17-09-2019 ore 19:03 | Rubriche - Costume e società
di Luca Manduca

I love Crema, la città che mi ha accolto con tanta gentilezza e con altrettanta apertura

È proprio il caso che io lo dica apertamente, che lo urli ai quattro venti: I love Crema. Perché?Perché sono un catanese innamorato delle acque celate qua e là nel suo territorio; perché amo il suo Duomo, il Torrazzo e gli altri suoi monumenti, piazze e strade; perché amo l’aria che si respira e chi respira quest’aria… perché la città mi ha accolto con tanta gentilezza e apertura. Perché? Perché sono uno dei tanti. Uno tra migliaia di appassionati. Di cosa? La causa di questo bel sentimento è un film. Un film… anzi il film che nei recenti tempi ha reso celebre la città di Crema. Sono uno che, insieme a un mare di altre persone, è stato colpito dal dardo dell’amore lanciato non dal solito e stucchevole Cupido, ma scoccato dalla mano magica di un regista ormai noto ai più.

 

Perché parlo di magia?

E in quale altro modo potrei ricavare una spiegazione riferendomi al fenomeno globale scaturito attorno all'opera di Luca Guadagnino, artista che ha creato (forse nemmeno tanto consapevolmente) un’emozione filmica a tempo indeterminato. Lui è lo stregone che col suo capolavoro ha dato origine a una comunità insolita ed eterogenea, internazionale e multigenerazionale, un po’ pazza e maniacale. Chiamami col tuo nome è il film che è stato in grado di scatenare un’influenza virale dai benefici effetti principali (prolungati sprazzi di gioia) e collaterali (perpetua sensazione di nostalgia). I personaggi principali, Elio e Oliver, abitano i cuori dei fan. E gli amatori più accaniti non si sono fermati alla prima visione cinematografica né alla decima (né alla centesima), ma sono andati oltre.

 

Il libro sui luoghi e gli eroi

Hanno varcato la soglia delle sale buie, hanno preso treni e aerei, hanno osato l’autostop e corso in groppa alla bicicletta per raggiungere i luoghi dell’incanto, le location presso le quali le scene di Elio e Oliver sono state girate. E tra i fan molti sono veri e propri cultori. E tra i cultori qualcuno (sicuramente uno tra questi) ha avvertito l’ardita esigenza di scrivere un libro sugli eroi e i luoghi del film. Perché? Perché lo scrittore in questione sono io e non ho potuto fare a meno di mettere su carta l'amore per questo film e di condividerlo con chiunque provi ciò che io tuttora provo. Non ho potuto fare a meno di calarmi tra i dialoghi dei miei paladini, d’ispezionare i pensieri reconditi di Elio e Oliver, d’interpretare gesti e occhiate, look e porte socchiuse, scelte registiche e dettagli tecnici in generale; non ho potuto fare a meno di ammirare la ricostruzione dei mitici anni ‘80, la perfetta recitazione di Timothée Chalamet e l’altrettanto perfetta natura che caratterizza il territorio di Crema.

 

Crema e i suoi luoghi

Assieme ai personaggi in carne e ossa, Crema e i suoi luoghi sono coprotagonisti nel film. Dopo i titoli di testa, Chiamami col tuo nome presenta le sue personalità maggiori: Elio intento a vuotare l’armadio, Oliver che giunge a Villa Albergoni, la signora e il signor Perlman; e poi Mafalda e i primi assaggi dell’ambientazione anni ‘80. A nove minuti e quarantacinque secondi dall’inizio del film fa il suo ingresso uno dei fianchi del Duomo di Crema. La città entra così in scena, in tutta la sua folgorante bellezza e annunciata dal garrito delle rondini. Al centro della scena, insieme a Elio e Oliver, un tavolino, due sedie e due biciclette, accessori questi divenuti mitici e destinatari della devozione dei fan. Lo spettatore di Chiamami col tuo nome non ha scampo, non può restare estraneo o indifferente alla potenza attrattiva della città; infatti è prima invitato a presentarsi sotto il Torrazzo o davanti alle porte del Duomo, poi è gradualmente risucchiato negli altri luoghi di Crema e nella natura del cremasco. Per chi prima osserva e poi segue le orme di Elio e Oliver non resta altro da fare: mettersi in viaggio. E la prima tappa non può che essere Crema.

 

Andirivieni ininterrotto

Siamo al secondo anno di un ininterrotto andirivieni nei luoghi di Chiamami col tuo nome.

Chiunque l’abbia visto anche solo una volta (ma in pochi hanno visto Chiamami col tuo nome una sola volta) non è stato capace di scrollarsi di dosso la storia di passione e d’amore tra Elio e Oliver; altrettanto non ha potuto fare a meno di chiedersi dove possano mai essere stati scovati i luoghi agresti in cui si srotola la storia che porta due ragazzi a scambiarsi il nome e l’anima. Non mi riferisco a casuali zone della Lombardia (come, in effetti, parrebbe suggerire la didascalia nella scena dell’arrivo di Oliver in Italia); sono dei ritagli ben precisi e bucolici della provincia padana ad aver emozionato così tante persone, sono i frammenti di quel Nord distante dalla frenesia milanese ad aver attratto tanta gente, sono i luoghi del tempo serafico e delle acque segrete (e rispettate dagli abitanti del posto) ad aver fatto breccia nei cuori degli spettatori trasformatisi in accaniti fan.

