22-12-2020 ore 16:48 | Rubriche - Pandino
di Claudia Cerioli

Fondazione Pandino. ‘Vertenza’ in Regione per il pagamento dei posti letto non occupati

Per le case di riposo è tempo di tirare le somme e fare un bilancio di questo difficile 2020. Difficile per l’’emergenza Covid, ma anche per l’erogazione dei servizi assistenziali garantiti dalle varie Rsa del territorio. Servizi che hanno dovuto fare i conti, e spesso correre ai ripari per come si poteva, con mancanza di personale e forniture tradire di presidi di sicurezza personali. Attualmente, il territorio cremasco sta partecipando ad una ‘vertenza’ tra le Rsa ed il governo regionale. Regione Lombardia è chiamata infatti a pagare le quote per i letti che sono rimasti vuoti (a causa dei provvedimenti istituzionali) come fossero stati occupati. Inoltre, gli istituti sanitari chiedono di firmare i contratti del prossimo anno. Questa ‘battaglia’ non è facile per le Rsa più piccole, come quella di Pandino, per esempio.

 

Dialogo in Regione

Di questo ne abbiamo parlato con il presidente della Fondazione Ospedale dei Poveri di Pandino Massimo Papetti, sempre molto disponibile. “La nostra Rsa è una struttura che accoglie gli anziani in numero ridotto anche se rispetto alla realtà di Pandino e dintorni offre un ottimo servizio ed è un centro che in alcuni momento di bisogno offre anche servizio di sollievo temporaneo per molte famiglie. per quanto concerne la ‘vertenza’, la nostra fondazione, essendo esigua rispetto ad altre strutture (come la Benefattori Cremaschi di Crema per esempio) non può andare, da sola, a dialogare con Regione Lombardia. Per questo, insieme ad altre strutture simili, come numero di prestazioni e posti letto, ci siamo rivolti ad un'associazione che si chiama Uneba (organizzazione di categoria del settore sociosanitario, assistenziale, educativo), che dialoga per conto dei piccoli centri con la Regione. Come fondazione - prosegue Papetti - abbiamo chiesto ad Ats il risarcimento per i presidi utilizzati durante la pandemia e che avevamo acquistato. Ad oggi non abbiamo ancora ricevuto niente. Voglio comunque assicurare che i nostri operatori sono comunque tutelati e offrono ai nostri degenti un servizio di primo ordine. Purtroppo non possiamo ancora fare avvicinare in presenza i parenti, ma vengono gestiti attraverso videochiamate o altri sistemi social consentiti dal Dpcm.

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