13-04-2022 ore 17:35 | Rubriche - Medicina e salute
di Andrea Galvani

Ambulatori aperti di sera e nei giorni festivi, ecco perché potrebbe essere un problema

La sanità lombarda continua a tener banco. Fa molto discutere la decisione della regione Lombardia di approvare una sperimentazione annuale, nelle sole strutture pubbliche, che prevede aperture in orari serali (dalle 20 alle 24) e nei giorni festivi e pre festivi. L’obiettivo è “recuperare tutta la fase diagnostica perduta con l’emergenza sanitaria”. Il personale sanitario spiega che il problema non è aprire gli ambulatori quattro o cinque ore in più, di sera o nei fine settimana, scelta peraltro condivisibile, ma deve essere valutato nel complesso: se il poco personale a disposizione viene distribuito su altri servizi, il sistema sanitario, che vive una fase molto delicata, rischia nuovamente la paralisi.

 

L’impatto delle procedure

Al riguardo interviene Attilio Galmozzi, medico del pronto soccorso di Crema: “Se ci fosse personale a sufficienza che dire, bella idea! Tuttavia, proprio nel pubblico, il fenomeno del mancato turnover è talmente eclatante che questa scelta potrebbe sortire l’effetto contrario. Facciamo un esempio: se hai 100 professionisti ai quali fornisci già 200 cose, anche se gliene chiedi 300 sempre quelli rimangono. Il dato preoccupante a mio avviso riguarda l’impatto delle procedure terapeutiche”.

 

Degenze e rimborsi

“Qualche giorno fa la regione ha chiesto agli operatori sanitari di aumentare del 110 per cento le prestazioni in generale, soprattutto interventi chirurgici. La motivazione va ricercata sempre nell’ottica di recuperare il gap creato dall’emergenza sanitaria, con le agende bloccate dal 2019. Ebbene questi interventi hanno spesso bisogno di degenze brevi (48-72 ore salvo complicanze) generando così una rotazione, sulla carta, più ampia. Quindi più interventi, poca degenza, Drg (rimborso regionale) più alto. Tuttavia, se i posti letto sono sempre quelli - anzi in periodo estivo si riducono per garantire al personale il godimento delle ferie - questo significa che nei pochi posti letto disponibili ci metti più pazienti con una breve permanenza in ospedale”.

 

Sale operatorie

“Se, per esempio, ho 200 posti (100 di area medica e 100 chirurgica) ma i letti chirurgici per garantire questa massa di interventi devono essere 120, ne tolgo 20 all’area medica per garantire il funzionamento delle sale operatorie. E qui sta il problema. I posti internistici – prosegue Galmozzi - servono spesso per il ricovero di pazienti anziani. Degenze più lunghe, problemi più complessi, Drg più bassi e meno remunerativi. Ma la popolazione anziana aumenta e parallelamente ne aumenta la complessità. Quindi, se operi di più ma contrai i posti di degenza medica, dove metti i pazienti internistici?”

 

Dove mettere i pazienti

“Dove metti gli anziani che hanno lo scompenso cardiaco, il diabete scompensato magari per una banale infezione, la bronchite cronica riacutizzata, il dializzato con la febbre se togli posti letto a loro dedicati? Perché se è pur vero che i calcoli alla colecisti hanno bisogno di un intervento (quando indicato), così come tutta la patologia oncologica in elezione è anche pur vero che i pazienti anziani e pluripatologici continuano ad esistere e vanno correttamente inquadrati e trattati, quando non possibile al domicilio nelle mura dell’ospedale. Ma se togli posti letto per questa gente, il personale è sempre meno, chi resta a prendersi cura di questi pazienti?”