09-06-2025 ore 08:26 | Rubriche - Costume e società
di Michele Gennuso

L’equivoco e la direzione: dalla iper protezione ambientale al totale lassismo digitale

Provate ad immaginare solo per un secondo di lasciare vostro figlio o vostra figlia preadolescente in giro di notte da solo o sola per le strade di Milano: “ma sei fuori di testa?”. Ecco mi stata prendendo per matto! Ma come è possibile? In fin dei conti ci fidiamo o no dei nostri figli? Siamo o no consapevoli della loro capacità di “stare al mondo”! Devono o no iniziare a cavarsela da soli? Ma la grande città ci spaventa e mi sembra normale perché nella sua dimensione enorme pullula di sorprese, incognite, incertezze, pericoli. 

 

L’equivoco
E per quanto siamo consapevoli della necessità di operare il distacco dei nostri figli da noi, per renderli autonomi, concetto questo supportato da quintali di pagine di pegagogisti e psicologi illustri, siamo altrettanto preoccupati dei traumi, dei dolori, delle sofferenze, dei fallimenti che potrebbero sperimentare e quindi siamo lì come droni invisibili a controllare la loro vita all’esterno delle mura domestiche, per il loro bene. Non entro nel merito della dinamica (distorta) psicopedagogica di quanto ho appena descritto perché non è questo l’obiettivo di questa riflessione, ma vi voglio portare a riflettere su un equivoco che si sta lentamente verificando nelle nostre vite e che si è insinuato nelle nostre giornate e che ci ha portato a non essere presenti nella “vita digitale” dei nostri figli.

 

Lassismo digitale
Siamo passati da una iperprotezione ambientale al totale lassismo digitale. I nostri brillanti figli sanno utilizzare meglio di noi gli strumenti digitali e questo ci rende orgogliosi, sappiamo a chi rivolgerci quando mandiamo in bolla il nostro smartphone o il nostro pc, e se da un lato “pretendiamo” di conoscere vita morte e miracoli degli amici e delle amiche che incontrano, degli adulti che frequentano degli allenatori che incrociano, dei luoghi che abitano siamo completamente ignoranti del mondo virtuale che frequentano. Cosa vuoi che succeda dentro uno smartphone o durante una rilassante quanto eccitante partita giocata sulla play? E poi sono gli insegnanti che gli indicano di guardare dei video su YouTube per approfondire ed apprendere meglio, quindi? Vi state rispondendo da soli perché state pensando a quanto sia imprevedibile Milano nel buio della notte, può offrire opportunità ma anche abissi, come scrollare TikTok o guardare video su YouTube, in tempi sempre più dilatati legati a quell’adesivo neurotrasmettitore (la dopamina) che ci sazia affamandoci.

 

Un saggio nocchiero
Da premettere che certi strumenti (telefoni e affini) vanno consegnati ad una certa età, non prima dei 14 anni ad esempio (come ci siamo detti qualche settimana fa); e comunque vanno consegnati attraverso regole che prevedano anche momenti di utilizzo condiviso. Mettersi insieme al timone, tenerlo insieme, e a volte allentare la presa per iniziare a dare sicurezza ai nostri figli tra le onde non sempre tranquille del meraviglioso mare virtuale. Mi viene da pensare ad un saggio nocchiero che rimane sulla barca con il suo equipaggio durante la tempesta; lui si fida di loro sa che subì abituati ad attraversare il mare; eppure, lui non abbandona la barca, rimane lì durante la tempesta, una presenza silenziosa carica di significato: non vi lascio soli, io ci sono perché è importante esserci non solo per sostituirmi a voi ma anche per dare coraggio o indicare la direzione e tutto sommato non è cosa da poco. Genitori un po' droni, un po' timonieri, un po' presenti; forse più di un po'.