19-12-2021 ore 20:31 | Rubriche - Medicina e salute
di Gloria Giavaldi

Santa Marta. Multidisciplinare e innovativa: la riabilitazione cardiologica si fa su misura

Il direttore dell'unità operativa complessa di riabilitazione cardiologica dell'ospedale santa Marta di Rivolta d'Adda (presidio di Asst Crema), Marco Ambrosetti è il neopresidente di Itacare-p, associazione nazionale nel settore della cardiologia clinica, preventiva e riabilitativa, sorta con l'obiettivo di riunire professionisti del team multidisciplinare riabilitativo (medici, fisioterapisti, dietisti, infermieri, psicologi, assistenti sociali) con pazienti ed esponenti della società civile. Come spiega Ambrosetti: “è un'associazione del terzo settore che mira a promuovere la cultura della prevenzione e della riabilitazione delle malattie cardiovascolari, a beneficio di professionisti sanitari, pazienti, cittadini, mediante studi, linee guida, ricerche scientifiche, iniziative didattiche e formative” . Primo tra tutti il convegno che si è tenuto a Milano gli scorsi 26 e 27 novembre con la partecipazione di circa 200 iscritti (tra modalità online e in presenza) e l'intervento di vari professionisti tra cui anche Giuseppe La Piana, direttore dell'unità operativa di riabilitazione respiratoria di Asst Crema, la fisioterapista Chiara Beccaluva e Daniela Zaniboni, Chiara Meloni e Enrico Merlo della riabilitazione cardiologica. “Una perfetta integrazione tra questi due settori è fondamentale – precisa Ambrosetti – per una buona riuscita degli interventi riabilitativi a beneficio dei pazienti”.

 

Fare cultura

La riabilitazione è utile per la cura del malato cardiologico in seguito ad un evento acuto e per la cura del paziente cardiopatico cronico. Ciò che manca è la consapevolezza “a tutti i livelli”. Bisogna parlarne per “favorire un incremento numerico dell'offerta. In Italia sono circa 250 le strutture deputate alla riabilitazione cardiologica. Da questo punto di vista, la Lombardia è una regione virtuosa, ma si rileva ancora una forte discrepanza tra la potenziale domanda e la potenziale offerta. Su 140 mila ricoveri per infarto solo un terzo afferiscono a percorsi riabilitativi”. Se da una parte è utile “accrescere la sensibilità del pubblico decisore, dall'altra manca una cultura della riabilitazione cardiologica negli stessi cittadini”. In primo luogo è necessario “promuovere la completezza dell'intervento: affinché si abbia un percorso efficace non basta un efficace trattamento medico specialistico. Servono il training fisico ed un intervento specializzato sull'aspetto psicosociale e nutrizionale”. L'approccio deve essere multidisciplinare per assicurare benefici nel lungo periodo, “tanto in termini di aumento della sopravvivenza, quanto in termini di di miglioramento della capacità funzionale, della qualità di vita e del contesto sociale di appartenenza”.

 

Attenzione alla persona

Il trattamento deve essere cucito a misura, “deve essere sartoriale”, ma “vi sono componenti fondamentali imprescindibili. Si possono declinare nella tensione al raggiungimento dei cosiddetti target di prevenzione secondaria. Sono i valori di pressione arteriosa, della circonferenza vita, che devono essere raggiunti perché il paziente dopo un evento infartuale raggiunga quell'assetto globale che diminuisce il rischio di recidiva. Nei vari percorsi poi lavoriamo per l'incremento della tolleranza soggettiva allo sforzo, affinché il paziente non solo sia in grado di svolgere le normali attività della vita quotidiana, ma anche di sostenere sforzi fisici senza avvertire fatica”. Riabilitare significa “garantire una piena partecipazione sociale. Ecco perché l'intervento erogato guarda alla persona nella sua globalità. Non si limita alla cura della malattia, ma promuove il reinserimento completo a livello sociale e lavorativo”. Per fare questo pone attenzione anche alle relazioni familiari del paziente: “viene effettuato un lavoro di mappatura a livello familiare, integrando la componente medica e quella sociale, per individuare le risorse che possano assicurare la migliore assistenza e la continuità delle cure nel lungo periodo”. Il tema principale per la buona riuscita di un percorso riabilitativo è “quello dell'aderenza terapeutica: una delle principali cause di recidiva è data dalla mancata osservanza delle terapie prescritte e dalla mancata attuazione delle modifiche consigliate allo stile di vita. Del resto, nessuna medicina è efficace se non viene assunta correttamente e nessuno stile di vita è benefico, se non viene espletato in modo continuativo”.

 

Teleriabilitazione

Il prossimo orizzonte è rappresentato dalla teleriabilitazione. Continuando ad utilizzare la centrale multiservizi nata con l'emergenza Covid, a Rivolta d'Adda viene già attuata una telesorveglianza per il mantenimento della stabilità clinica. Si rivolge a pazienti selezionati affetti da bronchite cronica ostruttiva e da scompenso cardiaco. “Proponiamo una riabilitazione cardiorespiratoria che comporta una completa integrazione con l'unità diretta da La Piana. Vorremmo fare un passo in più rispetto alla mera telesorveglianza: creare un vero e proprio intervento riabilitativo effettuato da remoto ma seguito da specialisti ospedalieri”. Ad oggi questa modalità di intervento non rientra nei Livelli essenziali di assistenza: “si sta strutturando negli ultimi tempi anche a livello regionale. Vogliamo farci trovare pronti già con l'inizio del nuovo anno”. Non potrà trovare applicazione in modo indiscriminato: “per le situazioni di elevato rischio cardiovascolare sarà sempre indicato un intervento in una dimensione ospedaliera”. La teleriabilitazione può rappresentare un valido aiuto per “pazienti a basso rischio che ad oggi non afferiscono al reparto o per coloro che manifestano bisogni di assistenza e mantenimento nel lungo periodo. Così facendo amplierebbe la fetta di popolazione in grado di accedere alle cure”. Al termine di ogni percorso teleriabilitativo è previsto un momento di valutazione finale in presenza per prendere atto “dei bisogni soddisfatti, del rischio effettivo del paziente e per determinare la prosecuzione assistenziale e l'affidamento al medico di base”.

 

Prevenzione

Il ricorso alla cardiologia riabilitativa può essere utile anche in ottica preventiva. “Da novembre 2021 Medicare, la principale fonte assicurativa americana per il pagamento delle spese sanitarie, ha lanciato million heart 2022: un milione di infarti e ictus da prevenire nei prossimi cinque anni anche portando l'utilizzo della cardiologia riabilitativa dall'attuale 24 per cento al 70 per cento. Questo per sottolineare quale importanza può avere la nostra attività per la salute pubblica”. Sul versante della prevenzione cardiologica è la donna ad avere la peggio. “In primo luogo per una ragione culturale: nella nostra società ad oggi viene attribuito alla donna un ruolo di cura degli altri. Ciò fa si che spesso trascuri la sua salute. In secondo luogo, vi è stato un cambiamento degli stili di vita: se negli ultimi decenni sono diminuiti i fumatori di sesso maschile, ciò non vale per le giovani donne. Questo le espone ad un maggior rischio di patologie cardiovascolari”. Nonostante ciò in fase riabilitativa ambulatoriale “il numero delle donne è irrisorio”. Il futuro, dunque, guarda ad un medicina personalizzata, capace di valutare le peculiarità di ciascuno: “la medicina di genere, appunto”.

3285