07-04-2019 ore 13:00 | Rubriche - Costume e società
di don Emilio Lingiardi

Gerusalemme, città santa per le tre religioni monoteistiche o solo capitale d’Israele?

Uno dei primi gesti compiuti da papa Francesco nel viaggio in Marocco di sabato 20 e domenica 31 marzo è stato l’appello accorato, firmato anche da re Mohamed VI, affinché tutto il mondo avesse cura del destino dei Gerusalemme, città aperta, con pari diritti per ebrei, cristiani e mussulmani. Già nel nome è indicata la missione: Yerushalaim per gli ebrei, visione di pace (è interessante la finale ‘im’ per indicare la compresenza di due realtà); al Quds per i musulmani, città santa; città della salvezza per i cristiani. Il problema riguarda la città vecchia, come è chiamata dai suoi abitanti, cinta da 4 chilometri di mura, un quadrato perfetto come vuole la profezia di Isaia: “le tue porte saranno sempre aperte, non si chiuderanno né di giorno né di notte, per lasciare entrare in te la ricchezza delle genti” (60,11).

 

Gli errori della politica

Fu un errore quando con la nascita dei due Stati di Giordania e Israele, nel 1948 e dietro suggerimento dell’Inghilterra che terminava allora il suo mandato, l’Onu decise di definirla capitala del regno hashemita di Giordania, come si ripetè l’errore nel 1980, il 2 agosto, allorché Israele, vincendo la guerra dei Sei giorni nel 1967, definì la città santa ‘Capitale eterna e indivisibile’ dello Stato di Israele. Da allora cristiani e musulmani vengono considerati cittadini di serie B, tollerati e mal sopportati. La politica degli Stati uniti d’America, sempre filo israeliana, ha spinto Trump, nel maggio del 2018, a portare l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, seguito da altri Stati, ultimo dei quali la Romania proprio domenica scorsa, suscitando reazioni molto forti e violente da parte degli arabi, soprattutto a Gaza.

 

Il muro della preghiera

La ragione dell’appartenenza ai fedeli delle tre religioni monoteistiche è dovuta al fatto che in Gerusalemme si trovano i monumenti significativi e qualificanti le varie esperienze di fede. C’è innanzitutto il muro della preghiera (impropriamente chiamato del pianto) che sosteneva fino al 70 d.C. la grande spianata antistante il tempio distrutto da Tito con i romani, muro di fronte al quale gli ebrei amano raccogliersi in preghiera personale e comunitaria e depositare tra le fessure bigliettini di carta con richieste da esaudire.

 

Moschea della roccia

Nella spianata, dal 632 d.C. si erge maestosa la moscea della roccia (non di Omar che ha costruito il suo piccolo e personale luogo di culto non molto lontano dal sepolcro di Gesù), roccia del monte Moria, dove Abramo nel 1850 a.C. stava per immolare il figlio Isacco (per gli ebrei), Ismaele (per gli islamici) e dove Maometto da un foro è salito in cielo con il cavallo bianco, lasciando un reliquiario dei peli della barba sulla quale i musulmani giurano. La moschea, in arabo ‘volta del cielo’, è luogo di preghiera e di catechesi, oltre che di pellegrinaggio se non si hanno mezzi economici sufficienti per recarsi fino alla Mecca in Arabia Saudita.

 

Statu quo

Non molto distante si trova il luogo più caro ai cristiani: il Calvario dove Gesù ha donato la sua vita, il Santo sepolcro dove Gesù è risorto, vincitore del peccato e della morte, ufficiata notte e giorno dalle varie confessioni cristiane che condividono proprietà, liturgie e preghiere secondo uno statuto, chiamato ‘statu quo’ fin dal 1853. Questa città, santa per le reliquie e le memorie, potrebbe essere amministrata da tre sindaci rappresentanti le tre religioni, nominati o eletti dai rispettivi popoli, con alternanza democratica regolare, mentre la parte ovest, fuori le mura, potrebbe essere la capitale di Israele, perché da anni abitata quasi esclusivamente da ebrei; la parte est la capitale della Palestina, in quanto da sempre abitata da arabi.

 

Dolore e bellezza

La mancanza di volontà politica, unita talvolta a prepotenza, crea inutili lacerazioni, divisioni e discordie, con conflitti dolorosi per tutti, quando la pace nella giustizia a Gerusalemme garantisce la tranquillità a tutto il mondo. Diceva un vecchio rabbino che nella creazione, il Signore ha dato a Gerusalemme 9/10 di bellezza e di sapienza e 9/10 di dolore, con la speranza che non sia vano e inutile, ma fecondo di riconciliazione tra uomini, popoli, culture e religioni, esempio di concordia universale.

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