21-04-2021 ore 17:25 | Rubriche - Fatto di ambiente
di Alvaro Dellera

Un fatto di ambiente. La fugace sosta in terra cremasca del riservatissimo Voltolino

Considerato il più furtivo tra i migratori a lungo raggio, dalle terre transahariane e sud mediterranee, dove sverna, attraversa a tappe la nostra penisola, da marzo ad aprile, per spingersi oltre la Siberia centrale. Il Voltolino (Porzana porzana) è un rallide particolarmente interessante, bello e colorato. A questa famiglia appartengono anche schiribille e porciglioni, specie poco conosciute a causa della loro abitudine di frequentare ambienti umidi d’acqua dolce: rive di laghi, torbiere e meandri di fiumi, ricchi di vegetazione acquatica e bordati con estesi canneti, alternati a iris giallo o giaggiolo acquatico, typha latifoglia, roveti e il carice dai folti ciuffi.

 

Mimetismo del piumaggio

Per questa specie è necessario che il livello dell’acqua sia basso e costante non più di pochi centimetri, dove trova facile nutrirsi di insetti e larve che cerca sulla superficie dell’acquitrino. Il mimetismo del piumaggio, se pur ricco di colori ben definiti e punteggiato di bianco, è qualcosa di particolarmente ammirevole e si confonde facilmente con la fitta vegetazione erbacea dalla quale non si allontana quasi mai. Le popolazioni europee di Voltolino sono stimate in qualche migliaio di coppie, ma in forte diminuzione. In Italia la stima è di circa 200 coppie. Potremmo proprio chiederci, chi l’ha visto mai? Facile quindi comprendere quanto questa specie viva uno stato di minaccia generale causato principalmente dalla riduzione degli habitat idonei.

 

Breve sosta cremasca

Acquista così grande importanza l’osservazione di non più di tre o quattro individui durante il breve periodo di passo migratorio che da diversi anni interessa alcune piccole aree allagate e umide del cremasco. Una breve sosta di pochi giorni prima di riprendere la migrazione che li porterà a nidificare verso il nord Europa e nel nord est della nostra penisola. Ottimisticamente si pensa che la popolazione possa essere un poco sottostimata proprio a causa della difficoltà di osservazione. Le dimensioni relativamente piccole, paragonabili al comunissimo merlo, ma dalle abitudini semi crepuscolari, poco incline al volo diurno e l’eccessiva prudenza ad esporsi, alzano l’asticella dell’osservazione anche dove sia stata accertata la presenza.

 

Ecosistemi umidi di pianura

La sua scoperta richiede molte ore di ricerca e appostamento, spesso senza esito alcuno. È motivo di sorpresa e di grande emozione scorgere e fotografare questo piccolo rallide, unita alla speranza che possa trattarsi di nuovi individui da aggiungere a quelli stimati. Un privilegio che il nostro territorio ha e che speriamo possa ancora mantenere a lungo, ma solo se sapremo conservare le qualità ambientali ed ecologiche dei fragilissimi e precari ecosistemi umidi di pianura che stanno, ahimè, già mostrando il loro veloce interramento.

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