18-02-2021 ore 20:30 | Rubriche - Costume e società
di Gloria Giavaldi

Phil Holland in Scozia racconta Crema: 'con Oriana riscopro casa mia. Un giorno tornerò'

“Crema è casa mia. I sapori, gli odori, le persone sono parte di me. Oggi mi manca persino la nebbia”. Eppure Philippa Holland sembra essere a casa anche ora. Al di là del computer si intravede uno studio. Qualche libro sullo sfondo crea il giusto calore. “Inadatto alla Scozia, qui fa sempre freddo. Il sole scalda tre o quattro giorni l'anno e sembra regalare il paradiso. Per il resto tira sempre un vento gelido”. Di quelli che sfiorano la pelle e non la abbandonano più, “penetrano e creano distanza”. Forse anche per questo, dopo i saluti iniziali, l'inglese lascia subito spazio all'italiano. “Non lo parlo da qualche anno, ma è sempre il momento giusto per rispolverarlo. Crema è nel mio cuore. È la mia città e lo sarà sempre”. Non vale lo stesso per la Scozia: “no, questa non è casa mia: sarà l'atmosfera, i ricordi che mi tengono legata all'Italia, il tempo che è passato ed ha cambiato la mia nazione d'origine. Oppure sarà un caso, ma nel freddo di questi luoghi sono triste”. Philippa, oggi, con la figlia Lorna abita a Dunure, nel sud della Scozia.

 

Il gelo che disturba

Le foto di paesaggi mozzafiato non servono a scaldare il cuore. “È un bel posto, le prime due settimane. Poi il gelo spegne l'entusiasmo”. I ricordi del passato non riescono a migliorare la situazione. “Sono una violinista di formazione classica ed un'arpista celtica. Ho studiato presso la Royal Academy of music di Londra”. Poi, con la sua tradizione sottobraccio, è venuta in Italia. “A Parma, prima. A Crema, poi. In Gran Bretagna la cultura media è bassa. La musica, soprattutto ad alti livelli, è divisiva. In Italia, invece, unisce i cuori, le persone di qualunque ceto sociale. A teatro si trovano persone di ogni estrazione che vogliono divertirsi ed applaudono. Indistintamente. In Gran Bretagna no: qui resta un privilegio di pochi”. Questo approccio genera “una mentalità chiusa, che rafforza l'isolamento geografico che caratterizza il paese, alimentata da una superiorità che fatico a comprendere”. Tace. “Come si dice in italiano? Empire”. Mischia le due lingue per rafforzare il concetto. “Molti inglesi sono fermi all'impero britannico, alla smania di conquista, al desiderio di dominare. Ma oggi c'è bisogno di unità, di alleanze”. Non della Brexit: “mi ha rattristato almeno quanto la pandemia. Il futuro non si può fare da soli: lo si deve fare insieme”.

 

Ricordi vivi

“Penso che presto tornerò in Italia, certi ricordi sono troppo vivi”. Sembrano chiederle di tornare a casa. “Ho vissuto a Crema per 25 anni, praticamente una vita”. Poi si corregge: “non a Crema, a Ripalta Vecchia. Ricordo la campagna, la strada spesso fatta a piedi verso la città perché non avevamo la macchina. Le difficoltà erano comunque superabili perché il clima era accogliente”. Anche con la nebbia. “I primi anni non riuscivo ad accettarla. Suonavo per una poetessa dialettale e un giorno le chiesi: come fai ad amare la nebbia?”. É stato l'inizio di un sentimento destinato a non finire: “oggi è un chiodo fisso, uno stato d'animo che si racconta”. Poi ci sono “le persone, gli amici, le passeggiate in centro, le bancarelle di Santa Lucia, la fiera di Santa Maria”. È tutto vivo. “Ho messo tutto nero su bianco durante il lockdown. Un giorno mi stavo annoiando, ho preso carta e penna ed ho iniziato a scrivere cartoline postali a me stessa. Mi sono riscoperta innamorata di Crema, l'unica città alla mia misura. Mi sono riconosciuta negli spazi, nei silenzi, nei sorrisi”. Poi ne ho parlato a mia figlia Lorna ed ho scoperto che questo amore manca ad entrambe”. Come un filo che le lega e che non pare destinato a rompersi: “in fondo siamo cremasche”.

 

Le avventure di Oriana

Dalla penna sono poi nati dei racconti per bambini. “Ho voluto realizzare un primo audiolibro per i bimbi di mio fratello. Ho pensato di registrare per loro un racconto su I giorni della Merla, da poter ascoltare prima di andare a letto, in modo da consentire anche al loro papà di riposare un po'”. Il primo tentativo è stato apprezzato “quindi ho dato forma ad Oriana, la Befana. Anzi, la mia Befana. Oriana abita in campagna, a Ripalta Vecchia, è innamorata dei profumi del posto, ama i suoi animali: un cane di nome Caspar e due gatti, Balthazar e Melchior”. È simile a Philippa. “Sì, sì, io sono una Befana”. Ride e ricomincia: “ho scritto diversi racconti, ora sto scrivendo il quinto, che sarà dedicato alla magia. Dopo Oriana the Befana, sono nati Oriana and the broom dog, Oriana and Olivia e Oriana and the seamstress, dedicato ad una sarta che assomiglia un po' a mia suocera”. Tra le parole, i suoni “riprodotti con le pentole”, si infilano musiche da lei composte ed illustrazioni personalizzate realizzate da Lorna. “Si è offerta di disegnare a partire dai miei suggerimenti”. Così, Oriana oggi ha un volto: è riccia, veste di viola e visita piazza Duomo. Perchè ciascuno torna dove si sente a casa. “Crema è fatta su misura per me, Crema è casa mia”.

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