16-09-2019 ore 09:44 | Rubriche - Costume e società
di Fausto Lazzari

Ciao Gianna Breil, donna libera e ribelle. Quando la vita è davvero un palcoscenico

Gianna Colombo, in arte Gianna Breil, era arrivata al Servizio di Alcologia di Rivolta d’Adda nel 2009, conciata molto male a causa dell’abuso di sostanze, lei che era un’attrice professionista dallo spirito libero e ribelle, su e giù da una ventina d’anni fra Roma e Milano, fra cinema e teatri. A Milano ne aveva anche fondato uno, il teatro Libero, uno spazio dedicato ai giovani talenti e alla sperimentazione. Ci siamo conosciuti in questo ospedale cremasco, anch’esso all’avanguardia nelle terapie destinate ai poliabusatori, dall’alcol alle sostanze stupefacenti fino alle ludopatie. E proprio una di queste cure prevede l’utilizzo della scena teatrale per scaricare tensioni e confrontarsi per davvero con il proprio io.

 

Entusiasmo e coraggio

Quindi Gianna, lì dove il laboratorio teatrale è parte integrante di un percorso terapeutico, c’era capitata, come si dice, a fagiolo. In qualità di regista e operatore di teatro sociale mi sono attivato per fare da spalla a Gianna e in pochi mesi, grazie al suo coraggio ed entusiasmo, abbiamo messo in piedi uno spettacolo tutto nuovo con lei in scena per un’ora e un quarto, calata nel suo doppio mondo privato e pubblico. Il privato, fatto di esperienze drammatiche vissute nell’abuso e nella disgregazione; il pubblico, fatto di famosi monologhi femminili teatrali che lei stessa aveva recitato nella sua vita di attrice: dalla Cantatrice calva di Eugenj Ionesco, a Le relazioni pericolose di Christopher Hampton, da Un tram che si chiama desiderio di Tennessee Williams, a Fanny e Maurice di Forster. Le repliche furono molte e lusinghiere sia per l’aspetto teatrale che per quello di sensibilizzazione alla questione dell’abuso di sostanze, soprattutto per i giovani studenti.

 

Una vita da raccontare

La faccenda è andata avanti un paio d’anni e Gianna Breil, come un ciclone buono si era inserita nel tessuto culturale cremasco, con laboratori teatrali al Galilei di Romanengo e al san Domenico di Crema, con altri graffianti spettacoli, sempre al superlativo femminile (Frida Kahlo, Artemisia Gentileschi). Da qualche tempo era tornata a Milano, con l’intento principale di accudire l’anziana mamma. A fine luglio di quest’anno ci siamo sentiti e abbiamo deciso insieme di rimettere in pista quello spettacolo del 2010, ovviamente rivisto e corretto: In arte Gianna Breil – pezzi d’attrice a pezzi. “A settembre ci vediamo, vengo volentieri a Crema”. Poi mi ha chiesto: “Ma come ti è venuto in mente un titolo del genere?” – col suo solito sorriso gioioso e scanzonato. “Cara Gianna – le ho risposto – quando ti ho conosciuta eri proprio a pezzi!”. “Mi devi scrivere un pezzo su questa esperienza – aveva aggiunto lei – perché sto facendo un libro della mia vita”. Adesso questo libro che avevi in mente, noi che abbiamo avuto la fortuna di averti conosciuta e frequentata, abbiamo il dovere di portarlo a compimento. Adesso che te ne sei andata, in maniera ancora una volta così teatralmente vera e drammatica, resteranno i segni indelebili che hai lascato in molti di noi, eccome!. Adesso, per chi vuole incontrarla ancora o conoscerla, c’è un bel sito in internet, tutto costruito da lei, che ci teneva a documentare tutte le sue infinite esperienze di cinema e teatro: giannabreil.com.

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