17-03-2020 ore 17:30 | Rubriche - Costume e società
di Stefano Zaninelli

Crema. L'aria è più pulita ma l'inquinamento rimane. La teoria è nota: manca la pratica

La buona notizia è che siamo costretti a inquinare meno; quella cattiva è che non basta comunque. Le immagini atmosferiche della Cina e dell'Italia flagellate dal nuovo coronavirus sono sorprendenti. Sparisce la cappa da smog – per un attimo anche il dettaglio sul dolore e le difficoltà – e torna a intravedersi il mondo la terra così com'è. O quasi: le foto stanno facendo il giro del mondo attraverso i social, ma la realtà delle cose è più complessa di quella catturata da un'istantanea.

 

Il calo delle emissioni

Quando il mondo si ferma l'ambiente respira. Limitare gli spostamenti, come disposto nel nuovo decreto per il contrasto del coronavirus, significa in qualche misura contenere l'inquinamento. Meno veicoli su strada si traducono in un minore inquinamento nell'aria. Calano le emissioni di un'industria a regime ridotto e delle stufe spente nei negozi e negli uffici. Ma va detto che si tratta di una mezza vittoria: un tale scenario prevede migliaia di persone costrette a casa o a lavorare da remoto, mentre sullo sfondo si staglierebbero fabbriche convertite all'automazione e la vittoria dell'e-commerce sullo shopping fisico.

Monossido persistente

I dati raccontano una versione differente da quella entusiasta dei social. Di inversione di tendenza non si può parlare e l'andamento del monossido di carbonio ne è testimone. Il volume di diffusione ci informa che il lavoro da compiere è ancora molto – le tiepide esortazioni istituzionali a uscire di casa il meno possibile sono solo un primo passo. Da qualche settimana le attività hanno subito un rallentamento. I livelli rimangono quindi sotto controllo, ma comunque superiori a quelli dello scorso anno. Notizie migliori arrivano invece dagli scarti dei processi di combustione – biossido d'azoto e di zolfo – dov'è minore l'impatto degli impianti di riscaldamento, dei veicoli e dei processi di trasformazione industriale.

 

 

La rivoluzione è lontana

Ciò che si nota analizzando i dati degli ultimi anni è che, poco alla volta, la qualità dell'aria sta migliorando (a questo link un breve report informativo). Perché si possa apprezzare un vero cambiamento bisognerà però attendere anni e misure più drastiche. Tornando all'oggi, quelle poche aziende che hanno optato per la chiusura – forse più per opportunismo che per sensibilità – non possono controbilanciare le fabbriche attive, che continuano a trasformare energia elettrica e umana in inquinamento, prodotti e reddito. A livello individuale, se nemmeno una pandemia riesce a cambiare drasticamente le abitudini delle persone, il lume della speranza si esaurisce in una scintilla. Cosa resterà dei fondi per migliorare la qualità dell'aria nessuno ancora lo può sapere. (nota alla lettura dei grafici: livelli pari a 0 e 0.5 indicano la mancanza di dati rilevati dalla centralina)

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