16-03-2019 ore 10:56 | Rubriche - Costume e società
di don Emilio Lingiardi

Guerra di Siria, è iniziato il nono anno ed i bambini stanno pagando il prezzo maggiore

Siria, anno nove. E non è finita: la guerra, cominciata il 15 marzo del 2011, continua a uccidere soprattutto bambini. Le mine restano il più grave pericolo, ma è record di attacchi contro scuole e ospedali. Mentre il terrorismo più cieco e fanatico miete vittime, quasi 50, in due moschee della Nuova Zelanda, il conflitto in Siria entra nel suo nono anno con un carico enorme di morte, di distruzione e di disperazione. Come comunicato dal direttore generale dell’Unicef, solo nel 2018 sono stati uccisi nei combattimenti 1106 bambini siriani. Henrietta Fore ha precisato che si tratta unicamente dei numeri che l’Onu ha potuto verificare e che in realtà le cifre reali sono più alte. Lo scorso anno a causa di ordigni inesplosi e mine hanno perso la vita 434 bambini. Gli attacchi contro strutture scolastiche e sanitarie sono stati 262.

 

Violenza e distruzione

La situazione dei rifugiati nei Paesi confinanti è grave. Sui 6 complessivi, quasi 3 milioni di rifugiati sono bambini. Il sostegno delle nazioni ospitanti, dell’Onu e della comunità internazionale non basta: spesso sono costretti ad accettare con la forza matrimoni precoci, povertà assoluta e assenza totale di istruzione. Il medesimo desolante quadro emerge da Save the children: dall’inizio del conflitto sono nati oltre 4 milioni di bambini che non conoscono altro che guerra e distruzione. Oltre la metà necessita di assistenza umanitaria, un terzo è senza scuola e almeno 2 milioni sono sfollati all’interno del Paese.

 

Il controllo del territorio

Secondo alcuni diplomatici europei Bashar al Assad starà vincendo la guerra contro i suoi rivali grazie all’appoggio di Mosca e di Teheran (che condizionano pesantemente le scelte politiche siriane), ma non potrà vincere la battaglia dell’unità della Siria né quella per la ricostruzione. Oggi il governo siriano controlla il 65% del territorio nazionale: nel 2017 era circa il 35%. Il resto del Paese è così suddiviso: un quarto sotto il comando delle milizie curdo-arabe e un decimo sotto la Turchia e le varie formazioni ribelli concentrate nella provincia di Idlib. La ricostruzione è stimata in 400 miliardi di dollari. I Paesi occidentali, riuniti da martedì a Bruxelles, condizionano i finanziamenti all’attuazione della transizione politica prevista dagli accordi di Ginevra.

 

La Lega araba

Altre nazioni sono focalizzate sulla guerra contro il terrorismo, con la disfatta dell’Isis e non esigono più un cambiamento di regime. Il varco diplomatico è stato comunque aperto coi Paesi arabi. Reintegrare la Siria nel seno della Lega araba è all’ordine del giorno da qualche mese e dovrà essere discussa apertamente al prossimo vertice arabo, previsto a Tunisi alla fine del mese. La Siria ha già partecipato dieci giorni fa ad una riunione interparlamentare araba ad Amman e ha assistito, con soddisfazione, alla riapertura, nel dicembre scorso, dell’ambasciata degli Emirati arabi uniti a Damasco. In allegato la relazione di padre Ibrahim Alsabagh, parroco di Aleppo, letta all'apertura dei lavori dell'edizione 2019 del New York Encounter.

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