08-04-2020 ore 15:50 | Rubriche - Costume e società
di redazione

Covid-19. Un messaggio di conforto per le famiglie: ‘all'interno delle Rsa non sono soli’

“Direttore buonasera. In questo periodo è facile parlare di disagi, errate informazioni presidi mancanti, insomma puntare il dito. Adesso vi racconto la mia storia: mi chiamo Laura e sono una operatrice socio sanitaria in una Rsa di campagna. Pratico questo lavoro con molto orgoglio. Non è da molto che faccio questo mestiere, ho 42 anni ho sempre fatto l'impiegata, che mi piaceva, mi interessava, ma di fatto avevo bisogno di una svolta. Mi piace prendermi cura degli altri ma gratis non posso farlo, così ho avuto la fortuna di cambiare lavoro.

 

Fare del bene

Da quando pratico questo mestiere, che spesso è molto faticoso a livello fisico ho quella strana sensazione che mi fa aleggiare nell'aria leggera perché ho fatto del bene e mi sono presa cura di una persona. Perché il mio lavoro lo faccio bene sto attenta e in questo periodo ancora di più. I nonni sono stanchi, demotivati: lì vedono anche loro i telegiornali, hanno paura, sono preoccupati per tutti i loro cari. Preoccupati perché da tempo non ricevono visite, per chi capisce, mentre per chi non capisce è forse ancora più straziante perché sono tristi, senza potersi esprimere, ma il loro fisico
e i loro occhi dicono tutto.

 

Una carezza e un sorriso

Ma noi ci siamo. Nel nostro piccolo, anche se non siamo familiari, facciamo di tutto per il benessere di queste persone. Facciamo il nostro dovere e credetemi anche tanto di più. Chi non è preoccupato? Chi non ha famiglia? Ma noi regaliamo sorrisi dietro le mascherine; carezze, anche se abbiamo i guanti. E nei peggiori dei momenti una preghiera un pensiero per accompagnarli. Ho scelto questo lavoro perché donare è meglio che ricevere. Ti senti più leggero. Questo vuole essere un messaggio di conforto per tutti i parenti che hanno un famigliare in una Rsa. Non sono soli”.

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