Ancora una volta il Civico Istituto Folcioni, importante istituzione della città di Crema, ci accoglie per incontrare uno dei tanti professionisti, che compongono il suo team di insegnanti. Si tratta di Simone Giambruno, apprezzato docente nei corsi di chitarra classica, chitarra acustica e chitarra elettrica. E' nativo di Pandino, ha 47 anni ed ha un aspetto decisamente giovanile, grazie ad un fisico atletico, messo in evidenza da una semplice maglietta nera (dice di averne uno stock) e normalissimi jeans, e ai suoi modi affabili ed amichevoli. Lo incontriamo tra una lezione e l'altra e concordiamo subito di darci del tu.
Quando ti è scattata la scintilla dell'amore per la musica?
“Ho iniziato a 16 anni e, come per molti a quell'età, da autodidatta. Allora suonavo con gli amici: prima si costituiva la band e soltanto dopo si sentiva l'esigenza di andare a lezione di musica. Io ho iniziato a prendere lezioni private a 17 anni e a fare le cose sul serio verso 20-21 anni. Mi sono iscritto a una scuola di musica moderna.” Il professore racconta che la sua prima chitarra è appesa nel suo studio: “E' una chitarra classica, che mi è stata regalata proprio quando avevo 16 anni. Non l'avevo chiesta espressamente, è stato un regalo così, non ero molto appassionato di musica, ma quando è arrivata questa chitarra ho iniziato un po' a strimpellare”.
Ragazzi di ieri e di oggi
Chiedo a Giambruno quale musica ascoltava a sedici anni e lui mi risponde con occhi divertiti, che si illuminano: “Allora, beh, caspita è strano a dirsi, ma all'epoca avevo due grandi passioni, che erano il metal e il rock/blues. Se posso citare due gruppi su tutti, ero diventato matto per Dire Straits e Iron Maiden, due gruppi agli antipodi. Da ragazzi, con le prime band, si provava a suonare i brani dei nostri idoli irraggiungibili. Facevamo anche qualche esibizione, ma sembravamo degli scappati da casa”. Dai ragazzi di allora passiamo ai ragazzi di oggi: “ Guarda, sono contento perché molti arrivano proprio con la passione per la musica, che sentono già a casa con i genitori e questo per me è oro”.
Alunni e lezioni
“Le mie classi sono molto eterogenee: si parte solitamente dai cinque anni e si arriva fino ai maggiorenni. Io li divido per categorie: prima, seconda e terza elementare, poi quarta e quinta elementare, quindi medie e infine superiori. Oltre alla differenza di età, ci sono spesso gusti ed interessi diversi. Le lezioni dei bambini durano di meno e di solito si inizia subito con un pezzettino nuovo. Per me è sempre giusto fare qualcosa di nuovo e ripassare il lavoro della settimana precedente”. Con i più piccoli, il maestro utilizza il metodo Yamaha, dopo averne seguito il corso di perfezionamento, che si rivela molto utile specialmente quando si lavora in gruppo. “La formazione per un docente è molto importante; conta molto anche l'esperienza, c'è bisogno di sapere cosa fare”.
Maschi o femmine?
Ho la curiosità di sapere se il corso di chitarra sia frequentato anche dalle ragazze, perché nell'immaginario collettivo questo strumento viene spesso associato a giovani romantici, ma forse era così per le generazioni passate: Simone mi assicura che la presenza di alunne è cresciuta, che non si verificano differenze di genere e aggiunge una frase dal sapore proverbiale: “La chitarra è uno strumento facile da suonare male. Certo, è facile iniziare a strimpellare, esattamente come ho fatto anch'io, però poi richiede impegno. La fortuna della chitarra è che è molto istintiva, molto visuale, cioè si può imparare molto anche solo guardando”.
Musica e arte
Il professor Giambruno è diplomato in scenografia presso l'Accademia di Belle Arti di Brera, perciò a lui che è un artista poliedrico, non solo un musicista, domando in che rapporto stanno la musica e l'arte. Simone non esita a rispondere al mio “domandone”, sostenendo che sono due discipline a suo parere estremamente simili, soprattutto per la fase di creatività e di apprendimento delle tecniche: “Quando stendo una pennellata, non devo pensare a quello che sto facendo: devo imparare a fare questo gesto una volta, dieci, cento, diecimila volte, finché sarà un gesto formale. Lo stesso vale con il plettro e il movimento della mano. E poi abbiamo sempre l'eterna battaglia tra tecnica, appunto, e sentimento”.
Disciplina o divertimento?
“Faccio sempre un paragone con lo sport: prima c'è l'allenamento, quindi c'è la tecnica, c'è l'esercizio, ma poi ci deve essere la partitella per divertirsi. Allo stesso modo, se uno fa solo la partitella, difficilmente migliora”. Chiedo se questo mix didattico sia produttivo e il docente ricorda con piacere un allievo, che ha studiato con lui da quando aveva nove anni e fino all'università, che poi si è trasferito a Londra per iniziare la carriera di musicista ed è stato ammesso in una prestigiosa scuola internazionale.
Docente e artista
Accanto all'attività di insegnamento, il prof di chitarra negli anni si è esibito con numerose band, spaziando in diversi generi musicali, dal rock/blues, al pop e al jazz: ha collaborato con Barley Arts come chitarrista acustico nel tour del cantautore Pablo Ciallella, con il corpo bandistico di San Paolo d'Argon, diretto dal maestro Denis Salvini e con i Dixieland. “Negli ultimi anni, in verità, mi sono specializzato un po' di più nella chitarra acustica e, grazie a questo, in passato ho avuto una collaborazione interessante con un artista, che stava producendo Mara Maionchi”.
Il difficile lavoro del musicista
Attualmente il docente si esibisce, insieme alla cantante Marcella Casciaro, nel duo Black Coffee, che ripropone in chiave acustica i classici rock degli anni '70, '80, '90. Sono brani degli AC/DC, dei Led Zeppelin, dei Queen, dei Muse, che non ci si aspetterebbe di sentire in questa veste musicale. “Sta diventando ancora più difficile fare il musicista. Ora non voglio sembrare apocalittico, però come tutti i campi artistici, dove la creatività è al centro, sappiamo benissimo che sta arrivando una rivoluzione digitale, che fa tremare tutto”.