“La normalità non esiste. Esistiamo noi, tutti, diversi. Viva la diversità”. Lo scrittore e giurista Nadir Malizia giunge al centro culturale sant'Agostino con anticipo. Per chi lo segue da anni sui social network è facile riconoscerlo. Cappello nero e grinta, avanza a bordo della sua sedia a rotelle. Fino al tavolo di sala da Cemmo. Ad attenderlo, per l'incontro voluto dal comitato Crema zero barriere nell'ambito del festival dei diritti, tantissime persone e tante realtà del terzo settore cremasco. Con lui Nicola Costo Lucco e Andrea Maglio di Rinascimenti e Cristina Piacentini del comitato Crema Zero barriere oltre a tantissime autorità civili e religiose. Come ha spiegato il vicesindaco e assessore al welfare Michele Gennuso: “l'esperienza di Nadir Malizia, persona con disabilità e omosessuale, ci consentirà di affrontare il tema delle doppie discriminazioni fino ad arrivare a comprendere che l'ostacolo più grande restano oggi le barriere culturali. A Crema abbiamo cercato di abbatterle con la Trama dei diritti, un'esperienza che ci ha consentito di unire fili, di intrecciare esperienze e punti di vista per superare il pregiudizio con la conoscenza”. Secondo la presidente di Csv Cremona Luisella Lunghi “è necessario scoprire ciò che ci rende uguali per valorizzare la diversità come ricchezza. E tutelarla, non solo dal punto di vista formale”.
'La disabilità riguarda tutti'
Autore del libro Vita su quattro ruote, Malizia ha sempre voluto “trasformare la disabilità in un'esperienza positiva, nonostante le difficoltà che questa comporta. Ho sempre pensato che ogni problema potesse essere risolto perché una soluzione può essere trovata sempre. Certo tutto è più facile se la riflessione si fa insieme: se la disabilità non viene concepita come un problema di pochi, ma come una condizione che riguarda tutti. La disabilità ci riguarda tutti e tutte le persone devono essere tutelate”. Non si tratta di uguaglianza, piuttosto di equità. Di consentire a tutte le persone di raggiungere obiettivi, nel rispetto del loro essere. “Dobbiamo partire dalla consapevolezza che ognuno di noi vive realtà differenti, ma merita uguale rispetto”. Spesso vittima di doppie discriminazioni, “anche legate alla mia omosessualità”, Nadir ha sconfitto il timore del giudizio esterno con “l'accettazione. É un processo interiore: i pregiudizi sono affare d'altri”.
Cambiare prospettiva
Per Cristina Piacentini, sono “l'esito di una barriera mentale: la prima che deve essere abbattuta. La stessa che porta ancora i tecnici a costruire spazi pubblici e luoghi inaccessibili o a realizzare trasporti inaccessibili. Tutto questo incide sull'autonomia delle persone. Il vero problema è che oggi la persona con disabilità viene concepita in Italia come colei che chiede e necessita di assistenza, non come un valore aggiunto , una ricchezza, in un contesto sociale e lavorativo”. Non aiuta, certo, la rappresentazione che di queste tematiche viene offerta da buona parte dei media: “ offrono – secondo Malizia – una rappresentazione non realistica di ciò che è la realtà che viviamo”. Oltre alla visione pietistica o ai successi raggiunti dagli atleti paralimpici: “c'è una realtà quotidiana che ci fa capire che oggi il diverso fa ancora paura”. A ciò si aggiungono poi le doppie discriminazioni: “in caso di persone con disabilità omosessuali o anche donne” riprende Piacentini. “Le donne con disabilità spesso subiscono un doppio pregiudizio, esito di una questione meramente culturale”.
'L'amore è un diritto di tutti'
Altrove lo scatto pare essere stato fatto. “In altri paesi europei – sottolinea Malizia – la situazione è differente: la persona con disabilità viene rispettata: le viene dato tutto ciò che serve per vivere una vita piena affinchè possa offrire un contributo attivo alla società”. In Italia spesso manca “un dialogo con le istituzioni, oltre che la consapevolezza”. Un aiuto da questo punto di vista può arrivare dallo sport “un'opportunità per ciascuno di noi: consente di sperimentare il limite, di accettarlo e di aggiungere abilità. Lo sport non priva, piuttosto aggiunge: merita di essere conosciuto nella sua interezza”. In soldoni, le persone con disabilità vivono pienamente. Oltre il pregiudizio. “Lo meritiamo. Non abbiamo bisogno di compassione, ma di rispetto. Abbiamo diritto di amare chi ci sta vicino, perchè l'amore è qualcosa di infinito, di sublime: non va rovinato. Va rispettato, in ogni sua forma. Dobbiamo essere orgogliosi di ciò che siamo”. Diversi. In fondo, uguali nel nostro essere umani.