11-10-2021 ore 20:09 | Rubriche - Medicina e salute
di Gloria Giavaldi

Alberto Mantovani a Crema: 'vaccinatevi, non possiamo riempire di nuovo gli ospedali'

“I vaccini proteggono contro l'ospedalizzazione e la morte. La terza dose? È necessaria per i pazienti fragili ed è una saggia idea per le persone over 80, operatori sanitari ed over 60, anche se mi piace di più chiamarlo richiamo: diversi vaccini lo prevedono”. Così l'immunologo Alberto Mantovani, intervistato dal giornalista Mario Calabresi nella giornata conclusiva della nona edizione dei Mondi di carta a Crema. “Lo studio circa il Covid-19 sta proseguendo. Ad oggi, ad esempio, non capiamo perché i bambini siano più resistenti al virus. Ci sono ancora tante cose da scoprire, ma abbiamo fatto progressi straordinari. Il vaccino Pfizer è stato sviluppato alla velocità della luce. Stiamo facendo bene: è migliorata la diagnostica e facciamo progressi nel disegnare l'architettura genetica dell'ospite che espone al rischio di malattia grave. È cambiato il nostro modo di capire la malattia, la nostra visione. Sappiamo trattare meglio i pazienti: sulla base dei dati inglesi il rischio di morte è diminuito della metà. Stiamo facendo un percorso di personalizzazione della cura”.

 

Perché vaccinarsi

Il progresso è stato rapido, richiesto in breve tempo, ma “con alle spalle 20 anni di ricerca”. Dagli studi di Riccardo Cortese per la formulazione del vaccino Astrazeneca, fino al vaccino elaborato da Oxford per la prima Sars. “La tecnologia era disponibile”, è stata messa a frutto in poco tempo. “Per elaborare vaccini straordinariamente sicuri. Non c'è nulla nella vita che non abbia un rischio” dice rivolgendosi agli scettici. “Bisogna imparare a ragionare sui benefici e sui rischi”. Gli effetti collaterali legati ai vaccini “sono noti, gestibili e si manifestano nel breve periodo”. La malattia non è “un buon esercizio per il sistema immunitario, il virus lo conosce meglio: agisce con strategie di soppressione”. Peraltro, è utile incrementare “una percezione ad oggi assente di immunità di comunità. Non di gregge, non siamo pecore. Siamo tutti membri di una comunità e siamo responsabili”. Infine, Mantovani smonta le fake news: “il vaccino non dà sterilità, lo dicono i dati”. Gli effetti collaterali si manifestano, appunto, nel breve periodo, “non sul lungo termine: “vale per tutti i vaccini”. Dunque: “fare o non fare?”. “Non fare è un rischio: in alcune situazioni non ci sono dati, ma informazioni ragionevoli che ci dicono che vale la pena di fare qualcosa. A marzo abbiamo iniziato a ragionare sui pazienti fragili ed abbiamo deciso di agire per immunizzarli perché il rischio legato al non fare era più elevato”.

 

Vaccino e durata

La conclusione è semplice: “bisogna vaccinarsi per evitare di riempire gli ospedali. Se si riempiono di nuovo si bloccano gli screening. Già ne abbiamo persi molti. In Inghilterra si tornerà in pareggio nel 2030, l'Italia deve fare meglio”. Il vaccino evita l'ospedalizzazione, non la trasmissione. “ fare una valutazione rigorosa sulla trasmissione non è semplice, ma alcuni dati dicono che in caso di positività, una persona vaccinata trasmette poco la malattia”. Resta il nodo della durata: “oggi possiamo dire che il sistema immunitario ha memoria per sei, sette mesi, massimo un anno. Poi non sappiamo. Dobbiamo continuare a studiare, non possiamo saperlo a priori. La ricerca scientifica è fondamentale. Per i pazienti fragili il richiamo è necessario. Lo stesso vale per gli anziani over 80, perché nella risposta immunitaria delle persone più anziane vi è grande variabilità. Bene proteggere gli operatori sanitari: la prima linea non può fermarsi”. E anche gli over 60 “intanto continuiamo a studiare. Ad imparare”.

 

Le cure

La ricerca ha fatto emergere alcune cure: “non sono un buon motivo per non vaccinarsi. Al contrario sono un ulteriore motivo per farlo”. Cortisonici, antibiotici, antivirali, anticorpi “solo nella prima fase della malattia contro l'aggravamento”, anche se “c'è speranza che si possano usare pure nelle fasi più avanzate”. C'è speranza, ma “le cure non sono un'alternativa al vaccino: riducono la mortalità del 50 per cento, il vaccino del 96 per cento”. È utile fare un ragionamento anche sotto il profilo dei costi: “al sistema sanitario un paziente malato costa in media 10 mila euro, un vaccino dai 2,6 euro ai 30 euro”.

 

Bambini e futuro

Il tema dei bambini resta aperto: “sono più resistenti alla malattia, ancora non si sa perché, ma è bene vaccinarli”. Sono più resistenti, ma si ammalano. “ Con la variante delta in Nepal molti bambini si sono ammalati. Pure in Inghilterra. “Muoiono raramente, ma i positivi in conseguenza al Covid spesso manifestano una patologia, la Mis- c (sindrome infiammatoria multisistemica pediatrica) scoperta all'ospedale Papa Giovanni XXII di Bergamo”. Il tema del long Covid colpisce anche i bambini. Si parla di long Covid 15 settimane dopo la diagnosi. “La stima più corretta dice che il long Covid colpisce un bambino su sette. Ecco perché vaccinarli”. Le considerazioni “valgono per bimbi dai 12 in su. Per i più piccoli dobbiamo ancora studiare, anche se diversi pediatri hanno consigliato il vaccino”. La ricerca è la chiave per continuare. “Al netto del fatto che ha fermato l'Occidente, penso che la pandemia lascerà anche un'eredità positiva. In primo luogo di metodo: non ho mai concepito nella mia vita scientifica una comunità così aperta, desiderosa di comunicare. Poi ci sono lasciti concreti: la tecnologia mRna è rapida, relativamente facile, versatile e potente”. Potrà essere usata per altre patologie: su tutte “malaria e tubercolosi”.

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