20-06-2025 ore 20:39 | Rubriche - Fatto di ambiente
di Alvaro Dellera

Un fatto d'ambiente. Il ramarro occidentale nel cremasco: una specie fortemente minacciata

Il ramarro occidentale o lacerata bilineata, presente in abbondanza fino a qualche decennio fa in pianura padana, in che stato di salute si trova ora? Nel cremasco è ancora presente oppure questa specie si è estinta? La risposta arriva visitando attentamente alcuni particolari habitat dove questo sauro ama trascorre la propria vita. Nonostante la Iucn (Unione internazionale per la conservazione della fauna) consideri la specie a minor rischio di estinzione per la sua ampia distribuzione, in pianura padana non è ancora considerata estinta ma è fortemente minacciata a causa dell'utilizzo massiccio dei pesticidi, dalle coltivazioni intensive e dalla frammentazione dei suoi habitat. Un’attenta ricognizione dei luoghi cremaschi più idonei alla loro vita post letargo e riproduttiva conferma la fortissima diminuzione di questo rettile.

 

L’habitat cremasco del ramarro

I ramarri prediligono ambienti di transizione tra prati e boschi, ma si possono avvistare anche in zone completamente boschive ma soleggiate, oppure in ambienti abitati dall'uomo, come prati incolti o radure coltivate, solo raramente in aree urbane. Questa descrizione dei luoghi potenzialmente frequentati dal ramarro ci porta ad esplorare alcune aree del cremasco ben identificate a partire dal parco della colonia Seriana in sponda destra del fiume Serio fino a raggiungere, attraverso una ciclabile sterrata, il bosco del lascito Chiappa ed il giovane Bosco del liceo in località santa Maria della croce. I sentieri sterrati e la luce solare che penetrano attraverso il folto degli alberi crea un ambiente contrastante di luci ed ombre ideale per rendere ancora più mimetica la sagoma giallo verde smeraldo di questo splendido ed innocuo sauro, le cui dimensioni possono raggiungere i quaranta centimetri di lunghezza. Il dimorfismo sessuale è particolarmente evidente durante il periodo riproduttivo, solitamente nel mese di maggio, dove il maschio assume nel sottogola una colorazione azzurro cobalto. Nel silenzio del bosco, lungo il tratto che collega il lascito Chiappa al bosco del liceo, interrotto solo dai leggeri passi che smuovono il ghiaietto è ancora possibile e con un poco di fortuna scorgere il ramarro correre velocissimo da un lato all’altro del sentiero per poi scomparire nel folto del sottobosco. 

 

Alimentazione e insidie 

Risulta sempre più improbabile riuscire a scorgere la coppia o il singolo soggetto distesi a terra o su di un albero a godersi i raggi solari che li riscaldano a dovere prima di un accoppiamento e di un ritorno frettoloso a terra per difendere la propria zona da eventuali invasori. L’alimentazione del ramarro è fatta soprattutto di piccoli insetti come i coleotteri , piccoli mammiferi e frutta matura. Il bosco del lascito Chiappa con alberi di prugne, noci, gelsi, biancospini, sambuco e uva è una miniera di cibo per questi lucertoloni, ma allo steso tempo un’insidia, per la presenza di predatori come il biacco, la donnola, la faina e alcuni roditori che possono nutrirsi anche delle loro uova. Le insidie che stanno determinando la sua rarefazione passano anche dalla scomparsa di siepi e dal traffico stradale, ed è sempre più importante proteggere gli habitat rimanenti e ridurre i rischi dell’intensificazione dell’agricoltura e dell’urbanizzazione. Queste concause portano il ramarro ad essere sempre più isolato in piccoli gruppi di popolazione rendendo ancora più vulnerabile la specie.