07-11-2021 ore 10:50 | Rubriche - Costume e società
di Felice Lopopolo

Le sfide attuali dell'Antifascismo: gioco di squadra, unità e formazione dei giovani

Il recente assalto squadristico alla sede nazionale della Cgil che ha visto protagonista la destra neofascista richiama la bieca, vecchia logica politica di chi vuole strumentalizzare il malcontento di alcuni strati di popolazione. Fortunatamente la risposta, venuta da un ampio fronte democratico, è stata chiara e forte. Perchè, come scrisse Bertolt Brecht, “non si dica mai che i tempi sono bui perché abbiamo taciuto”. La risposta principale è venuta domenica a Roma con la manifestazione unitaria Cgil, Cisl e Uil: bella, di popolo, di giovani. Presenti un centinaio di cremaschi. Ma quale è il senso dell'antifascismo oggi dentro una fase lunga della globalizzazione e di una pandemia che non ha ancora concluso il ciclo ? Il senso sta, a mio parere, nel lavorare per una rivoluzione pacifica alimentata da corretta informazione e formazione privilegiando la partecipazione dei giovani anche in età scolare. Una rivoluzione culturale che si ispira ai principi della Costituzione può dare concretezza al fare politica nel presente.

 

Cultura antifascista

Nel cremasco su questo obiettivo c'è un pratica consolidata: cultura antifascista che valorizza la memoria storica. Su questo terreno il Centro ricerca Galmozzi negli ultimi venti anni ha prodotto più di 30 pubblicazioni che analizzano la storia locale durante il Fascismo, la guerra, la Resistenza e la successiva fase di rivoluzione industriale. Sono stati coinvolti studenti ed insegnanti: dalla ricerca delle fonti alle video interviste a testimoni. Si tratta anche di cultura antifascista che affronta nel presente i contenuti della Costituzione. Tale ruolo è stato svolto da decenni da un Comitato emanazione dell'amministrazione comunale di Crema denominato all'inizio Comitato antifascista, negli ultimi anni Comitato di promozione dei principi della Costituzione italiana. Tale organismo lavora prevalentemente con il mondo della scuola promuovendo incontri formativi molto partecipati, con personalità del mondo accademico e culturale.

 

Nuove povertà

Negli ultimi due anni però globalizzazione e pandemia stanno determinando una pesante questione sociale nuova nella sua composizione. La politica dell'informazione è spesso ambigua e strumentale e crea nella opinione pubblica, semplicisticamente direi nella testa dei cittadini, paure e disorientamento, rabbia e valutazioni radicali esternate sui social e nelle piazze. Mi pare non ci sia adeguata consapevolezza delle conseguenze culturali e psicologiche, ben evidenti in politica, di questo fenomeno che si sta allargando. Leggiamolo con i dati relativi al nostro territorio emersi da una tavola rotonda promossa dalla pastorale del lavoro della diocesi di Crema, con la collaborazione del Centro Galmozzi, cinque mesi fa. Se da una parte il settore manifatturiero ha tenuto, nel settore dell'artigianato, della ristorazione dell'intrattenimento e dell'alloggio c'è stata la chiusura di molte piccole, piccolissime imprese. Così cresce il fenomeno delle nuove povertà ; si tratta di persone sole e di famiglie, in buona parte italiane, che hanno perso il lavoro. In crescita anche chi è senza una casa, chi è accolto in mensa alla Caritas o presso altre associazioni. Anche se fin dall'inizio della pandemia il cremasco si è distinto per il positivo ruolo del volontariato e delle amministrazioni comunali è emerso quel mondo che Papa Francesco chiama con linguaggio efficace il mondo degli “scartati”. E' anche dentro questo mondo, che cercano di pescare consensi lo squadrismo neofascista e frange estremiste anarcoidi. Cosa fare ? Tre le priorità a mio parere: un gran gioco di squadra, l'unità del mondo progressista di chi cerca strade di apertura e la formazione di una nuova classe dirigente.

 

Gioco di squadra

Sul versante del gioco di squadra non partiamo da zero. Significativo, ad esempio, lo sforzo collegiale di enti locali, organizzazioni sindacali e di categoria, partiti e banche che ha portato negli anni a reindustrializzare l'area dell'Olivetti dopo la chiusura della azienda. Ancora oggi prosegue questo gioco di squadra per riempire il polo universitario di qualificati percorsi formativi post diploma. Ed è bene proseguire con questo sistema. Altra necessità vitale, anche nel nostro piccolo, è rappresentata dall'unità delle forze progressiste. Le diversità di opinioni continuano ad essere legittime e da rispettare, ma il sistema democratico oggi ha bisogno di un allenamento per una unità vera. Non solo ricercare il massimo comun denominatore, ma occorre spendersi per una sintesi tra diversi. L'esperienza fatta nel sindacato mi ha insegnato che la pratica dei distinguo e delle divisioni può diventare pratica di unità; serve tanta pazienza e umiltà, ma solo quando si riesce a fare sintesi si può fare riferimento al bene comune.

 

La formazione di una nuova classe dirigente

Riprendo una necessaria premessa generale: globalizzazione e pandemia hanno provocato nella opinione pubblica una serie di conseguenze psicologiche. Una di queste è la sfiducia nella democrazia e nel sistema dei partiti: “sono tutti uguali” si sente spesso dire. L'astensionismo nelle recenti amministrative, anche se ha pesato prevalentemente sulla partecipazione degli elettori di centrodestra, è un problema generale per la democrazia; un problema reale anche per il centrosinistra che pure ha raggiunto risultati apprezzabili e positivi. Siamo di fronte ad una crisi strutturale della politica, crisi presente in tutte le nazioni democratiche. Serve ricostruire un radicamento sociale, partendo dalla nuova questione sociale offrendo ad esempio ai giovani spazi fisici e virtuali per approfondimenti e coinvolgimento nei progetti sui temi dell'ambiente e sui mutamenti climatici e sulle questioni sociali. Serve quindi avviare un programma che permetta il formarsi, nel giro di qualche anno, di una nuova classe dirigente. Compito questo anche a livello locale dell'attuale gruppo dirigente del Pd che in una situazione sempre più difficile ha lavorato sodo, riuscendo ad investire con successo su nuove figure di amministratori, senza ancora essere riuscito a promuovere un profondo ricambio generazionale e di genere. Per il prossimo futuro penso a momenti di aula con il supporto anche di discipline come la psicologia, le neuroscienze, primi elementi di psicanalisi e di pedagogia che aiutino a capire meglio la natura umana e come siamo fatti specie nella gestione del potere; per ben distinguere l'ambizione personale necessaria e positiva per impegnarsi nella fatica del far politica, dal narcisismo con smania di visibilità.

 

Lasciare il testimone

Nella selezione di chi assume incarichi pubblici è bene tener conto sì delle competenze scolastiche e formative, ma anche e soprattutto di quelle acquisite nel campo del volontariato, del mondo associativo e del lavoro. E' lì che puoi diventare maestro, maestra riconoscibile per onestà, trasparenza, passione, capace di di stare in mezzo alla gente, di ascoltare, di dare voce alle idee, alle giovani menti e quindi di passare all'azione con lungimiranza. Maestro e maestra consapevoli di dover consegnare il testimone quando finisce il tuo giro, al nuovo maestro , alla nuova maestra, mettendoti a disposizione, se serve. Poi invecchiando, grazie ai doni ricevuti, è più facile continuare a pensare “la vita non come tempo che passa, ma come tempo di incontro”, lo diceva Papa Francesco. Questi sono a mio parere i capisaldi dell'Antifascismo nel presente.

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