17-04-2014 ore 08:24 | Rubriche - Costume e società
di La casa sull'albero

Baby and the city. Le parole per dirlo. Come parlare di emozioni con i bambini

Chiara ha sette anni, non vede suo papà da qualche mese perché se ne è andato di casa lasciando dietro di sé una scia di violenze e vessazioni. Per un po' è sparito complicando la sua vita e poi è tornato rendendola ancora più difficile. Quella che vive è una situazione brutta e difficile, di quelle che sono in carico a mille persone e quindi a nessuno, di quelle in cui tutti hanno ben presente che la persona più fragile è proprio lei, ma al tempo stesso sanno bene che non sarà possibile fare mai abbastanza per risparmiarle tutto la sofferenza e la fatica.

 

Parole introvabili

Quando il dolore di un bambino o di una bambina è inevitabile il compito degli adulti è quello di aiutarlo o aiutarla a trovare le parole per dire questo dolore e quindi a dare ai suoi sentimenti una forma che li renda visibili. Questo renderà possibile parlarne e affrontarlo. E' solo che a volte certe parole sono introvabili anche per noi adulti, certi termini sono difficili da dire di fronte ad un bambino perché fanno paura prima di tutto a noi, perché sono forti o perché vorremmo che non loro non li conoscessero mai.

 

“Un incubo sognoso”

Per fortuna però i bambini hanno spesso più risorse di noi e anche più di quelle che crediamo. Il papà di Chiara, dopo alcune telefonate alla mamma e dopo essersi fatto vivo con amici comuni allungando le sue minacce come un'ombra sulle sue giornate, una mattina si è presentato fuori da scuola ad aspettare che lei arrivasse. Sono state solo poche parole scambiate e dopo le solite scenate di adulti... e poi Chiara è entrata a scuola e ha scelto un'altra bambina, come lei, per tirare fuori le sue parole per dirlo "Ho visto mio papà. Un incubo sognoso".

 

Attesa e amore

Nessun adulto, con tutte le sue conoscenze e le sue definizioni, avrebbe saputo esprimere in modo più nitido lo stato di smarrimento, di confusione, di paura e al tempo stesso di speranza, di attesa e di amore che possiamo immaginare fosse dentro Chiara in quel momento. Da genitori ed educatori possiamo imparare da questa bimba di sette anni che a volte le parole esistenti non bastano per dire ciò che si prova perché ancora non esiste termine che descriva il proprio ed unico sentire.

 

Il gioco della scoperta

Chiara ci insegna anche che possiamo inventarne di nuove, quasi fosse un gioco di scoperta di qualcosa che era lì ed era solo da svelare. Allora è essenziale chiudere i dizionari e cominciare a guardare dentro noi stessi per sintonizzarci con le nostre emozioni prima che con quelle dei nostri bambini, solo così potremo trovare un linguaggio che sia comune e che consenta di capirsi in profondità.

 

Universale, potente ed evocativo

E nulla è più universale, potente ed evocativo delle immagini che le emozioni evocano in noi, come incubi o come sogni che attraversiamo e che poi possiamo raccontare. Che si tratti di emozioni piacevoli o spiacevoli dobbiamo imparare a raccontarle prima che a spiegarle e se ci riesce difficile basta farsi guidare dai bambini che in questo sono generalmente molto più bravi dei grandi.

 

Io fuori, io dentro

Il piccolo albo illustrato Io fuori, io dentro (Zanotti, Ferrari) di Lapis edizioni può aiutare proprio a scoprire insieme quanto il mondo interiore dei bambini sia più articolato e ricco di dettagli e sfumature di quello esteriore, attraverso il ricorso ad immagini di esperienze vicine alla quotidianità dei più piccoli. Leggendolo con loro possiamo ricordarci com'era essere piccoli ieri e capire meglio com'é per loro oggi. La casa sull'albero.

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