18-04-2016 ore 15:06 | Rubriche - Costume e società
di Angelo Tagliani

Guerra della siesta. Il diritto alla pennichella tra Zapatero, Berlusconi e Rajoy

Per gli spagnoli la pausa tra le 14 e le 16, in alcuni casi fino alle 17, è una vera e propria istituzione. La siesta è nota e diciamolo pure, invidiata in tutto il mondo. Eppure dopo il primo tentativo, fallito, del 2013, il primo ministro spagnolo Rajoy è tornato alla carica, con l'intento di scambiarla in parte o del tutto con un sostanzioso anticipo sull'orario d'uscita da fabbriche, istituti o dall'ufficio. A dar man forte ai tradizionalisti della siesta, i fatturati di colossi come Google e Nike, secondo i quali il riposo ed il comfort sui luoghi di lavoro sono indispensabili all'aumento di creatività.

 

Tra Franco e Zapatero

L'ex primo ministro socialista Zapatero, invece, era di tutt'altro avviso e aveva provveduto ad accorciare l'orario del pranzo dei dipendenti pubblici, ricavandone il convinto plauso degli industriali spagnoli, convinti che l'8% del Pil andasse in fumo con l'ingresso nel mondo dei sogni. Lo spuntino degli spagnoli rischia ora di andare di traverso a tutti, visto che Rajoy non solo vuole estendere il provvedimento dell'ex collega, ma anche allineare il fuso orario a Greenwich, rettificando l'omaggio che il dittatore Francisco Franco fece nel 1942 all'omologo tedesco, piazzando le lancette sull'asse di Berlino.

 

Churchill, Silvio, Einstein e Dalì
Nel mondo latino il relax postprandiale è insito nel dna; pratica amata da politici o artisti – Napoleone e Churchill ne approfittavano a metà battaglia – ne facevano uso anche la Thatcher e Clinton – sia detto senza ironia – pure Berlusconi dichiarava convinto di far largo uso di sonnellini lampo. Se il micro-sonno è indispensabile ai navigatori solitari, Salvador Dalì era solito trovare sopra una chaise longue la posizione ideale per dar forma ai sogni, mentre Albert Einstein – un altro di quelli fuori dagli schemi – teneva una penna in mano perché lo svegliasse una volta caduto tra le braccia di Morfeo.

 

La rivoluzione del pisolino

Stando al celeberrimo Journal of Sleep la mancanza di sonno costa agli Usa 63 miliardi di dollari, mentre per Arianna Huffington, fondatrice di Huffington Post, è stata folgorata sulla via dello stakanovismo e dopo un malore per la stanchezza s'è fatta paladina della Sleep Revolution, da promuovere con tappe – ovviamente molto rilassate – nei college a stelle e strisce. In Gran Bretagna, molto poco perfida Albione, godono di grande popolarità i "duvet day", i giorni del piumone, che si traducono in due giorni di ferie extra senza dover dare ulteriori spiegazioni. Amata da Percolla a Brancati, passando per García Márquez o Delerm – che tra l'altro ha scritto pure del piacere della prima sorsata di birra - la pennichella non solo gode di dignità letteraria, mentre la Cina, che evidentemente quando c'è da prender spunto dal meglio non si tira mai indietro, è riuscita nel capolavoro di sancire nella Costituzione il diritto alla siesta: tenete bene a mente, che poi ripetere si sa, aiuta anche a prender sonno, il mantra s'intona così: xiu-xi.