11-05-2021 ore 20:33 | Rubriche - Medicina e salute
di Gloria Giavaldi

Infermieri, quegli angeli in punta di piedi per ogni attimo di vita: 'fino all'ultimo respiro'

“Camminare insieme finché è possibile”. Poi “lasciar andare, lasciarsi andare con la consapevolezza di aver vissuto serenamente ogni momento”. Anche l'ultimo. Le voci di Andrea Nocco e Francesca Galeone, studentesse del corso di laurea in infermieristica presso la sede cremasca dell'Università degli studi di Milano si mischiano alle emozioni quando ricordano l'esperienza di tirocinio in cure palliative domiciliari. Davanti a loro una porta di casa spalancata. Dentro la sofferenza, il dolore, la paura. Spesso, la consapevolezza di essere arrivati alla fine. “Nella vita delle persone – spiega Francesca – si entra in punta di piedi”. In una casa colma di angoli vissuti, vivono le storie. “Ci è data la possibilità di entrare nello spazio più intimo di una famiglia, là dove ciascuno di noi si sente al sicuro” precisa Andrea. “Dobbiamo aver rispetto e coltivare fiducia” continua Francesca. Con gli sguardi, l'ascolto, la presenza. Il silenzio. “Anche quello fa la differenza”.

 

Chiudere il cerchio

Racconta che “sappiamo stare accanto, in ogni situazione” ed abbracciare la vita in tutte le sue sfaccettature. “L'infermiere – chiarisce Andrea – non è solo colui che leva il dolore o somministra i farmaci. È colui che ascolta, chiarifica il contesto, accoglie dubbi, perplessità in modo tale che la persona non sia mai sola”. “E' colui – riprende Francesca – che aiuta il paziente e la famiglia a chiudere il cerchio”, sciogliere i nodi, lasciare paure. Per ritrovare il sorriso. E cambiare prospettiva. “L'obiettivo è garantire una buona qualità di vita. La morte non è altro che una tappa del percorso. Siamo lì per aiutare, per prenderci cura”. Perché c'è vita in ogni attimo. “Quando una persona è incosciente non significa che non capisca, in quell'istante siamo accanto ai familiari: la loro voce o un semplice tocco possono regalare felicità” riprende Andrea.

 

Controllare le emozioni

Dentro le case, bisogna colmare le distanze, i vuoti e trovare il proprio spazio. “E' un po' come entrare a far parte di una famiglia. Non dobbiamo dimenticarci che l'infermiere è prima di tutto una persona, fatta di carne ed emozioni, che pian piano impara a gestire”. “Ci viene chiesto tutti i giorni – interviene Francesca – di metterci nei panni degli altri, senza dimenticare noi stessi”. “In certi contesti – chiosa Andrea – è impossibile non essere coinvolti, ma si può imparare a farlo nel modo giusto”. A modo proprio. “L'esperienza in cure palliative – conclude anche Francesca – mi ha fatto capire che anche una cosa vissuta in modo tragico come la morte può essere accettata, metabolizzata” lasciando spazio alle cose non dette “magari dicendo per l'ultima volta quel ti voglio bene”. Lo afferma mentre gli occhi brillano, a poche ore dalla Giornata internazionale dedicata agli infermieri. In un video scorrono i volti loro e dei loro colleghi accompagnati da parole dense di storia, sudore, fatica e passione. Per il lavoro, per gli altri e per la vita. Per ogni attimo di vita. “Anche l'ultimo respiro”.

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