18-06-2015 ore 19:55 | Rubriche - Medicina e salute
di Ilaria Bosi

Punture d’insetto. I consigli dei professionisti dell'Ospedale di Crema

Negli ultimi giorni anche il Cremasco ha registrato un sensibile aumento della presenza di insetti, che ha molto preoccupato la popolazione. Scopriamo tutto quanto è possibile sulle punture d'insetto con Iury Franchi, medico del Pronto Soccorso, Giovanni Viganò direttore del Pronto Soccorso, Tullio Elia Testa, direttore della Farmacia, Manuela Savoldelli, farmacista dell'Azienda Ospedaliera ‘Ospedale Maggiore’ di Crema.

 

Le statistiche

Almeno una volta nella vita si viene punti da un imenottero, un'Ape o una Vespa: questo è quello che dicono le statistiche mondiali, con un’approssimazione confortata dall’alto numero di persone sensibilizzate in età adulta al veleno di questi preziosi insetti. Gli imenotteri comprendono specie di famiglie diverse, le più comuni alle nostre latitudini sono: l’Ape (Apis mellifera) e i membri della famiglia delle Vespe (in gergo locale ‘martinelli’), con numerose specie come la Vespula (Germanica o Vulgaris), la Dolichovespula (Media e Silvestris), la Vespa Crabro o Calabrone e i Polistes (Dominulus, Gallicus, Nimhus, Biglumis). Ciascuna ha caratteristiche e abitudini di vita assai diverse ma tutte hanno una funzione importante nell'ecosistema e alcune, come la specie Apis, sono ultimamente molto discusse - perché sempre più rare - rappresentando un indicatore di salute dell'ambiente, in virtù della loro estrema fragilità all'esposizione ai veleni ambientali.

 

Il veleno e l'anafilassi

Talvolta noi umani abbiamo a che fare col loro veleno, che questi insetti usano quasi sempre per difendersi dai nemici (api), o per paralizzare o uccidere una preda di cui cibarsi (vespe). In una piccola percentuale di casi il rischio di un puntura può essere estremamente grave e provocare un'anafilassi, ossia una reazione allergica così grave e violenta da mettere a rischio la vita. Tuttavia la maggior parte delle punture di imenottero provoca unicamente una fastidiosa ma non pericolosa reazione locale, che può estendersi fino a 10 centimetri ed essere caratterizzata da gonfiore e rossore. Questa reazione non presenta alcun rischio maggiore. In questi casi si ha solo una normale risposta infiammatoria locale, che può manifestarsi anche lentamente nel corso di diverse ore, per la quale non serve altro che pazienza (in genere una giornata), ghiaccio applicato localmente, eventualmente associato a creme cortisoniche e analgesici.

 

Reazioni gravi

Situazione diversa è quella della reazione locale estesa che, per definizione, avrebbe un diametro medio superiore ai 10 cm circostanti la sede di puntura, ma che in genere interessa un intero segmento corporeo (avambraccio, braccio, coscia, ecc). Anche questo tipo di reazione può insorgere rapidamente o crescere lentamente nell’arco di 6-12 ore, con regressione in alcuni giorni. Il trattamento è quello descritto sopra, ma in genere è richiesta anche la somministrazione di steroide per via sistemica. In questo caso è opportuna anche una valutazione allergologica. Se invece il nostro sistema immunitario è sensibilizzato al veleno di una di queste specie di imenotteri, può reagire attivandosi e mettendo in campo istantaneamente un esercito di molecole con una reazione anche violenta, che di solito si sviluppa da pochi minuti a mezz’ora dopo la puntura. In questi casi la risposta individuale può variare, potendosi presentare come reazione orticarioide estesa a tutto il corpo, con intenso prurito e malessere generale, eventualmente con edema/angioedema, cioè gonfiore delle mucose, anche in sedi vitali quali la glottide, con sensazione di soffocamento. Il coinvolgimento di un altro apparato, oltre alla cute, come quello respiratorio (con affanno, mancanza d’aria, oppressione toracica), intestinale (con crampi addominali e diarrea), cardiocircolatorio (con ipotensione, tachicardia, aritmie cardiache, sincope, cioè perdita dei sensi) fanno porre la diagnosi di reazione anafilattica, che può avere diversi stadi di gravità fino allo shock.

 

L'uso dell'adrenalina

Di fronte ai primi sintomi sistemici, ovvero al coinvolgimento di due o più organi, bisogna intervenire al più presto per bloccare la reazione allergica che sta montando. Il farmaco da utilizzare in questa situazione è l'adrenalina. Per la reazione cutanea estesa (a tutto il corpo) possono bastare cortisonici e antistaminici, meglio se somministrati in ambiente ospedaliero, ma comunque nel più breve tempo possibile.

 

Il pungiglione

Bisogna fare attenzione, per quanto possibile, alle caratteristiche dell'imenottero coinvolto, al suo aspetto, al suo colore e alla sua forma, ma anche all'ambiente preciso in cui ci si trovava e all'eventuale presenza del pungiglione nella sede dell'inoculazione, perché tutte queste informazioni guidano il medico specialista nell'identificazione del tipo di imenottero e quindi, in caso di reazione sistemica, della profilassi opportuna, che è diversa a seconda della specie di insetto pungitore. Importante è, ad esempio, verificare se nella sede sia rimasto il pungiglione: le api hanno un pungiglione seghettato e muoiono, lacerandosi l’addome mentre cercano di volare via, lasciandolo infisso nella pelle; al contrario le vespe hanno un pungiglione liscio e possono pungere più volte.