20-03-2023 ore 20:20 | Rubriche - Fatto di ambiente
di Alvaro Dellera

Alla scoperta delle palate del fiume Serio: un patrimonio cremasco da riscoprire e valorizzare

Dighe, sbarramenti, traverse oppure semplicemente palate. L’ambiente del fiume Serio offre anche questo. Poco considerate, forse un poco dimenticate o vagamente ricordate solo come punti geografici dentro una mappa fluviale che non ha riferimenti topografici civici, ma solo toponomastici. Questi manufatti idraulici di grande importanza storico/culturale realizzati nel tardo 1400 sono comunque un punto di riferimento per chi visita e percorre su e giù il corso del fiume che scorre nel territorio cremasco.

 

Le quattro palate

La più conosciuta, grazie al fatto che rientra all’interno della riserva fluviale del Parco Serio il cui invaso genera l’omonima roggia, è la palata del Menasciutto. Un’opera di ingegneria idraulica oggi ricostruita in cemento ma in passato realizzata con pali in legno, come le restanti quattro palate: una è andata completamente distrutta. Tutte si trovano in sponda sinistra del fiume Serio e prendono il nome dalla roggia che generano. In ordine: scendendo da nord verso sud partendo da Casale Cremasco Vidolasco troviamo le palate delle rogge: Babbiona, Malcontenta, Menasciutto, Roggia vecchia o Archetta e Borromea (nella foto sotto). Nelle vicinanze delle roggie Babbiona e Malcontenta, sempre in comune di Casale Cremasco Vidolasco, sorge la Casa dell’acqua. La struttura museale del Parco Serio rende omaggio al tema dell’acqua e alle opere idrauliche che caratterizzano questo tratto di territorio.

 

 

Il livello sul mare

Le palate non sono altro che uno sbarramento del fiume che determina un rallentamento e un innalzamento del livello dell’invaso dentro lo stesso alveo dal quale sottrarre una portata d’acqua che riempie lo scavo predisposto. Le palate rallentano la velocità dell’acqua: dal ghiaioso ed esteso alveo fluviale in territorio di Mozzanica, a 102 metri sul livello del mare, dopo un dislivello altimetrico di oltre 27 metri in pochi chilometri, raggiunge le alte, sinuose e strette sponde del fiume Serio, pian piano che ci si avvicina alla città di Crema, posta mediamente a 75 metri sul livello del mare.

 

 

Antica tradizione

Gli scavi delle rogge Babbiona e Malcontenta risalgono al 1463, le rispettive e antiche palate furono tutte costruite con la tecnica dei pali in legno. Oggi rimodernate e sfruttate idraulicamente, con accanto moderne, ma ‘chiacchierate’ centraline idroelettriche, sono ancora ben visibili e funzionanti tranne la palata in località ‘Saletti’, che anticamente alimentava la Roggia vecchia o Archetta, andata distrutta con la piena del fiume Serio nel 1960 e mai più ricostruita. Oggi si scorgono, a testimonianza, i consumati pali affioranti. Così nel 1863 la descrisse L’ingegner Carlo Donati de Conti, nel testo L’idrologia storica: “...la Roggia Vecchia o Roggia Archetta ha la sua bocca sul fiume serio sostenuta da una traversa composta da grossi pali, e detta perciò palata, posta a due chilometri e mezzo dal ponte della città di Crema... Al disopra della medesima si trovano la Babbiona la Malcontenta e il Menasciutto tutte mediante traverse di pali con antipetto di fascine dell’altezza dai mt. 1,20 a 1,50 sul fondo naturale del fiume”.

 

Struttura mobile

Questa diffusa rete di rogge e canali, alle quali oggi è affidata la principale funzione di irrigazione, anticamente non aveva solo la finalità dell’irrigazione: dalla forza motrice per argani e mulini, all’uso idro potabile, al trasporto, all’allevamento. La più estesa delle cinque palate, lunga circa 100 metri, è quella che origina la Roggia Borromea (1587) nei pressi della città Crema. La struttura mobile di questa palata, costituita da paratoie comandate da solidi ingranaggi, permettono di variarne le aperture, regolando il flusso d’acqua in uscita. Questi meccanismi idraulici e meccanici tutt’ora esistenti, risalgono al XX secolo, ma oggi non sono più in funzione. Le palate sono manufatti e presenze ambientali che meritano una conservazione e una visita accurata e rispettosa con un occhio al passato. La loro conoscenza e la loro storia aumentano la stima, la cura e la protezione che dobbiamo avere verso il nostro antico fiume e le sue risorse idrologiche, paesaggistiche, economiche e ambientali.

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