal No Filter Tour 2021, con l’ingrato compito di mettersi alle pelli al posto di Charlie Watts. Sarà davvero l’ultimo colpo di coda degli Stones? Probabile, ma mai dire mai. It’s only rock and roll but I like it è già stato detto?

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