14-04-2021 ore 12:33 | Rubriche - Costume e società
di Claudia Cerioli

Donne contro la violenza: sono 418 i colloqui sostenuti nel 2020 nonostante la pandemia

L’Associazione Donne contro la violenza di Crema ha reso pubblici i dati relativi all’anno 2020, segnato inevitabilmente dalla pandemia. Nonostante questo, il centro ha proseguito con i servizi, l’accoglienza e l’assistenza. I colloqui, 418 solo nell’ultimo anno, costituiscono il 71 per cento del lavoro e si sono svolti sia in presenza che a distanza. A questi si sono aggiunte 120 telefonate (20 per cento). 28 sono stati gli aiuti legali (5 per cento), psicologici (2 per cento) e genitorialità. Diversi sono i canali attraverso il quale le donne in difficoltà vengono indirizzate al centro. Quello privilegiato sono le associazioni femminili, il passa parola e internet. Spesso le vittime vengono indirizzate dai servizi sociali, dalle forze dell’ordine e, in forma minore, dai sanitari.

 

Accolte 1863 vittime in 30 anni

Grazie al lavoro di rete in questi ultimi anni si è rafforzata la collaborazione e il lavoro di equipe sui singoli casi, modalità operativa ha permesso di riunire più soggetti che operano nel campo della violenza di genere ed essere più efficaci nel costruire con la donna un percorso di uscita dalla violenza. Dal 1990 al 2020 l’Associazione ha accolto 1863 donne. Nel 2017 e 2018 il trend è stato costante con un aumento da 84 a 90 casi. Il dato più significato è stato registrato nel 2019 con ben 105 casi che si sono ridotti a 77 nel 2020. La maggior parte delle persone che si rivolge al centro è italiana (77 per cento). Le straniere sono solo il 18 per cento. Tendenzialmente sono abbastanza scolarizzate (licenza superiore) e l’età media oscilla tra i 38 e i 47 anni. Seguite dalla fascia 48/57 anni. Pochissime al di sopra o al di sotto di questi numeri. Le donne che chiedono aiuto sono per la maggior parte coniugate con figli minorenni. Seguono le nubili e le divorziate. Le vittime hanno per lo più un lavoro a tempo determinato o sono disoccupate. Bassi o molto bassi i redditi personali: da 774 a 1.549 euro. In 19 non hanno nemmeno quello. 69 casi sono stati per violenza psicologica (31 per cento), 51 per quella fisica (23 per cento), 39 per ragioni economiche (17 per cento), 31 per stalking (14 per cento), 16 per violenza sessuale (7 per cento). In 44 casi alla violenza hanno assistito anche i figli, mentre 14 l’hanno subita direttamente. In 35 hanno denunciato, mentre altre 35 hanno preferito non coinvolgere le forze dell’ordine.

 

Sfogo e ascolto

Lo scopo del primo contatto con il centro antiviolenza è, per il 47 per cento di sfogo e di ascolto, mentre per il 23 per cento dei casi riguarda informazioni generiche e il 12 per cento informazioni legali. Segue un 12 per cento di assistenza psicologica. Il maltrattante, su 51 casi è italiano, su 15 è straniero. Per il 44 per cento è il marito, per il 23 per cento l’ex convivente. Nel 52 per cento dei casi il maltrattante presenta anche una problematica psico-fisica. Nello specifico, in ordine: alcolismo, dipendenze e disturbo psichiatrico, precedenti penali. Tuttavia, non si creda che questi aspetti rappresentino la causa della violenza. Queste variabili sono, invece, dei fattori di rischio, cioè degli aggravanti che possono rendere la situazione più complessa. ll fenomeno della violenza di genere è presente e trasversale nella nostra cultura e richiede un intervento pronto, formato e quotidiano. In questi ultimi anni, grazie al lavoro di rete, si sono intensificati i progetti di sensibilizzazione e formazione per la prevenzione di questo problema e un intervento più efficace. Ciò nonostante questi dati rappresentano solo la punta dell’iceberg, per questo occorre continuare questo lavoro di riconoscimento del fenomeno collegialmente.

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