 

In viaggio

Tutto questo mondo è Crema e il cremasco circostante. Qui il regista di Io sono l’amore e A bigger splash ha preferito le location a lui non sconosciute, ma poco note al resto del Belpaese. Luca Guadagnino ha saputo padroneggiare magistralmente i luoghi del suo film, scegliendo persino di distanziarsi dalla regione pensata da Andre Acìman, l’autore del libro dal quale la pellicola è stata tratta. Un mero simpatizzante di Chiamami col tuo nome si fermerebbe a una prima ricerca sul web per ammirare una seconda volta le immagini che hanno fatto da palcoscenico all’avventura di Elio e Oliver, ma un sano ossessionato doc va molto al di là di ciò che il mondo virtuale è in grado di offrirgli. Da tutta Italia e da ogni parte del mondo, gli appassionati di Chiamami col tuo nome si sono messi in viaggio per calpestare la stessa terra e bagnarsi con la stessa acqua protagoniste del film.

 

Sentirsi a casa

Perché? L’ossessionato non può farne a meno... deve avvicinarsi all’oggetto del suo delirio. Con devozione e rispetto, chi ama il film di Elio e Oliver si sente tormentato e bombardato dalle immagini e dalle frasi che, con costanza, ha imparato a memoria fin nei minimi dettagli. E ognuna delle Pesche (denominazione questa che lega chi fa parte della comunità targata Chiamami col tuo nome) si sente in famiglia davanti alle scene dei Perlman durante la colazione, o mentre la comitiva di Elio si rinfresca nelle acque di un ormai stranoto laghetto, o quando i personaggi vanno a zonzo per le stanze della celeberrima magione. Chi conosce bene… chi ha fatto suo il film, non può che sentirsi a casa propria già dalla prima volta in cui giunge a Crema. Crema e le sue strade sono le staffette obbligatorie di un percorso filmico ed emozionale. Il fan insieme a Elio e con l’amica del cuore Marzia percorre il vicolo Marazzi e si ferma in piazza Premoli, appoggiandosi alla panca di pietra dell’omonimo palazzo; va all’edicola di piazza Duomo perfettamente addobbata con riviste e giornali del tempo; con Elio e Oliver trascina la propria bicicletta in via Buso.

 

Farinate, Ricengo, Pandino e Moscazzano

L’omaggio donato dalle scene oltrepassa le ideali mura del primo nucleo fondativo di Crema, ossia piazza Duomo, presentando al mondo ciò che intorno c’è: Farinate e il suo fontanile, il laghetto dei riflessi del parco del Serio (Ricengo), il monumento ai caduti della Prima guerra mondiale e il castello rinascimentale nel centro di Pandino. A Moscazzano sorge il feudo dei Perlman, villa Albergoni, nei cui meandri la passione tra i personaggi, nei buchi di tempo tra una colazione o un pranzo o una cena, in parte si sviluppa; e a Montodine parte l’autobus che conduce i due eroi alle cascate del Serio. E poi anche Bergamo, Sirmione e altri luoghi… sono tutti rappresentati come poesie scritte da Antonia Pozzi. Luoghi che sono poesia, quindi. Luoghi che si desidera visitare per rivivere le stesse atmosfere attraversate da Elio e Oliver. Per tutte queste ragioni le Pesche amano i luoghi di Chiamami col tuo nome, perché sanno bene quanto nel corso di questo tour ogni senso sia coinvolto: la vista si esalta per ogni scorcio avvistato, l’olfatto ringrazia gli odori della campagna cremasca, l’udito prega le acque segrete di Farinate di cantare note sornione e il tatto accarezza ogni superficie in mattone e in pietra della città di Crema.

 

Qualcosa di sublime

E il gusto? Quale godimento è riservato alle papille che tappezzano la lingua del fan-viaggiatore? L’amore per Crema si estende al suo piatto più caratteristico: i tortelli cremaschi. Amo i tortelli cremaschi e l’idea delle ‘sciure’ intente a confezionarli e a custodirne il valore di patrimonio locale. Però per meglio spiegare di cosa stia parlando, mi affido a quanto scritto nel mio libro: “[…] Annella entra, raffinata e un po’ trafelata, in cucina. Lì Mafalda parla (spettegola) con altre sciure intente a confezionare i tortelli cremaschi. Tortelli cremaschi? Che cosa sono? “Al so mia me”, avrei potuto rispondere citando Mafalda. […] E così arrivati a Crema, in un’osteria non distante da Piazza del Duomo, è nato un amore, quello per una pasta ripiena di qualcosa di sublime, il tutto affogato in generoso burro fuso e candidamente spolverato di sovrano formaggio grana. È stato letteralmente amore a prima vista, perché la forma dei tortelli cremaschi è unica come il sapore che sprigionano al primo morso. […] La bontà e l’unicità dei tortelli cremaschi hanno sconvolto prima le mie papille gustative, poi hanno coinvolto anche gli altri quattro sensi, fino a impattare gentilmente con lo stomaco che da vuoto e triste è presto scoppiato in una fragorosa risata soddisfatta. Al primo boccone ha fatto seguito un suono inconfondibile, il (cito, con reverenza, Frankenstein junior) “Verso del ghiottone”, ossia quella vibrazione proveniente da dentro, come dall’anima, e che non è possibile emettere se non a labbra serrate: mmmmmm”. I love tortelli cremaschi. I love Crema. Buon viaggio.

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