Quasi 3.400 fotografie, oltre 3 mila bollettini dettagliatissimi con il riassunto di ogni attività settimanale e di ogni partecipante, mille bellissime riviste internazionali che raccontano cento anni di storia di un club che coincidono inevitabilmente con cento anni di storie di una città e di un Paese intero. É l'eredita svelata al Rotary Crema da Francesco Martelli, direttore della Cittadella degli archivi di Milano, per raccontare la storia del Rotary club Milano. “Quattro anni fa, il Rotary Milano 1, il primo club fondato in Italia nel 1923 – ha spiegato Martelli - aveva in progetto di riordinare i propri archivi. Ne è seguita una collaborazione che è ancora in corso e che ha visto coinvolti direttamente il comune di Milano con Cittadella degli Archivi, l’Università degli studi con il dipartimento di storia e la fondazione Rotary in un accordo reciproco rivolto a studenti, ricercatori, docenti e archivisti”. Il club nacque il 20 novembre del 1923 a Milano. L’idea di fondare un Rotary club in Italia venne all’avvocato milanese Achille Bossi e soprattutto a sir James Henderson, illuminato industriale scozzese che rivitalizzò il settore tessile a Lucca rifondando la Cucirini Cantoni coats, un pezzo di storia del settore tessile e del capitalismo sociale italiano.
La storia
In quegli anni la cultura anglo-americana divenne di gran moda: i ruggenti e dissoluti anni ’20 americani con il Charleston, il Fox Trot e le grandi feste alla Gatsby assieme alle raffinatezze degli abiti e degli arredi dell’Inghilterra Eduardiana, colta ed elegantissima ereditiera dell’impero vittoriano, si imposero rapidamente anche in Italia aiutati non poco dagli ingenti capitali che gli inglesi e gli americani riversavano non solo nelle aziende italiane, ma anche nello Stato. Perfino la Grande Milano di Mussolini sarà finanziata da una banca americana. Il club inizialmente riuniva “industriali e professionisti per farli conoscere, discutere di affari e scambiarsi reciproche esperienze ma aveva una imprescindibile vocazione alla filantropia e al welfare sociale” tanto che il primo motto fu He profits best who serves most ( Chi più serve più ne trae beneficio). Il Rotary resistette agli scioglimenti imposti dalle leggi Fascistissime del 1926 grazie anche alla presenza nelle sue fila di Arnaldo Mussolini, giornalista e fratello del Duce, fino al 1938 anno in cui il Rotary chiuse definitivamente per protesta dopo la promulgazione, nell’agosto del 1938, delle odiate leggi razziali: molti dei soci erano ebrei. Si ricostituirà nel 1946 per non sciogliersi più. Moltissimi dei suoi soci avranno un ruolo di primaria importanza nella ricostruzione post bellica e nel boom economico italiano, iniziando negli anni ’50 una fioritura senza precedenti.
Personalità di spicco
Come ha raccontato Martelli: “ il Rotary Club meneghino poteva vantare nelle sue fila i più importanti uomini dell’epoca: l’industriale Piero Pirelli, l’architetto Portaluppi, gli editori Mondadori e Rizzoli, l’esploratore Ardito Desio, il premio Nobel Natta e tanti altri personaggi che hanno scritto la storia d’Italia. Dalle conviviali che attraversano i luoghi storici della ristorazione milanese come il Caffè Cova in Galleria si è poi passati alle missioni e alle visite, alle inaugurazioni e ai congressi: dalla apertura del Pirellone e dell’autostrada del Sole, dalla fondazione dell’Istituto dei Tumori fino alle visite dei Capi di Stato. I bollettini redatti e le fotografie scattate dai rotariani per loro narrazione, finiscono per raccontare la storia intera di una città e di un Paese”.