10-10-2019 ore 15:15 | Rubriche - Costume e società
di don Emilio Lingiardi

Nel silenzio ritrovi te stesso. Il ristoro dalle fatiche per una vita ricca di impegno e gioia

Il mese scorso ho animato un corso di esercizi spirituali, prescritti dal Codice ecclesiastico, alle monache romite ambrosiane nel monastero di san Giuseppe ad Agra. Un luogo incantevole, circondato da montagne, con una ricca vegetazione, alberi di alto fusto, soprattutto castagni, coi frutti ormai pronti per essere raccolti, insieme ai funghi e alle nocciole. Ho seguito fedelmente la liturgia ambrosiana dall’ufficio di lettura alle sei del mattino fino alla compieta cantata alla fine della giornata, verso le 21, prima del meritato riposo.

 

Ristoro dalle fatiche

Tra le varie meditazioni, dal tema preso dal Cantico dei cantici - ‘il mio diletto è per me ed io per lui’ - ho sempre camminato davanti alla cappella dedicata a Maria, madre della Chiesa e soprattutto nei boschi, per respirare aria pulita e riprendere forza ai piedi, segnati dalle molte operazioni dei mesi scorsi. Durante la settimana lavorativa, ho incontrato molti turisti tedeschi, ospiti negli alberghi della zona, a passeggiare tra i boschi, per ristorarsi dalla fatiche di un anno lavorativo e per poter così riprendere l’attività con rinnovato entusiasmo.

 

Pubblicità ossessiva

Mi ha molto meravigliato, in particolare il sabato e la domenica, notare molti giovani, da soli o in compagnia, sostare sulle panchine in mezzo agli alberi, magari sostenuti dalla lettura di qualche buon libro, o del benedettino tedesco Anselm Brun o di Timothy Radcliff, già maestro dell’ordine dei domenicani. Nei colloqui avuti con loro, ho colto l’esigenza di fare un po’ di silenzio nella propria vita, stressata dal lavoro come frontalieri in Svizzera, distolta dalla tanta pubblicità televisiva, disturbata dai continui messaggi provenienti dai nuovi mezzi di comunicazione, in primis i telefonini. Il complesso di vita che purtroppo stiamo subendo, svuota di senso i nostri giorni, gradualmente ci aliena da noi stessi e rende molto superficiali i rapporti con gli altri. Il silenzio non è assenza o vuoto di parole, ma è la strada per ritrovare se stessi, per ascoltare le voci vere e profonde che sgorgano dal cuore, per capire l’essenziale delle scelte, per discernere ciò che veramente conta nei brevi giorni della nostra esistenza.

 

Impegno e gioia

Ho ritrovato l’esperienza di sant’Agostino che, non molto lontano, nel riposo di Cassago Brianza, amava stare in silenzio, prima della sua conversione definitiva nel 387. Ricordando quei giorni, il vescovo di Ippona, scrivendo il De Magistro, dedicato ai suoi giovani, li esortava con queste parole: ‘Non uscire da te stesso, entra in te, perché la verità abita nel più profondo del tuo cuore e Dio è l’essere più cosciente di quanto tu sia a te stesso’. C’è una preghiera, nelle Confessioni, molto moderna: ‘Noverim me et noverim te, Domine’, ovvero ‘Che conosca me stesso e conosca te, Signore!’. La conoscenza interiore di se stessi non porta al nulla dell’egoismo, ma alla comprensione totale della realtà, da vivere con gioia e impegno.

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