“A Sanremo nessuno è così come lo vedi: sono tutti truccati, tutti ritoccati, nessuno escluso”; questo, Roberto Poggi lo sa bene. Parrucchiere cremasco, da anni cura, trucca e imbelletta celebrità della scena musicale e protagonisti del jet set nelle occasioni più disparate: dal Coca-cola summer festival di Roma al Festival del Cinema di Venezia, passando per il Festival di Sanremo. Anche quest’anno ha dato il suo contributo dietro alle quinte del festival della canzone italiane, a colpi di phon ed ombretto.
Come sei arrivato al palco dell’Ariston?
“Prima di Sanremo ho fatto la direzione artistica di importanti aziende, come Revlon. Sono anche un truccatore e questo nell’ambito dello spettacolo ha grande importanza. Da anni mi occupo di grandi manifestazioni come quella di Sanremo; sono uno dei 4 tutor che fanno formazione e curano il trucco durante il Festival, sotto la direzione di Marco Lanfranchi”.
In cosa consisteva il tuo lavoro al Festival di Sanremo?
“Insieme al mio staff di 24 persone abbiamo preparato tutti gli ospiti internazionale della manifestazione, oltre ai Dear Jack, Bianca Atzei, Tiziano Ferro, Nesli e Albano. Ci occupavamo del pre-trucco e seguivamo gli artisti durante le prove, per capire se l’immagine che avevamo studiato desse effettivamente l’effetto desiderato. Quando serviva, assistevamo al trucco anche oltre gli orari del Festival”.
Cosa cambia tra lavorare in negozio e dietro le quinte di una grande manifestazione?
“Il lavoro da negozio è creativo, è tuo; è diverso il rapporto che si instaura tra cliente e parrucchiere. Quando hai a che fare con le case discografiche e con gli artisti di un certo spessore invece non puoi inventare nulla, devi seguir le indicazioni delle etichette. Non puoi prenderti certe libertà, i quegli ambienti, altrimenti rischi che ti sbattano fuori, com’è capitato quest’anno ad alcune persone”.
Di strada ne hai fatta e qualche soddisfazione te la sei tolta. Hai ancora qualche sogno professionale?
“Non si smette mai di sognare. Non disdegno mai qualsiasi lavoro mi venga proposto, da quello di livello al più umile. Per quanto riguarda la professione, non saprei: nel corso degli anni ho fatti così tanti palchi e passerelle che non li ricordo tutti. Che sia Sanremo o qualcosa di diverso, come il festival del Cinema, parliamo sempre di alti livelli ma il bello è che ogni volta è diverso”.
Si può lavorare ad alti livelli anche a Crema?
“La nostra città forse non ha ancora capito come si lavora a certi livelli. Quando si organizzano sfilate o manifestazioni io rispondo sempre “vorrei ma non posso”: in quelle occasioni non si esprime niente, se devo dedicare tempo per un’immagine anche il supporto che mi forniscono deve essere di livello. Sono passato per l’antipatico di turno perché in un’occasione recente ho declinato l’offerta per la mancanza di qualità organizzativa da cui io non posso prescindere”.
Preferisci lavorare a Crema o in giro per l’Italia, tra festival e manifestazioni?
“Entrambi: questa è la mia vita ed io non sono la star della situazione. Sono un parrucchiere, il nostro lavoro è questo, poco importa che ci sia cornice, sullo sfondo, che ti dia più visibilità. Ciò che conta è sssere stimolati ad andare avanti. A Sanremo ho fatto sfilare Barbara Montagnoli con Yukiko, l’ho fatto per la mia città, che se posso l’aiuto volentieri, perché vorrei davvero che Crema diventasse un pochino meno conservatrice sotto certi aspetti ed apra un po’ di più lo sguardo”.