16-03-2023 ore 20:02 | Rubriche - Costume e società
di Annamaria Carioni

Don Luigi Ciotti: “L'ultima mafia è sempre la penultima”. Incontro col fondatore di Libera

Nelle vie del centro una colonna di auto con sirene blu lampeggianti: arriva così a Lodi don Luigi Ciotti, accompagnato dalla scorta che da più di 30 anni lo protegge da reiterate minacce di morte. L’aula magna del liceo Verri è affollata di cittadini, autorità e rappresentanti delle associazioni del territorio: c'è il sindaco di Lodi, che porta il saluto della città all’atteso ospite, ci sono il presidente dei Soci Coop Lombardia Lodi-Tavazzano Enrico Cremaschi e l’avvocato Sergio Cannavò di Legambiente, a testimoniare che Libera è una rete di associazioni, cooperative, movimenti, scuole, sindacati, diocesi e parrocchie in sinergia non solo “contro” le mafie, la corruzione, i fenomeni di criminalità e chi li alimenta, ma profondamente “per” la legalità, la giustizia sociale, la ricerca di verità, la tutela dei diritti.

 

A fare la differenza è l'indifferenza.

Dopo una breve introduzione di Lorenzo Frigerio, coordinatore di Libera Formazione, don Ciotti entra subito nel vivo: nella testa di tante persone la mafia da crimine organizzato è diventato un crimine normalizzato, equiparato a tanti altri, edulcorato, ma non dobbiamo dimenticare che il suo imperativo primario è sopravvivere, mutare, c'è sempre una mafia nuova che cova sotto la cenere.

 

Come sarà la mafia che viene?

“È già in atto. Si è passati dalla mafia stragista alla mafia manageriale e la Lombardia è diventata la regione più mafiosa d'Italia” la voce di don Luigi è potente, aumenta di volume mentre ripercorre decenni di storia tristemente nota: Carlo Alberto Dalla Chiesa, Pio La Torre, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino sembrano materializzarsi nella commozione generale, richiamati in vita da un uomo quasi ottantenne che conserva la foga, l'entusiasmo e la grinta di un ragazzo e che racconta dettagli inediti di vicende che credevamo di conoscere e che invece offrono ancora spunti di riflessione e indignazione.

 

Perché da secoli si parla di mafia?

“Oggi le mafie sono molto più forti di prima, ma c'è sempre qualcuno che trova il coraggio di spalancare la porta, trascinando gli altri”. L'animo del presidente di Libera si infiamma, i movimenti delle mani enfatizzano le parole nel ricordare la battaglie vinte: la raccolta di un milione di firme per ottenere la confisca dei beni dei mafiosi e poterli riutilizzare in modo etico e sociale per creare lavoro, per produrre vino, pasta e olio che, all’inizio, nessuno voleva commercializzare per timore di ritorsioni e l’istituzione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.

 

Impegno e memoria

Ogni anno, il 21 marzo, primo giorno di primavera, si svolge questa Giornata, istituita nel 2017, dopo una dura battaglia avviata e sostenuta da Libera. In tanti luoghi in Italia e all’estero l’associazione propone manifestazioni, dibattiti e laboratori e vengono letti i nomi di chi ha sacrificato la propria vita o è stato ucciso a causa della mafia: è un lungo elenco, recitato come un interminabile rosario civile, che ha lo scopo di mantenere vigile la consapevolezza. Quest’anno l'evento si tiene a Milano, dove saranno presenti circa cinquecento familiari delle vittime, molti dei quali ancora alla ricerca di verità e giustizia per i loro cari tragicamente scomparsi.

 

La mafia ha piedi in Sicilia e testa a Roma

Don Luigi cita la famosa frase pronunciata agli inizi del Novecento da don Sturzo: c’è ancora bisogno di mobilitarsi, per difendere la sacralità dello Stato e delle istituzioni e per contrastare le infiltrazioni corrotte nella politica. Il suo è un invito infervorato, batte il pugno sul tavolo, sembra voler sferrare colpi ad un nemico invisibile, ma sempre presente, dilagante.

 

Gli uomini cerniera

Le tre principali mafie italiane hanno creato una cabina di regia per il riciclaggio di denaro sporco e si servono di professionisti dell'alta finanza per investire i guadagni criminali in circuiti legali così da ripulirli. Usano sempre più massivamente le nuove tecnologie: il manager mafioso conosce le regole dei mercati, degli appalti, la mafie diventano agenzie di servizi ed intercettano i bisogni che non raccoglie lo Stato.

 

Educazione e condivisione, armi potenti contro le mafie

L’unico modo per sconfiggere la mafia è estirparne le radici. Ciò può avvenire solo costruendo e diffondendo una profonda cultura della legalità. Con questo intento in mattinata don Ciotti ha incontrato gli studenti delle scuole di Codogno: da sempre Libera è impegnata nelle scuole di ogni ordine e grado e nelle università, lavorando al fianco dei docenti, nelle parrocchie, con le tante associazioni di volontariato, perché l'educazione è un progetto corale.

 

Libera: aggettivo o esortazione?

Le parole di denuncia di don Luigi Ciotti sembrano risvegliare le coscienze dei presenti, i suoi occhi di fuoco intimano che è necessario battersi per la legalità, che non è ancora tempo di abbassare la guardia. Chi lo ascolta si sente ingaggiato per la battaglia ed è grato per l'incontro con un uomo che lascia il segno.

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