Ieri il Lions Crema Host e il Rotary Crema, in intermeeting, hanno incontrato il vescovo Daniele Gianotti che ha celebrato la santa messa e ha partecipato al momento conviviale con i soci dei due club. Il tema trattato dal vescovo, durante la sua riflessione, ha riguardato le radici storiche del Giubileo, una medievale, l’altra biblica, all’inizio, tra loro staccate, in tempi più recenti, convergenti nelle figure di “pellegrini di speranza”, che Papa Francesco, recentemente scomparso, ha voluto declinare in un unico tema unificante: la speranza offerta al peccatore, la speranza di ricominciare, anche in situazioni di vita difficili.
Le radici del Giubileo
Gianotti ha identificato una prima radice storica legata alla disciplina penitenziale della Chiesa, orientata secondo due linee di orientamento nei confronti dei peccatori: una più rigorista, l’altra più accogliente, attraverso un itinerario di penitenza lungo e complesso, dopo il quale, se soddisfacente, il peccatore sarà riammesso nella Chiesa, ma una sola volta, senza peccare ulteriormente. È seguito, poi, un tipo di “penitenza tariffata”, molto seria e impegnativa, una sorta di penitenza calcolata in base all’identificazione dei vari peccati commessi. Accanto a questa, si chiedevano anche forme di indulgenza, per cui la Chiesa accompagna chi ha sbagliato per alleviare le pene commesse.
La speranza
La seconda radice riguarda il giubileo biblico, intesa come estensione del “sabato”, giorno della festa, del riposo. Questo segno di speranza è indirizzato ad un mondo che, attualmente, ne ha bisogno, soprattutto con varie finalità: la pace nel mondo, l’acquisizione di una visione della vita carica di entusiasmo da trasmettere, il miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti, l’attenzione agli ammalati, ai giovani, ai migranti, agli anziani, ai poveri, alla distribuzione dei beni della terra, tutti temi molto a cuore a Francesco, per cui, il senso della speranza non si risolve solo qui, ma nella speranza cristiana. Entrambi i club, nel momento del congedo, hanno consegnato a al vescovo un segno che, nella prospettiva del motto “We serve”, è stato destinato alle nuove povertà, al fine di offrire un contributo per alleviare un’umanità che soffre in questi tempi sempre più difficili.