19-09-2021 ore 20:02 | Rubriche - Costume e società
di Gloria Giavaldi

Un giorno all'inferno e il valore della felicità. Tomasoni: 'abbiate il coraggio di scegliere'

La strada in salita davanti a sé, le braccia che spingono la carrozzina, il sorriso che non manca mai. I colori della natura appena dietro. La vetta davanti agli occhi. Un traguardo da tagliare non è altro che un obiettivo da raggiungere. “Quando, dopo tre giorni dall'incidente, mi hanno informato che avrei dovuto vivere su una carrozzina, ho subito avvertito il dispiacere di dover rinunciare alla montagna. A casa mia, al mio stile di vita, ai miei luoghi, alla bellissima sensazione di arrivare in vetta. Ad una parte di me”. Si era sbagliato Giordano Tomasoni: “l'ignoranza fornisce una visione parziale della realtà. Sulla sedia a rotelle ho subito respirato la stessa libertà che avvertivo sulla mia bicicletta, quel desiderio di sapere, di sperimentare, di conoscere i miei limiti. E, ovviamente, di andare in montagna a Castione della Presolana. Ci metto un po' più di tempo, ma tornare a vivere le strade per arrivare in vetta è bello”. Basta. Basta esserci. “Oggi so che la felicità è una scelta. Nella mia vita non c'è più spazio per il nero, vivo solo di bianco attraverso tutte quelle cose che ho dato per scontato prima: il caffè con gli amici e la bellezza di un tramonto”.

 

Il coraggio di scegliere

Prima c'era l'inferno. “Un giorno dato alla depressione è un giorno passato all'inferno”. Si ferma, Giordano. Fa delle pause. Il silenzio oggi è pieno di consapevolezza. “L'incidente” che gli ha cambiato la vita in realtà è stato “una scelta. Il suicidio è stato una scelta. La prima dopo “aver vissuto per del tempo senza il coraggio di cambiare”. La sua vita era apparentemente perfetta. Tutto era in ordine: una moglie, due figli, un lavoro. Faceva il falegname, Giordano. Lavorava il legno in un paese di montagna. Il suo accento lo conferma. “Noi bergamaschi ci facciamo sgamare con poco”. Ride. “Le garanzie non sono tutto. Quando un lavoro non gratifica più bisogna avere il coraggio di cambiare”. Di scegliere. “Non bisogna farsi andare bene le cose. Bisogna agire”. Bisogna vivere. “Tengo stretto a me il rimpianto di non aver avuto il coraggio di scegliere”. Prima. “Mi sono fatto bruciare dalla sofferenza. La depressione brucia dentro tutti i giorni: bruci vivo, tra la paura di non essere compreso e l'apatia, indossi una maschera per non farti riconoscere”. Poi scegli. “Il suicidio? Un modo per porre fine alla sofferenza. Giorno per giorno la mia vita stava morendo. La morte era diventata mia amica, era l'unica ancora di salvataggio per spegnere il dolore”. Ogni giorno era una copia del precedente. “La mia maschera sempre la stessa”. Il tempo scorreva con lo stesso tono. Fino a “quel giorno”. “Mi sono fermato sul ponte che attraversavo sempre per andare al lavoro e con una certa pace interiore ho trovato il coraggio di scavalcare. Era un giorno come tutti gli altri”.

 

'La felicità è una scelta'

Il buio. Il silenzio. Il corpo in frantumi. La lesione midollare. La sedia a rotelle. La necessità di guardare oltre. Il cambiamento era richiesto. “Mi sono trovato immobile in un letto d'ospedale ed ho capito che anche la felicità è una scelta. Le scelte scandiscono la vita e ti rendono protagonista”. Regalano opportunità. “La vita in sedia a rotelle è stata una nuova sfida. Ha risvegliato in me la curiosità, il desiderio di sperimentarmi in questa nuova condizione, di misurare i miei limiti. La risposta che mi sono dato è che la vita è comunque appagante. Con modi diversi, stili differenti, tempi prolungati. Ma oggi sono felice”. Il benessere è a misura di ciascuno. “La carrozzina non è un ostacolo, fa parte della mia vita. La mostro senza paura e con orgoglio”. La porta con sé nelle migliori avventure. “Lo sport mi ha fatto girare il mondo. Mi ha fatto correre tra vari continenti”. Dall'handbike allo sci, con le medaglie al collo e la motivazione nel cuore. Le sue giornate iniziano presto. Inizia a chiacchierare dopo le 11. Prima si allena. “Lo sport mi ha insegnato che se ti alleni sempre per la stessa cosa otterrai sempre gli stessi risultati. Mi ha proposto un percorso nuovo, di crescita, dove l'unico avversario sono io. Mi alleno ogni giorno per migliorare”. Ciò che salva è la motivazione. “Non è importante la gara. Non è importante andare più veloce degli altri. Serve la costanza, la fatica. Bisogna aggrapparsi a quei perché che consentono di continuare. Nel mio caso, di svegliarmi presto per andare a sciare a meno dieci gradi. Il segreto sta nel trovare ogni mattina la voglia di fare quella fatica”.

 

'Un tumore dell'anima'

Non c'è spazio per mentire. “Amo raccontare la verità, è sempre una. Avrei potuto stare in silenzio, ma la verità mi avrebbe ferito”. Per questo ha deciso di metterla nero su bianco, in tre racconti autobiografici. “Sono un falegname, non uno scrittore. Ho la terza media e mai avrei pensato di creare tutto questo. Ho voluto mettermi in gioco, per abbattere le mie paure: le cose che sembrano impossibili sono quelle per cui vale la pena metterci fatica ed impegno”. Tra i libri, con Giordano inizia un viaggio a ritroso. Il primo, Mi spinge la salita “è un inno alla vita, è il libro che avrei voluto leggere in unità spinale per ritrovare la fiducia”. Il secondo Esserci può bastare è “per lo sport”. Non per le gare, non per le medaglie, per la grinta quotidiana ritrovata nelle passioni di un tempo. E di un luogo. Il terzo, Il bisogno di morire, è “il libro che avrei dovuto scrivere subito, quello che mi ha richiesto più tempo in assoluto. Mi ci sono voluti dei giorni per tornare indietro”. Per spiegare il perché di quel gesto in un mondo pieno di superficialità. “Pensavo fosse giusto aiutare le persone a capire. Non basta dire che una cosa succede, bisogna anche capire perché capita. Spesso non c'è tempo, lo vediamo anche nel mondo dell'informazione”. Ma vale la pena. Anzi, a volte vale la vita. “Anche solo una, ma non bisogna mai stancarsi di parlare, di sensibilizzare. La depressione è un tumore dell'anima, è un giorno passato all'inferno”.

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